ATP DIARY

Sedizioni allo Studio Cloud 4 / Bologna

Testo di Massimo Marchetti Lo spirito che anima Studio Cloud 4, una delle novità più promettenti della scena artistica bolognese, è stato definito di “resistenza culturale”. Distante da logiche ed estetiche da white cube, come anche dalla ovvia formula dello...

 Sedizioni,   2013,   visione della mostra - Studio Cloud 4,   Bologna
Sedizioni, 2013, visione della mostra – Studio Cloud 4, Bologna

Testo di Massimo Marchetti

Lo spirito che anima Studio Cloud 4, una delle novità più promettenti della scena artistica bolognese, è stato definito di “resistenza culturale”. Distante da logiche ed estetiche da white cube, come anche dalla ovvia formula dello “spazio per giovani artisti”, Studio Cloud 4 è un artist run space fondato nello scorso marzo da Stefano W. Pasquini, Paolo Frascaroli e Stefano Stagni, in una zona della città che il caso ha voluto fosse proprio vicino all’area dove un tempo sorgeva il Link.

Quando viene aperto uno spazio alternativo si dichiara quasi sempre di voler dire una parola differente nel contesto storico che conosciamo. Lo scarto rispetto ad altri progetti sorti in questi anni è però nel fatto che Studio Cloud 4 sembra dirla davvero questa parola differente, in una città che ha perduto la propria incisività culturale. È quindi la rivitalizzazione del rapporto tra Bologna e le sue tante storie, emblematiche di una vicenda intellettuale più ampia, a essere uno dei punti programmatici di questo spazio, il cui fulcro è la messa in discussione delle modalità convenzionali con cui si costruiscono attualmente le mostre. Ad esempio, siamo abituati a disinteressarci agli anni Ottanta, ma cosa sappiamo veramente delle molte sfumature di quel periodo? In queste prime tappe espositive si sono quindi riscoperti alcuni episodi artistici bolognesi di quel decennio, si è tornata a far dialogare con l’arte anche una certa interpretazione del fumetto attraverso i lavori di Andrea Renzini e, andando più indietro, si è riportato all’attenzione un artista dalla carriera importante come Elio Marchegiani, sostanzialmente sconosciuto alle ultime generazioni. Insomma, cose che meritano attenzione ma che la possono ottenere solo se si mettono da parte le logiche di tendenza con una filosofia di lavoro improntata alla schiettezza.

Sedizioni è un progetto ideato da quattro artisti, Alfio di Paola, Angelo Massaro, Giovanni Mundula e Luca Vanello, che condividono un punto di vista critico sul sistema dell’arte. Ogni sedizione, che è una ribellione drastica contro il potere costituito, ha bisogno di diffondere le proprie ragioni e per questo ad accompagnare la mostra c’è anche una dichiarazione di poetica in cui gli artisti si autodefiniscono “disertori attivi” rispetto alla normalizzazione della carica eversiva dell’arte attuata dal controllo economico.

A suggerire un sovvertimento nella lettura della situazione contingente, l’ambiente è stato tappezzato di nero da cima a fondo con poster in cui spicca la tipica sagoma umana che si utilizza per esercitarsi alla pratica delle armi. A questo intervento collettivo ciascuno ha poi apportato un segno individuale. Il più anziano del gruppo, Mundula, da anni si occupa delle relazioni tra arte e capitalismo finanziario con particolare attenzione ai meccanismi del Nasdaq, il principale indice borsistico statunitense. La sua scultura flessuosa che pende dal soffitto annoda un medioevo buio con un’attualità altrettanto sinistra nelle forme taglienti come strumenti di tortura, superfici attraversate e sostenute da scritte in latino e lunghe strisce numeriche, quelle appunto delle quotazioni di mercato legate all’istante. Alfio Di Paola ha contribuito con una serie di dipinti a olio di architetture spigolose con uno stile precisionista che sembra citare quello di Charles Sheeler; il cuore dell’intervento consiste però nel mimetizzare questi paesaggi nel paesaggio più ampio della galleria sovrapponendo porzioni di poster sui cieli dipinti, parziale sacrificio del proprio linguaggio legato alla tradizione a vantaggio di un discorso collettivo. Angelo Massaro invece prospetta un discorso sull’appropriazione delle istituzioni, distendendo alla parete un grande disegno architettonico del Guggenheim di Bilbao su cui è intervenuto con una serie di modifiche tecniche nell’ipotesi “sediziosa” di una sua trasformazione in abitazione privata. Luca Vanello infine ha un atteggiamento corrosivo in senso letterale, avendo graffiato la superficie dei poster neri e ridotto la materia ottenuta in pillole scure sparse nel pavimento come droga sfuggita di mano: si sa che ogni eventuale ricostruzione nasce da una decostruzione, e anche questa potrebbe essere l’inizio di qualcosa.

http://www.studiocloud4.net/

Angelo Massaro,   Work in progress,   2013
Angelo Massaro, Work in progress, 2013
 Sedizioni,   2013,   visione della mostra - Studio Cloud 4,   Bologna
Sedizioni, 2013, visione della mostra – Studio Cloud 4, Bologna
 Sedizioni,   2013,   visione della mostra - Studio Cloud 4,   Bologna
Sedizioni, 2013, visione della mostra – Studio Cloud 4, Bologna
 Sedizioni,   2013,   visione della mostra - Studio Cloud 4,   Bologna
Sedizioni, 2013, visione della mostra – Studio Cloud 4, Bologna
 Sedizioni,   2013,   visione della mostra - Studio Cloud 4,   Bologna
Sedizioni, 2013, visione della mostra – Studio Cloud 4, Bologna