Testo di Chiara Tonelli —
È alla sua seconda mostra personale, presso la storica Galleria De’ Foscherari di Bologna, l’artista Sophie Ko, georgiana d’origine ma italiana d’adozione, classe 1981. Cenere, terra, pigmenti, fotografie, vecchi infissi che diventano cornici, ali di farfalle e sterpi compongono le opere dell’artista, in esposizione fino al 7 febbraio 2022.
Da anni Sophie Ko porta avanti una coerente ricerca, alla cui base si trova il tempo, tempo come “Aion”, il divino principio della creatività eterna ed inesauribile.
C’è un presupposto d’eternità racchiuso tra le teche di Ko, la cui cifra stilistica sono le “Geografie Temporali”, ceneri di immagini bruciate, pigmenti puri sotto vetro, destinati a comporre un affresco in costante cambiamento. I materiali sottoposti alla forza di gravità si depositano e cambiano forma, orologi a polvere, ritratti di tempo e spazio. Nonostante il concetto di “trascorrere del tempo” possa essere sinonimo di caducità e decomposizione i lavori di Sophie Ko possiedono un aspetto rassicurante, che rimanda esteticamente ad opere di artisti di epoche differenti, da Beato Angelico, il pittore della luce dorata, a Claudio Parmiggiani, il maestro delle “Delocazioni”.
“Tradizione non è adorare la cenere, ma custodire il fuoco” scriveva Gustav Mahler, ed è proprio sotto la cenere di immagini sacre che l’artista mantiene vive le braci di un saper fare arte quasi astratto dal tempo. Scrive Federico Ferrari: “Da sempre, Sophie Ko, si mette alla ricerca dei resti di mondi remoti, inattuali, dimenticati. Il suo gesto artistico rimesta le ceneri tra le ceneri di una civiltà e, proprio per questo, appare come avulso dall’oggi, dal suo sperimentalismo d’accatto. Si ripete, Ko, perché in fondo è alla ricerca di quell’immagine immobile dietro al crollo di ogni immaginario metafisico”.
Eppure, l’arte di Ko oltre la trascendenza della materia parla della realtà come in “Lacrime sul fuoco” (2021), opere su carta in cornici dorate, che sulla superficie bianca ospitano combustioni che lasciano intravedere immagini di morti in mare. È attraverso la lacrima, manifestazione del dolore umano, che l’opera piange e contempla una delle tragedie del mondo contemporaneo.
“Il resto della terra” è una mostra di grande conforto per lo spirito, una prova di maturità artistica in grado di aprire un passaggio nel mondo materiale per spalancare davanti a noi l’abisso dell’Assoluto senza intimorirci.
Accompagna la mostra il catalogo con contributi del filosofo e critico d’arte Federico Ferrari e del poeta Domenico Brancale.