ATP DIARY

I (NEVER) EXPLAIN #139 — Thomas Braida

Artista selezionato da Simona Squadrito* Non ne parliamo Dipingere è per me semplificare la realtà. Nel parlare di un mio quadro provo un leggero fastidio, mi fa sentire un po’ ipocrita, la trovo un’ineffabile fregatura.Potrei però provare a mettere delle parole una dopo l’altra e vedere che effetto fa. I titoli contano e cosa dipingi è molto importante. Cristalli tuoi […]

Thomas Braida, “cristalli tuoi, brillantezza mia”, 2021, olio su tela, 90 x 140 cm. www.opfot.com 
Dettaglio – Thomas Braida, “cristalli tuoi, brillantezza mia”, 2021, olio su tela, 90 x 140 cm. www.opfot.com 

Artista selezionato da Simona Squadrito*

Non ne parliamo

Dipingere è per me semplificare la realtà.

Nel parlare di un mio quadro provo un leggero fastidio, mi fa sentire un po’ ipocrita, la trovo un’ineffabile fregatura.
Potrei però provare a mettere delle parole una dopo l’altra e vedere che effetto fa.

I titoli contano e cosa dipingi è molto importante. 
Cristalli tuoi brillantezza mia (2021) è un lavoro che parla di una cena, di chi siamo noi e di chi sono loro: dei cristalli, dell’alcool e della brillantezza dentro ognuno di noi. 
Contemporaneamente a questo dipinto ho realizzato Where the sun fall asleep (2021), in pratica un Sole caduto. 
Cosa intendo, non lo so. Forse i Soli cadono prima o poi. 
Guardandolo mi vengono in mente due parole: eliocentrismo e metafisica, ma forse è meglio non dire niente. Il Sole qui brilla ancora però.
Arbre magique (2022), un’opera finita di recente, ma iniziata nello stesso periodo, prova a descrivere la puzza, gli odori forti, come le ascelle del vicino di treno in agosto. Tutte quelle cose che cerchiamo di nascondere, per esempio con il deodorante. Su questa tela ci sono teschi putrefatti, l’olezzo è nascosto da un “arbre magique”, che in teoria dovrebbe bastare.
Dietro un muro di teschi si intravede un deserto.
Le ascelle parlano, i teschi forse no. Le cose che abbiamo da nascondere – come la vergogna o la lanetta dell’ombelico – in mezzo al deserto o nella solitudine, contano poco. 
I sentimenti sì cristallizzano e rifrangono la solitudine come la luce sui bicchieri di cristallo.
Mentre dipingi sei solo. Sperimenti una piccola morte in ogni quadro. 
I morti in mare, o ancora prima in Libia, nei deserti, non puzzano, sono lontani, non li puoi vedere, ma ci sono. Schiere di teschi decomposti si confondono con quadri mai fatti, solitudini mai affrontate. Ci vuole coraggio, credo sia un mio dovere dipingerli.
Anche se non sono il primo a non affrontare la realtà dipingendo, la morte la vedo e vedo la paura, un’ombra negli occhi di tutti che ci spinge a respingere la realtà. 
La paura è un muro, una barricata che ci protegge ma che ci rende soli e indifesi. 
Per questo motivo costruiamo sbarre, muri alti e vi appendiamo i nostri alberelli profumati. 
È difficile per me parlare solo di un mio lavoro, in quanto ogni lavoro sì attorciglia con tutti gli altri, forma una mescolanza inscindibile con le parole. Solo con il pennello riesco a dividere e sezionare le idee.
Dipingere pulisce, scava e pulisce. Rende brillanti cose terribili senza renderle belle, fa luce nel nostro e nel tuo buio.
Sì cammina per i boschi, nelle grotte, nelle torbe, con odori acri di palude, letame e pantofole, ci si sporca le mani, niente di così pericoloso.
Alla fine crei un oggettino brillante, una scintilla, questo è il dono, niente più.

Chiedo scusa per le stronzate e ringrazio tutti quelli che non ne vogliono parlare e non lo fanno mai.

Dettaglio, Thomas Braida, “arbre magique”, 2022, olio su tela, 200 x 160 cm. www.opfot.com 
Thomas Braida, “where the sun falls asleep”, 2020, olio su tela, 190 x 140 cm. www.opfot.com 
Dettaglio, Thomas Braida, “where the sun falls asleep”, 2020, olio su tela, 190 x 140 cm. www.opfot.com 

Ha collaborato Simona Squadrito*
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I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.

Hanno contribuito alla rubrica Zoe De Luca, Simona Squadrito e Irene Sofia Comi