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Kaarina Kaikkonen – z2o Sara Zanin Gallery, Roma

Vanamo è il nome finlandese di un piccolo arbusto sempreverde, la Linnaea borealis, che cresce spontaneamente nei boschi, sotto al muschio, e i cui fiori sbocciano nel mese di luglio formando delle piccole campanule pendule di colore rosa. Sottile ed...

Kaarina Kaikkonen – Installation View Of The Third Room – z2o Sara Zanin Gallery – Ph Sebastiano Luciano

Vanamo è il nome finlandese di un piccolo arbusto sempreverde, la Linnaea borealis, che cresce spontaneamente nei boschi, sotto al muschio, e i cui fiori sbocciano nel mese di luglio formando delle piccole campanule pendule di colore rosa. Sottile ed esile, esso è in grado di resiste alla rigidità dell’inverno. Il lavoro e la pratica artistica di Kaarina Kaikkonen rispecchiano fedelmente le peculiarità di questo fiore.
Non è un caso che l’artista abbia scelto proprio il vanamo come spunto formale per Hope, un’installazione di quasi tre metri di altezza, realizzata in tessutoedesposta presso la galleria romana z2o Sara Zanin che ha inaugurato la quarta mostra personale di Kaikkonen. Hope è un imponente fiore che cresce e si erge sopra un cumulo di terriccio – una giacca modellata – e raggiunge la propria acme’ sbocciando in un cuore. Metafora dell’esistenza e di una condizione protesa ad allontanare da sé il cumulo della “storia”, Hope è uno dei lavori che meglio esemplifica la direzione intrapresa dall’artista per la sua nuova personale in Italia.
Con un ensamble di lavori rappresentativi, che denotano una linea di sviluppo formale ormai definita, Kaikkonen presenta un corpus di opere inedite, pensate per gli spazi della galleria, in cui la riflessione dell’artista vira da un orizzonte collettivo a uno più specificamente individuale e personale. Nata a Iisalmi nel 1952, Kaikkonen ha legato sin dagli esordi la sua pratica formale e concettuale a installazioni su larga scala che si insinuano in maniera site specific nello spazio pubblico così come in quello istituzionale – come avvenuto per il MAXXI di Roma e per la recente mostra Blickachsen 12 in Germania. Si tratta di installazioni imponenti realizzate però con materiali che, per le loro caratteristiche, rinviano costantemente a una idea di leggerezza, che incarna perfettamente l’orizzonte poetico dei lavori di Kaikkonen: camicie da uomo, scarpe, giacche e abiti usati conservano la memoria della loro precedente vita e rivivono attraverso il nuovo statuto che l’artista assegna loro.

Kaarina Kaikkonen – Installation View Of The second Room – z2o Sara Zanin Gallery – Ph Sebastiano Luciano
Kaarina Kaikkonen – Hiding Wishes, 2019, Jacket Mirror – 70.5 x 68 x 21.5 Cm – z2o Sara Zanin Gallery – Ph Sebastiano Luciano

Nella nuova serie di lavori presentati a Roma, Kaikkonen riflette sulla figura umana nella sua specificità: l’assenza completa di una definizione fisionomica della figura, attraverso la resa scultorea, è finalizzata ad attribuire un carattere di universalità che si risolve nel veicolare contenuti sinceri e suscettibili di infinite interpretazioni. Il pieno e il vuoto, il ribaltamento, il doppio, l’assoluta umanità intrinseca in ognuno di quegli oggetti, che diventano solo in seconda battuta opere d’arte, è il risultato di una tensione costante a comunicare un contenuto ineluttabilmente legato alla storia, alla memoria. I titoli ne sono una testimonianza emblematica: essi raccontano una storia che passa attraverso l’opera e si riflette nella forza che questi lavori, esili e a un tempo forti. Questo è il motivo per cui l’estetica e la procedura di Kaarina Kaikkonen sono sempre strettamente legate allo spazio e alla sua capacità di riarticolare, volta dopo volta, significato e forme. C’è un gioco costante tra costruzione e decostruzione: l’intento è ricordare una storia sensibile che attraversa le percezioni dei significati individuali e universali.
È così che dalla prima sala, con tre piccoli disegni e due sculture ottenute modellando giacche e camicie (Hiding Wishes, 2019 e A Way Of Being, 2019) si passa alla dimensione soffusa di opere come I Can’t Help It (2019) e Why Should I Care? (2019). Kaikkonen elabora un percorso intimo in cui emergono le preoccupazioni archetipiche legate all’incombenza della quotidianità: vita e morte, gioia e dolore sono i simboli ricorrenti e descrivono un’urgenza che è narrativa e poetica allo stesso tempo. As A Birch I Feel Calm (2014):capace di raggiungere anche i trenta metri di altezza e di resistere a condizioni ambientali avverse, la betulla è la metafora che completa il percorso avviato nella prima sala, espressione della forza intrinseca conservata dal tempo e maturata con costanza. La pratica di Kaarina Kaikkonen fa propri questi elementi e li vivifica attraverso una sfera sempre protesa al raggiungimento di una tensione emotiva, sia individuale che collettiva, in grado di porre ognuno davanti alla propria storia.

Kaarina Kaikkonen – Installation View Of The Third Room – z2o Sara Zanin Gallery – Ph Sebastiano Luciano
Kaarina Kaikkonen – As A Birch I Feel Calm, 2014 – Men Shirts – Variable Dimension – z2o Sara Zanin Gallery – Ph Sebastiano Luciano