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I (never) explain #24 – Marco Raparelli

Spesso il mio lavoro è focalizzato sull’attenzione della società circostante partendo dall’osservazione dell’uomo in tutti i suoi aspetti, vita quotidiana, tick, luoghi comuni, situazioni banali della vita di tutti i giorni, situazioni drammatiche o surreali. Nella mia produzione di immagini...

Marco Raparelli, The Others, 2013, inchiostro su carta, cm 21x29, Courtesy dell'artista e della Galleria Umberto di Marino, Napoli (detail)
Marco Raparelli, The Others, 2013, inchiostro su carta, cm 21×29, Courtesy dell’artista e della Galleria Umberto di Marino, Napoli (detail)

Spesso il mio lavoro è focalizzato sull’attenzione della società circostante partendo dall’osservazione dell’uomo in tutti i suoi aspetti, vita quotidiana, tick, luoghi comuni, situazioni banali della vita di tutti i giorni, situazioni drammatiche o surreali. Nella mia produzione di immagini è presente il disegno e l’illustrazione, attraverso questo mezzo cerco una forma non realistica, filtrata da un mio personale modo di vedere le cose; si potrebbe parlare di un disegno non accademico che include errori. Molto spesso questi disegni sono supportati dalla scrittura che serve a rafforzare dei pensieri o a evocare possibili altre storie.

La scrittura diventa nei miei lavori parte integrante dell’aspetto formale e serve per costruire un rapporto comunicativo ed emozionale con lo spettatore, o, in altri casi, a spostare l’attenzione su differenti livelli di lettura.
I miei lavori rispondono ad un’urgenza comunicativa molto forte, dove l’opera non è silenziosa ma tenta un dialogo con chi guarda. Per questo motivo mi interessa parlare anche ad altre comunità, non solo quella artistica.

Marco Raparelli, The Others, 2013, inchiostro su carta, cm 21x29, Courtesy dell'artista e della Galleria Umberto di Marino, Napoli
Marco Raparelli, The Others, 2013, inchiostro su carta, cm 21×29, Courtesy dell’artista e della Galleria Umberto di Marino, Napoli

Questo disegno in particolare, rappresenta due personaggi, due esseri umani di colore e razza diversa, sono uguali e provengono dallo stesso ceppo, cioè quello umano, ma tra loro risuonano in modo diverso. Il messaggio è dichiaratamente antirazzista e allo stesso tempo accetta la condizione di imperfezione che è tipica della nostra natura. Molto spesso i miei lavori possono sembrare apparentemente ironici ma sono uno specchio del mondo reale, quello che appare scontato non lo è affatto e spesso dentro all’ironia si cela una malinconica drammaticità.

Il disegno che ho scelto di raccontare non è dei più recenti, ma in qualche modo lo ritengo rappresentativo del momento che stiamo attraversando in Italia, tra razzismo e demagogia politica, senza entrare troppo in una polemica politica che non mi appartiene: il mio lavoro non pretende di cambiare le coscienze o il mondo, io il mondo lo osservo, lo comprendo, lo accetto, ma con consapevolezza.

“La gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto” (Charles Bukowski).

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I (never) explain è una rubrica a cura di Irene Sofia Comi