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L’attesa è il tempo di una sigaretta… intervista a Marta Pierobon

[nemus_slider id=”63054″] Blind date è un progetto site specific di Marta Pierobon inserito nel programma espositivo di Edicola Radetzky (curato da Andrea Lacarpia). Osservatore e opera ridisegnano i confini del loro dialogo in un incontro al buio possibile fino al 28...

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Blind date è un progetto site specific di Marta Pierobon inserito nel programma espositivo di Edicola Radetzky (curato da Andrea Lacarpia). Osservatore e opera ridisegnano i confini del loro dialogo in un incontro al buio possibile fino al 28 ottobre.

ATP ha posto alcune domande all’artista —

Francesca D’Aria: Il progetto, Blind date, fa subito pensare ad un incontro ed apre ad una dimensione spazio-temporale che racchiude sensazioni quali l’attesa, la curiosità, l’eccitazione. Da cosa nasce l’idea di usare questo titolo?

Marta Pierobon: Quando mi hanno invitato a realizzare un progetto per edicola Radetzky ho subito pensato che la cosa che mi piaceva di più di quella zona di Milano fossero proprio le dinamiche relazionali legate agli incontri tra le persone. La sospensione racchiusa nell’attesa è un qualcosa che dà vita ad infinite possibilità intangibili ed imprevedibili.

FD: Blind date vivrà infatti qualche settimana all’interno di questa struttura caratteristica della zona Navigli di Milano. Edicola Radetzky ha un’identità storica, sociale ed estetica come il contesto nel quale è inserita. Hai pensato anche a questo durante la realizzazione del lavoro?

MP:  Assolutamente sì, mi piace quella dinamica a metà tra lo storico e l’underground, le sembianze del mio ospite sono state create seguendo queste due linee guida. La sua identità è stata costruita tenendo conto di questo dualismo che caratterizza la zona dei navigli. Sentivo il bisogno che il mio personaggio si immergesse perfettamente con ciò che lo circondava per poter entrare veramente in relazione con l’esterno.

FD: L’opera è fortemente caratterizzata da una componente plastica e sembra, apparentemente, fluttuare nell’atmosfera dello spazio. In realtà c’è una struttura portante che lega opera e ambiente che la ospita, ma è necessario avvicinarsi e guardare all’interno. È una scelta voluta che appartiene al lavoro stesso oppure è una direzione emersa in fase di allestimento?

MP: E’ assolutamente una scelta voluta e strutturata. Blind date è un lavoro site specific pensato per Edicola Radetzky e tutti gli elementi che ho voluto inserire sono indispensabili ai fini del racconto. Mi interessava che ci potesse essere una doppia visione: una da lontano nella quale la testa fosse protagonista indisturbata e una seconda lettura nella quale l’ambiente che contiene il soggetto diventasse più caldo e più connotato in modo da conferire al soggetto più elementi narrativi. L’edicola rimane il contenitore esterno ma la parte domestica assume un aspetto differente e strettamente legato al suo ospite.

FD: Rispetto alla creazione dell’opera, oltre alla componente plastica, ne emerge anche una puramente materica, è una scultura nella quale i materiali costituiscono un ruolo primario e di immediata percezione. Me ne parleresti?

MP: La ricerca sulla materia è alla base di tutta la mia produzione. Trovo nel processo dell’uso dei materiali il mezzo attraverso il quale il lavoro racconta se stesso. In questo caso ho voluto utilizzare i mie materiali classici -terra cruda, resina e colore- sovrapponendoli, creando una sorta di ambiguità dove il colore si sostituisce all’apparenza della terra cruda e dove la resina diventa una sorta di gelatina che contiene il tutto, conferendo ad ogni singolo materiale un identità nuova.

Blind Date, Marta Pierobon, Edicola Radetzky Milano (foto Maurangelo Quagliarella), installation's view
Blind Date, Marta Pierobon, Edicola Radetzky Milano (foto Maurangelo Quagliarella), installation’s view

FD: Andando nel dettaglio, la figura che hai realizzato ha un preciso punto di vista perché l’incontro con il pubblico possa avvenire. L’appuntamento si compie quando si è vis à vis con il personaggio che fuma una sigaretta e questo, idealmente, pone fine all’attesa. In questo dialogo empatico hai però ribaltato i ruoli: l’osservatore è in realtà osservato. Che tipo di rapporto vuoi creare, o pensi possa nascere da questo colloquio silenzioso?

MP: Mi piace l’idea che il pubblico possa in qualche modo creare una sorta di dialogo silente con l’ospite dell’edicola, colui il quale sta aspettando, e che si possa immedesimare sviluppando un senso di empatia. Come spesso accade nei mie lavori ricerco sempre una sorta di messa in discussione da parte del pubblico attraverso il lavoro stesso, il rapporto osservatore-osservato si sdoppia.

FD.: Vorrei approfondire il ruolo di questo progetto all’interno del tuo percorso artistico, dove si colloca, cosa ha aggiunto al tuo processo creativo?

MP: Ogni mio progetto ha strettamente a che fare con lo spazio e il tempo per il quale viene concepito e in questo caso in modo particolare, viste le forti connotazioni di Edicola Radetzky. Lavorare a Blind Date mi ha dato la possibilità di poter utilizzare i materiali in modo ancora diverso e nuovo rispetto a prima, il mio interesse per le molteplici identità che ogni singolo materiale può avere è una parte molto importante della mia pratica e della mia ricerca.  Ho progettato ed eseguito il lavoro un po’ diversamente rispetto al solito, ho infatti creato un oggetto, una catena, e l’ho poi utilizzata come mezzo per costruire una cosa diversa da se stessa. Credo che questo sia una nuova possibilità.

Blind Date, Marta Pierobon, Edicola Radetzky Milano (foto Maurangelo Quagliarella), installation's view
Blind Date, Marta Pierobon, Edicola Radetzky Milano (foto Maurangelo Quagliarella), installation’s view
Blind Date, Marta Pierobon, Edicola Radetzky Milano (foto Maurangelo Quagliarella), installation's view
Blind Date, Marta Pierobon, Edicola Radetzky Milano (foto Maurangelo Quagliarella), installation’s view