ATP DIARY

Le Pennellate, i colori…

Natalie Rognsøy Sara Enrico Riccardo Baruzzi Alice Guareschi Beni Bischof Richard Aldrich Alice Guareschi *** Reduce da incontri non senza accese discussioni sulla pittura, Davide Ferri ha pensato bene di rendere le tante parole, dei fatti. Mesi fa, con Antonio Grulli, Ferri ha curato una serie di conferenze sulla pittura – ‘La pittura è oro’ […]


Natalie Rognsøy
Sara Enrico
Riccardo Baruzzi
Alice Guareschi

Beni Bischof
Richard Aldrich
Alice Guareschi
***

Reduce da incontri non senza accese discussioni sulla pittura, Davide Ferri ha pensato bene di rendere le tante parole, dei fatti. Mesi fa, con Antonio Grulli, Ferri ha curato una serie di conferenze sulla pittura – ‘La pittura è oro’ – al DOCVA. Tanti i punti di vista, convergenti o discordanti, tante le osservazioni, i compromessi, le delusioni raccontate anche da molti pittori. Da questa esperienza probabilmente, nasce l’idea di curare la mostra alla galleria di Alessandro De March ‘Ancora un altro esempio della porosità di certi confini’. In mostra opere sia di pittori, che di non pittori. Penso ad Alice Guareschi, presente con la stampa di un disegno (molto pittorico, per la verità) fatto quando era bambina. L’impressione che ho avuto, fin da subito, è quella di una mostra che utilizza la pittura non tanto per ragionare su se stessa, ma bensì per espandersi altrove, per collocarsi in una terra di nessuno dove – accantonata la ricerca tradizionale del mezzo espressivo- si libera verso un territorio poetico imprevedibile dove tutto è permesso. Lo stesso curatore esplicita: “Esiste in pittura una specie di retorica dell’irrisolto, del provvisorio. Io ci ricado talvolta, forse perché per me i dipinti più belli sono spesso quelli che nascono a margine di qualcos’altro. All’insegna della velocità, o della distrazione. I tentativi, gli scarabocchi, le tavolozze. Quelli che fai mentre stai pensando ad altro.”
Suggerisce Ferri, che di questa mostra non si può dire molto di più che: le pennellate, i colori.
Mi piace questa aria dimessa o spassionata, sia della mostra che del comunicato stampa. E’ come se avessi la sensazione che, messe le mani avanti, mostra e curatore mi chiedessero di pensare a ciò che voglio, senza indicarmi o suggerirmi alcunché.
In mostra c’è un curioso lavoro di Andrea Büttner che, scomodando l’arte medioevale (per colori e grafismi) dipinge una grande parete marrone fino a dove riesce ad arrivare il suo braccio. Quest’opera le sintetizza, a mio parere, un po’ tutte. Gli altri artisti in mostra – Richard Aldrich, Riccardo Baruzzi, Beni Bischof, Sara Enrico, Alice Guareschi, Maria Morganti e Natalie Rognsoy – utilizzano la pittura ‘fino a dove arriva il loro braccio’; senza preoccuparsi di cose deve o non deve dimostrare il mezzo. Se ne fregano, sembra, di utilizzare pennelli, dita, tela, plastica, spray, legno, muro, sedie… giocano con la pittura, con le macchie, con i supporti… E’ come se avessero scritto tante poesie, dove ogni parola (colore) ha un densissimo significato, per lo meno per chi la scrive (dipinge).

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