Valerio Nicolai

Prospettiva di una matrioska
30 Maggio 2017

Il DIARY di Valerio Nicolai è presentato in occasione della personale Prospettiva di una matrioska a cura di Marcello Smarrelli, che inaugura il 30 maggio e sarà visibile fino al 29 settembre da smART – polo per l’arte di Roma.

La mostra è frutto di una produzione nuova, interamente concepita per il polo romano nel corso di un periodo di residenza, durante il quale l’artista ha lavorato a stretto contatto con l’ambiente espositivo e le sue peculiarità. Per alcune settimane Valerio è uscito dal suo studio ed è entrato nella multiforme realtà di smART – associazione culturale non-profit impegnata nel sostegno e nella promozione dell’arte contemporanea – a contatto con stimoli visivi, culturali e umani diversi, portando alcune di queste componenti nel proprio lavoro.

L’artista utilizza la pittura come punto di partenza per realizzare installazioni complesse e dense di significati. Sebbene il suo medium preferito sia la pittura e lui stesso si definisca pittore, le sue opere non restano confinate solo nei limiti della tela, ma si espandono su oggetti, mobili e architetture, spesso evolvendosi in installazioni e sculture, creando situazioni inusuali e stranianti che avvolgono e interrogano lo spettatore.

Valerio Nicolai ha condiviso con ATP Diary alcuni momenti della sua esperienza in residenza e attraverso le parole di Marcello Smarrelli ci racconta il suo progetto.05_Matrioska con sciatore03_Residenza di Valerio Nicolai in smART

Valerio Nicolai, residenza in smART – polo per l’arte, photo Francesco Basileo

Valerio Nicolai, residenza in smART – polo per l’arte, photo Francesco Basileo

Prospettiva di una matrioska: (ri)mettere al mondo il mondo

La matrioska è una bambola di legno tipica dell’artigianato russo che contiene al suo interno altre bambole di dimensioni decrescenti. La bambola più grande è detta “madre” (matrëška, diminutivo di Matrëna, disceso dal lat. Matrona), quella più piccola prende il nome di “seme”. Il riferimento eziologico alla maternità e alla fecondità dovettero dipendere certamente dall’origine orientale di questo oggetto creato, a quanto pare, nel 1892 da un noto giocattolaio russo, che prese spunto da una statuetta lignea raffigurante la divinità buddista Fukuruma forse ispirata a sua volta alle scatole cinesi e contenente al suo interno altre quattro figure di dimensioni decrescenti. Il modello nipponico fu così riconvertito in una tondeggiante contadina russa, dipinta con colori sgargianti, vestita con il sarafán (tipico abito femminile) e la testa coperta da un fazzoletto a fiori, all’interno della quale alloggiavano altre cinque contadinelle.

Nel linguaggio comune usiamo l’espressione “effetto matrioska” per indicare un qualsiasi oggetto o processo ricorsivo in cui gli elementi si ripropongono uguali a se stessi, annidandosi l’uno dentro l’altro, potenzialmente all’infinito. L’idea di un qualcosa che ricorre uguale a se stesso, ma a un diverso livello gerarchico, è anche alla base dell’espressione “mise en abyme”, con cui, in arte e in letteratura, s’intendono esprimere i concetti di “figura nella figura” o di “racconto nel racconto”, anche noto come “effetto Droste”, dal nome di una nota azienda di cacao olandese: sulla scatola del prodotto, infatti, compare una donna che tiene in mano un vassoio su cui sono poggiati una scatola di cacao e una tazza; su entrambi compare la stessa immagine, una donna che tiene un vassoio su cui sono poggiati una scatola di cacao e una tazza.

Questa premessa ci porta direttamente all’interno della poetica di Valerio Nicolai. Nel suo lavoro, come in quello di tutti i pittori, la prospettiva diventa un elemento fondamentale. Non in senso strettamente formale, quanto – come dimostrato da Erwin Panofski – a un livello più concettuale: la prospettiva e la rappresentazione della spazialità seguono infatti la concezione che gli artisti hanno del mondo. Anche nel caso di Valerio Nicolai la visione artistica coincide quasi perfettamente con quella del mondo. Mondo da intendersi in senso letterale e non metaforico: l’artista ricrea infatti oggetti a partire da ciò che lo circonda, da ciò che gli è più vicino. Il suo sguardo può posarsi su una tazzina (o su un frutto o su un tavolo o su qualsiasi altra cosa…), che diventa così il soggetto da ritrarre: ma non si tratta di un ritratto meramente pittorico, quanto di una riproduzione tridimensionale in scala 1:1. Ed ecco che – come una valanga – tutto ciò che è attorno all’oggetto prescelto può essere fuso in questo impasto di pittura, scultura e realtà. Un demiurgo che trasforma in opera tutto ciò che attrae il suo sguardo.

 

Matrioska 9 mele, 2017, olio su legno, das, acrilico (dettaglio), 121x188x30 cm, photo Francesco Basileo

Valerio Nicolai, Matrioska 9 mele, 2017, olio su legno, das, acrilico (dettaglio), 121x188x30 cm, photo Francesco Basileo

Per Nicolai l’arte diventa uno strumento capace di inglobare progressivamente la realtà e ridefinirla, con l’obiettivo di creare dei veri e propri mondi, nei quali la fervida immaginazione dell’artista si fa tangibile, prendendo corpo sotto forma di installazioni ambientali formate da una molteplicità di oggetti. Nicolai procede attraverso associazioni imprevedibili: le opere che compongono i suoi interventi, accostate l’una all’altra, problematizzano lo spazio espositivo, mettendo in discussione il ruolo dell’osservatore e la sua capacità di distinguere tra opere d’arte e meri oggetti. Così in Prospettiva di una matrioska, opere e spazio espositivo si fondono senza soluzione di continuità: i suoi interventi pittorici e plastici si estendono all’ambiente che circonda l’opera propriamente intesa, generando un senso di straniamento capace di avvolgere l’osservatore.

06_Matrioska con occhi a 8

Tale complessità è acuita da titoli spiazzanti ed ermetici, quasi sempre ironici (si prenda, per esempio Matrioska con spaccafinestre o Matrioska con ferro da stiro; e ancora Quadro che offre noccioline, Costellazione croccante, Luci di blu). Anche il linguaggio entra così a far parte della poetica di Nicolai.

Valerio Nicolai, Matrioska con spaccafinestre, 2017, olio su tela non preparata, olio su ceramica, (dettaglio), misure variabili, photo Francesco Basileo

Valerio Nicolai, Matrioska con spaccafinestre, 2017, olio su tela non preparata, olio su ceramica, (dettaglio), misure variabili, photo Francesco Basileo

01_Matrioska coi gelati

02_Quadro che offre noccioline

In questo continuo entrare e uscire dal “reale”, l’artista non si basa sull’object trouvé. Al contrario del ready-made di matrice duchampiana Nicolai si ostina a riplasmare in maniera inedita gli oggetti che attraggono la sua attenzione, in nome di un “fare” che va al di là di ogni retorica che contrappone manualità e concettualismo. In contrasto con lo spirito ludico dominante, il lavoro di Nicolai è complessissimo, perché basato sulla frizione tra verità e finzione: ed è in questo “rifare a memoria” – nello scarto tra reale e fittizio – che risiede il fascino della sua poetica. Mettere al mondo il mondo è il titolo di una celebre opera di Alighiero Boetti; nel caso di Nicolai si potrebbe parlare di un “rimettere al mondo il mondo”.

Ma contestualizziamo per un momento la nostra matrioska. Essa evoca un’immagine e viene usata come metafora nel linguaggio della psicologia e in particolare nel trattare il concetto di stratificazione del sé. Nel lavoro psicoterapeutico i pazienti sono guidati a scoprire e rielaborare alcuni aspetti della loro personalità, per ricomporli in una forma più integrata e consapevole.

Quando attingiamo al nostro archivio di modelli mentali, probabilmente scegliamo quelli più accessibili, i “copioni” che conosciamo meglio. Così facendo rischiamo di non ammettere nel nostro orizzonte mentale nuovi elementi percettivi, che potrebbero modificare schemi diventati obsoleti o semplicemente poveri d’informazioni rispetto alle situazioni da fronteggiare.

Il metodo di lavoro di Valerio Nicolai ci stimola a rompere questa consuetudine e ci invita a una diversa percezione dell’opera: a girarci intorno, a guardarci dentro, dietro e oltre; in definitiva ci suggerisce di aggiornare i nostri modelli e le nostre “mappe”, come faremmo con una app installata sul nostro smartphone. Se ci prestiamo al suo metodo di smontare e rimontare l’immagine, aggiungendo, togliendo, scambiando parti – in un’azione di bricolage dello sguardo e del pensiero – potremo generare nuovi modelli mentali, in continuità con quelli precedenti, ma più dinamici e ricchi e spesso più efficaci a fronteggiare la mutevolezza della realtà.

Installation view, photo Francesco Basileo

Installation view, photo Francesco Basileo

Installation view, photo Francesco Basileo

Installation view, photo Francesco Basileo

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