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Umberto Buscioni. Cieli Interni alla Galleria SpazioA

Testo di Caterina Fondelli — Fino al 30 ottobre 2021, la galleria SpazioA di Pistoia ospita la mostra Umberto Buscioni, Cieli Interni a cura di Davide Ferri. Il progetto focalizza principalmente l’ultimo ventennio di produzione artistica del pittore pistoiese, ben noto anche a livello internazionale. Dislocata nelle due stanze attigue dello spazio espositivo, la mostra […]

Umberto Buscioni Cieli Interni, 2021 veduta della mostra / exhibition view, SpazioA, Pistoia Courtesy SpazioA, Pistoia Photo by Camilla Maria Santini
Umberto Buscioni Moto sotto le nubi, 1967 olio e smalto su tela / oil and enamel on canvas, cm 63 x 113 Courtesy SpazioA, Pistoia Photo by Camilla Maria Santini

Testo di Caterina Fondelli —

Fino al 30 ottobre 2021, la galleria SpazioA di Pistoia ospita la mostra Umberto Buscioni, Cieli Interni a cura di Davide Ferri. Il progetto focalizza principalmente l’ultimo ventennio di produzione artistica del pittore pistoiese, ben noto anche a livello internazionale.

Dislocata nelle due stanze attigue dello spazio espositivo, la mostra ci accoglie in un mondo molto intimo e personale che ha fatto da protagonista a tutta la carriera pittorica di Buscioni (1931 – 2019, Pistoia). Durante la sua stessa adesione alla Scuola di Pistoia – teorizzata da Cesare Vivaldi e di cui fece parte insieme ai colleghi Roberto Barni (1939, Pistoia), Gianni Ruffi (1938, Firenze) e, per un breve periodo, Adolfo Natalini (1941, Pistoia – 2020, Firenze) – la visione offerta su una corrente come la Pop Art è difatti quotidiana, locale e soggettiva, molto legata alle vite vissute dai loro esponenti. 

Questo percorso presentato da SpazioA, in profondo dialogo con gli eredi dell’artista, ci consente di porre finalmente uno sguardo attento sugli anni più recenti e finora poco studiati del lavoro di Umberto Buscioni.

L’artista, a seguito della sua esperienza di vita in Marocco agli inizi degli anni Sessanta, modifica profondamente la sua tavolozza, da quel momento più vivida e luminosa, legata al paesaggio e alla natura, con esiti che saranno visibili in maniera costante e crescente. I lavori qui presentati legati a quegli anni svolgono un ruolo di contrappunto, di riferimento e monito, ai temi che saranno a lui cari da sempre, seppur con mutazioni e sviluppi durante le varie fasi di approccio pittorico. Così dettagli di scarpe, aquiloni, moto, giacche e cravatte, decontestualizzati dal loro status di merce e imbevuti di una vena lirica e profonda, guidano nel viaggio di riflessione e introspezione che ha costituito la poetica di questo autore. Questi oggetti divengono veri e propri spazi, dettano contorni e volumi, creano cornici come nel caso delle grucce, oppure moltiplicano i piani del quadro. 

L’esposizione ci accoglie con un primo piccolo lavoro raffigurante un dettaglio: una mano che si affaccia dalla manica di una giacca verde. La gestualità, in particolare le mani, che si avvicinano o si sfiorano, ritorneranno in varie opere di queste sale, allo stesso modo delle giacche e dei cappotti. Nella parete di fondo della galleria la grande opera catalizzatrice di questo progetto, Cappotto del 2015, è uno degli ultimi testimoni pittorici di Buscioni e soprattutto compendio del modus operandi raggiunto in questi anni finali di produzione.

Umberto Buscioni Cieli Interni, 2021 veduta della mostra / exhibition view, SpazioA, Pistoia Courtesy SpazioA, Pistoia Photo by Camilla Maria Santini
Umberto Buscioni Mi distacco, 1990 olio su tela / oil on canvas, cm 80 x 80 Courtesy SpazioA, Pistoia
Umberto Buscioni Mano celeste – trittico, 1993, cm 100 x 70 cad. / each olio su tela / oil on canvas Courtesy SpazioA, Pistoia Photo by Camilla Maria Santini

L’indumento occupa tutto il primo piano e la superficie del dipinto, è sorretto da una croce che conferisce rigidità e ricorda un telaio, ed è scandito verticalmente dalla moltiplicazione di una serie di elementi come grucce, pieghe e cuciture. Ed è poi il cielo l’altro protagonista, il quale avvolge il cappotto sullo sfondo con tinte fosche, e altresì penetra il suo interno tramutandosi in nuances rosa e vitali.

Il titolo della mostra è ben concretizzano nelle grandi opere alle pareti del primo spazio, Ora dell’angelo e Stanza con moto, in cui stanze invase dai tipici oggetti di Umberto Buscioni (orologi, moto, cravatte, giacche, grucce) si aprono come dépliant verso il cielo che si fa interno, che avanza e fa entrare il vento, l’aria e i suoi colori azzurri, sovrapponendo piani di realtà differenti in un gioco di moltiplicazioni e stratificazioni, realizzato anche grazie alla presenza di specchi. La sintesi a cui si giunge fra figura umana e elemento domestico è profonda, velata di un’aura malinconica e intimistica, quasi metafisica, in cui si generano ombre e riflessi, raddoppiamenti quasi infuocati e misteriosi, con modulazioni geometriche fra le tele dall’andamento orizzontale e le loro partiture verticali.

È una meta quella raggiunta in queste opere fatta di tappe evolutive: dapprima l’attenzione al paesaggio e agli strumenti usati dall’uomo, senza considerarne la sua presenza diretta; poi negli anni Settanta il focus sui dettagli e i pattern di questi elementi tanto da giungere quasi a una fase di astrazione; infine i riferimenti al Manierismo toscano, specialmente di Pontormo, lo conducono verso gli anni Ottanta a tele dalle grandi dimensioni con forme di polittico o sagomate e a una riscoperta della presenza umana quasi drammatica nei colori, nei toni e nelle pose. Risulta così fondamentale la conoscenza di questo cammino affrontato dal pittore per comprendere il progetto esposto nella galleria pistoiese, coglierne la pluralità di visione che si arriva a percepirne, la volontà di raccontare varie storie e scene in una solo opera, come in una sorta di scenografia teatrale.

A chiudere idealmente questa importante mostra, il trittico Mano Celeste sulla parete di destra dell’ultima sala, che ci abbaglia con i suoi squillanti colori e mette in luce il talento pittorico di un artista in grado di trasformare le tele in romanzi inesplorati, da leggere per scoprirne ogni volta nuovi finali.

La grande eredità giunta fino a noi di questo autore sta quindi nella perpetuazione dei suoi studi, nell’incapacità di arrendersi alla pittura, nel volerla sviscerare in merito alle sue potenzialità, giungendo ad una narrazione coinvolgente e immersiva, a tratti melanconica ma pregnantemente reale. 

Umberto Buscioni Stanza con moto, 2010 olio su tela / oil on canvas, cm 200 x 250 Courtesy SpazioA, Pistoia Photo by Camilla Maria Santini
Umberto Buscioni Peccato originale, 1987 olio su tela / oil on canvas, cm 50 x 40 Courtesy SpazioA, Pistoia Photo by Camilla Maria Santini
Umberto Buscioni Cieli Interni, 2021 veduta della mostra / exhibition view, SpazioA, Pistoia Courtesy SpazioA, Pistoia Photo by Camilla Maria Santini