ATP DIARY

MASCARILLA 19 – Codes of Domestic Violence

Per denunciare gli abusi di violenza domestica, le donne spagnole utilizzano Mascarilla 19: un S.O.S. segreto, una parola in codice che possono comunicare al personale di tutte le farmacie in Spagna, permettendo così l’avvio di un protocollo d’emergenza. Dall’inizio della...

Adrian Paci Rasha, 2017 Courtesy the artist

Per denunciare gli abusi di violenza domestica, le donne spagnole utilizzano Mascarilla 19: un S.O.S. segreto, una parola in codice che possono comunicare al personale di tutte le farmacie in Spagna, permettendo così l’avvio di un protocollo d’emergenza.
Dall’inizio della Pandemia da Covid- 19, stando a dati dell’ONU, le denunce di violenza domestica a livello globale sono triplicate, senza considerare i molti casi “invisibili”, in cui le donne non hanno nemmeno la possibilità di chiedere aiuto.

Mascarilla 19, è anche il titolo scelto per un nuovo progetto commissionato e prodotto da In Between Art Film – casa di produzione di Beatrice Bulgari – che coinvolge otto artisti invitati a confrontarsi con questa “emergenza nell’emergenza”: Iván Argote, Silvia Giambrone, Eva Giolo, Basir Mahmood, MASBEDO, Elena Mazzi, Adrian Paci, Janis Rafa. Tre i curatori coinvolti a seguire le proposte degli artisti: Leonardo Bigazzi, Alessandro Rabottini e Paola Ugolini

Attraverso la selezione di artisti appartenenti a diverse generazioni e provenienti da differenti contesti culturali, Mascarilla 19 ha il proposito di esplorare i molti significati umani, sociali e linguistici legati all’isolamento psicologico e alla violenza fisica, alla privazione della possibilità di comunicare, alla trasformazione della casa da spazio di protezione a luogo di prepotenza. Allo stesso tempo, Mascarilla 19 diventa una piattaforma di confronto sui cambiamenti in atto per quanto riguarda la produzione e la distribuzione delle immagini in movimento.

Gli artisti sono già attivi a livello di ideazione delle opere, fase che diventerà operativa non appena verranno allentate le restrizioni adottate nei vari Paesi di residenza per contenere il diffondersi della pandemia.  Il ciclo completo di Mascarilla 19 – Codes of Domestic Violence sarà presentato in anteprima da In Between Art Film nell’autunno 2020 attraverso una rete di collaborazioni istituzionali, sia in Italia che all’estero, esplicitando la natura profondamente collaborativa di questo progetto anche a livello di distribuzione.

Per questa occasione, abbiamo posto alcune domande a uno dei curatori coinvolti al progetto, Leonardo Bigazzi.

Basir Mohmood, Moon Sighting, 2019, Courtesy the artist
Elena Mazzi – Sara Tirelli A Fragmented World, 2016 suono, b/w, 5’9’’ courtesy le artiste e galleria Ex Elettrofonica
Eva Giolo A Tongue Called Mother, 2019 courtesy the artist, LNDW studio

ATP: Il progetto Mascarilla 19 – Codes of Domestic Violence, tocca un argomento tragico come la violenza sulle donne. Con Alessandro Rabottini e Paola Ugolini, avete invitato otto artisti a confrontarsi su questo drammatico tema. Con quale criterio avete scelto gli artisti? Ci sono degli aspetti della loro ricerca che avete preso in considerazione?

Leonardo Bigazzi: Siamo partiti dalla volontà, condivisa da Beatrice Bulgari, di selezionare un gruppo di artisti eterogeneo per età ed esperienza, in grado di esprimere una pluralità di punti di vista e sensibilità. Ci interessava avere un equilibro di genere tra gli artisti, per sottolineare il fatto che il tema della violenza domestica non può, e non deve, essere solo una questione femminile. Quasi tutti inoltre sono cresciuti in paesi dove la cultura machista e gli abusi contro le donne sono molto presenti. Un altro aspetto importante che abbiamo considerato sono i differenti approcci estetici e formali, e le diverse metodologie, con cui gli artisti invitati lavorano con il linguaggio video: da un’estetica cinematografica al found footage con materiali d’archivio. Infine la metà degli artisti selezionati sono italiani, o operano in Italia, perché in un momento di crisi profonda come quello che stiamo vivendo, ci è sembrato necessario assumersi la responsabilità di sostenere il nostro sistema artistico e produttivo.

ATP: Saranno prodotti 8 film d’artista monocanale. Ritieni che il linguaggio video sia un mezzo espressivo tra i più adatti a raccontare le dolorose esperienze di molte donne costrette all’isolamento provocato dalla pandemia?

Il progetto Mascarilla-19 nasce dall’urgenza di far riflettere, attraverso il lavoro degli artisti, sulla tragica diffusione della violenza di genere sulle donne. Certamente il video è il medium artistico che più di ogni altro ha saputo in questi anni superare i limiti fisici dello spazio espositivo, sfruttando tutto il potenziale della dimensione digitale e iperconnessa delle nostre vite. In questi mesi di lockdown questa qualità è stata ancora più evidente. I film prodotti saranno presentati nelle istituzioni attraverso il formato dello screening programme, già utilizzato in passato da In Between Art Film, ma potranno poi anche essere esposti singolarmente nelle mostre, proiettati nei Festival di cinema, e infine proposti in streaming on-line. Il video è quindi un linguaggio duttile, in grado di raggiungere, coinvolgere e sensibilizzare, un pubblico più ampio e diversificato rispetto ad altri mezzi espressivi.

ATP: La produzione delle nuove opere sarà realizzata dagli artisti non appena saranno allentate le restrizioni adottate nei vari Paesi di residenza. Immagino che starai seguendo l’ideazione delle varie opere. In generale, come si stanno relazionando gli artisti a questa drammatica realtà?

La modalità di lavoro che abbiamo impostato è particolarmente interessante, perché ciascuno di noi segue da vicino gli artisti che ha nominato, operando a cavallo tra la figura di curatore e quella di executive producer cinematografico. Naturalmente gli artisti hanno piena libertà autoriale, ma il nostro ruolo è quello di lavorare con loro al processo creativo attraverso uno scambio continuo sia teorico che tecnico. Molti di loro in questo momento, facilitati anche dalla situazione obbligata di lockdown, si stanno concentrando sulla ricerca. Le prime idee cominciano a prendere forma, c’è chi si sta lavorando su una dimensione più intima e personale, e chi invece su fatti di cronaca. Entro un mese sarà definito il soggetto di ciascun film e poi successivamente gli artisti cominceranno a girare.

Iván Argote Two fifty years old white males having emotions, 2013 Video, 25:23 courtesy l’artista
Janis Rafa A Sign of Prosperity to the Dreamer, 2014 courtesy Janis Rafa and Martin van Zomeren
MASBEDO Ash, 2010 two screens rear projection format 16:9 and 4:3 length 8’ 50’’ edition 5 and 2 AP courtesy MASBEDO
Silvia Giambrone, Eredità, 2008, Courtesy artista e Richard Saltoun Gallery