Intervista con Matteo Nasini | Marselleria

"Questo progetto è composto da tanti elementi di interesse personale sulla materia sonora e la percezione d’ascolto, sul potenziale espressivo degli stati di coscienza e sull’intervento tecnologico..."
5 Aprile 2016

  • Matteo Nasini, Sparkling Matter, Marselleria Milano 2016
  • Matteo Nasini, Sparkling Matter, Marselleria Milano 2016
  • Matteo Nasini, Sparkling Matter, Marselleria Milano 2016
  • Matteo Nasini, Sparkling Matter, Marselleria Milano 2016

Dimensioni oniriche ad alta intensità e sono quelle che, dal 7 aprile al 6 maggio, riempiranno lo spazio Marse?lleria in via privata Rezia 2 a Milano. Matteo Nasini presenta  Sparkling Matter,   un progetto espositivo che indaga le chimeriche fasi del nostro sonno. Nella sera dell’opening – giovedì 7 aprile dalle 23 alle 6 del giorno dopo – potremmo assistere ad un sleep concert:  una vera e proprio traduzione sonora delle onde prodotte dall’encefalogramma di una persona dormiente. La sintesi compiuta dall’artista dunque, parte dallo studio sugli stati di coscienza attivi durante le fasi comportamentali del sonno e si concentra sulla possibilita? di trasformare le onde cerebrali di un dormiente in un tessuto suono.

Parte della serie delle sculture di Sparkling Matter sarà esposta anche da Clima Gallery, in una mostra che inaugurerà venerdì 8 aprile, alle ore 10.30. (9.4 – 12.5.2016, via Alessandro Stradella 5, Milano).

Seguono alcune domande all’artista.

ATP: Partiamo dal titolo, Sparkling Matter. A cosa si riferisce? 

Matteo Nasini: Si riferisce in senso metaforico all’incessante attività elettrochimica del nostro cervello che genera i pensieri e le emozioni. La mostra è una ricerca sulle potenzialità espressive degli stati di coscienza e il suono, il cui nucleo è la trasformazione delle onde cerebrali emesse durante il sonno, in una polifonia sonora. Sarà proprio questa sostanza scintillante a guidare il comportamento dei suoni che ascolteremo nello spazio.

ATP: Leggendo l’introduzione alla mostra, sembra che il visitatore compia un viaggio attraverso una sorta di limbo, di spazio amniotico. Cosa vuoi far provare a chi attraversa lo spazio espositivo?

MN: Lo spazio è pensato per essere al tempo stesso un luogo espositivo e performativo: il momento centrale della mostra sarà lo sleep-concert della sera dell’inaugurazione il 7 Aprile, che durerà una notte intera con inizio intorno alle 23:30. Nella stanza accanto alla sala grande della Marselleria, ci sarà una persona addormentata e monitorata da un encefalogramma capace di catturare le onde prodotte dalla sua mente e importarle nel mio computer, dove con l’aiuto di alcuni software, posso convertire i dati ricevuti in suono e in tempo reale diffonderlo nell’ambiente circostante. Nella sala grande lo spazio è pensato per accogliere le persone e metterle in grado di fruire l’ascolto di queste armonie, che modulano guidate dai differenti stati mentali del dormiente. Si può stare il tempo che si vuole, anche tutta la notte, ad ascoltare l’andamento del sonno e durante le fasi rem, dei sogni, trasformati in suono. Dal giorno successivo la mostra si estenderà anche negli spazi della galleria Clima, dove i diversi elementi di questo progetto troveranno un ulteriore elaborazione.

ATP: Come hai conciliato gli aspetti scultorei della mostra con quelli sonori? In altre parle, come hai trasformato la materia sonora in forma plastiche?

MN: Volevo tentare di espandere questo processo alla materia per osservare il suo essere in una forma compiuta e fortemente mutata. Renderle parte dello stesso spazio in cui esisteranno il suono e l’attività cerebrale del dormiente che da inizio e forma a tutto il progetto. Per realizzare le sculture, le registrazioni delle onde cerebrali sono state importate in un software di modellazione 3D e applicate a un solido. L’altezza delle sculture è determinata dal tempo della registrazione totale, mente le texture e l’andamento delle forme, sono generate dal variare dell’attività onirica. In seguito i modelli sono stampati in argilla con una stampante 3D e cotti nel forno per diventare infine porcellana. Sono una testimonianza, materializzazioni parziali di sonno e sogni, un derivato di un processo che parte dall’uomo e s’intreccia con la tecnologia per diventare un soggetto ibrido, allo stesso modo del suono, mentre l’armonia sonora segue la mutazione del pensiero per poi svanire, le sculture portano nella loro forma un’esperienza di tempo finito.

ATP: Cosa ti interessa sviscerare dello stato di incoscienza dettato dal sonno?

MN: Questo progetto è composto da tanti elementi di interesse personale sulla materia sonora e la percezione d’ascolto, sul potenziale espressivo degli stati di coscienza e sull’intervento tecnologico nell’identità di un processo umano che da esso è trasformato. L’attività celebrale durante le fasi del sonno è un qualcosa di estremamente affascinante. I diversi stati di coscienza che tutti noi percorriamo durante il sonno, sono oggetto di infiniti studi scientifici e filosofici, molti realizzati proprio qui a Milano negli anni 80 dall’equipe del prof. Margnelli. In principio nel guardare i grafici dell’attività cerebrale, ho subito riscontrato una narrativa sonora nello sviluppo e l’alternarsi delle onde, Ciò che mi ha interessato, è stato cercare di unire un diverso stato di coscienza alla generazione di un suono, ascoltare come si esprimeva e cosa suscitava su un piano puramente evocativo, che tipo forma musicale suggeriva e trovandola molto espressiva, mettere le persone in condizione di ascoltarla e accoglierla nel modo più sensibile ad essa, in tempo reale nel corso di una notte. Un altro dato d’interesse è quello che ascoltare queste armonie, è reso possibile da una trasformazione della sua forma originaria, ciò che ascoltiamo non è più un sonno ma neanche propriamente musica, è un soggetto ibrido generato dall’uomo e dalla tecnologia alimentato da dinamiche non completamente decifrabili. Questo suono porta con sé un potenziale espressivo diverso, che pone l’interesse sul cambio di paradigma rispetto all’identità di ciò cui siamo di fronte. La mostra è un contributo a questo tema attraverso il suono.

ATP:  Cosa intendi per ‘ricerca di una postura sensibile all’ascolto’?

MN: Penso che uno dei protagonisti del progetto sia l’ascoltatore, il suo stare e ascoltare nello spazio e nel caso di un ascolto prolungato e una discesa nel sonno, il suo stato ipnagogico. Questo momento è la fase di tempo molto variabile che ognuno di noi attraversa dalla veglia al sonno, dove il pensiero e le immagini, tendono a svilupparsi in modo particolare. In questa condizione sensibile è l’idea di mettersi in relazione con un elemento puramente evocativo come il suono, con il quale l’ascoltatore può stringere una diversa relazione nelle suggestioni tra esso, il tempo e il proprio stato mentale, è un’esperienza molto riflessiva dalle caratteristiche in qualche modo simili alle manifestazioni più arcaiche e rituali di suono, come strumento attraverso il quale è possibile un cambiamento di stato. Questa polifonia, unita ad un ascolto prolungato, vuole essere un tentativo di suggestione e di esplorazione della forma acustica, ma anche suggerire all’ascoltatore a una differente percezione della materia sonora.

Matteo Nasini,   Sparkling Matter,   Marselleria Milano 2016

Matteo Nasini, Sparkling Matter, Marselleria Milano 2016

Matteo Nasini,   Sparkling Matter,   Marselleria Milano 2016

Matteo Nasini, Sparkling Matter, Marselleria Milano 2016

Matteo Nasini,   Sparkling Matter,   Marselleria Milano 2016

Matteo Nasini, Sparkling Matter, Marselleria Milano 2016

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