Testo di Irene Bagnara —
La collettiva Stanze presentata da Marignana Arte declina il tema del limite in termini geografici e culturali. Continuando l’indagine sul rapporto fra opera e spazio espositivo iniziata nei progetti precedenti, la mostra mette in comunicazione, in ciascuna sala, una coppia di artisti, innescando un dialogo sulle categorie linguistiche e iconografiche che caratterizzano l’Occidente mediterraneo: i confini fisici e immateriali dell’abitare nel caso del confronto fra il duo Bianco-Valente e Donatella Spaziani; la tecnica e la sequenza di gesti che le sono propri in Bergquist e Marco Maria Zanin; infine, la storia dell’arte e la valenza semantica dell’immagine indagate da Serena Fineschi e Quayola. Stanziamento e trasgressione dei confini, permanenza e nomadismo sono affrontati dagli artisti in senso culturale – prendendo atto dell’ibridazione propria delle categorie concettuali con cui ci identifichiamo –, in senso fisico – nel rapporto col il nostro corpo e con i confini geografici del territorio a cui dichiariamo di appartenere – e infine come dato artistico, ricalcante il ruolo dell’immagine all’interno dell’esposizione: essa sosta ma ingaggia al contempo un rapporto con ciò che la circonda; si imprime stabilmente sulla retina del fruitore che tuttavia la porta via con sé.
La project room di Marignana ospita Landing, la personale del pittore siciliano Giuseppe Adamo, la cui pratica si concentra sulle qualità intrinseche del colore acrilico e sulla dicotomia propria della pittura fra figurazione e astrazione, trasposizione metaforica e imitazione. Il curatore Massimo Mattioli ci propone una selezione di sei lavori in cui a una texture visivamente ruvida e organica si contrappone una superficie levigatissima, quasi sintetica. Quello che esperiamo è dunque un cortocircuito percettivo, in cui, come afferma Mattioli, nell’esperire la superficie “la vista si sostituisce al tatto”.
La percezione e il valore estetico e concettuale della sinestesia sono la chiave portante dell’incontro fra Christian Fogarolli e Michele Spanghero, protagonisti della mostra ospitata dalla Galleria Alberta Pane. In Recent Works vengono esposti i lavori più recenti come punto d’approdo di un percorso decennale che ha portato i due artisti a inserirsi in modo maturo nel panorama artistico internazionale. Caratterizzati entrambi da un’estetica minimalista, asciutta, priva di inutili sovrastrutture, Fogarolli e Spanghero sono accomunati da un approccio razionale, quasi scientifico alla pratica e produzione artistica.
Il primo indaga il rapporto fra arti visive e scienza, evidenziando attraverso installazioni ambientali, fotografie, sculture e video, l’uso che le discipline scientifiche hanno fatto della tecnica artistica per progredire e svilupparsi. Spanghero è interessato invece al rapporto fra arte e suono. In un mondo affollato di dati, l’artista lavora per sottrazione, tentando di isolare frammenti a cui conferisce un nuovo valore semantico. Da questa rielaborazione dell’esistente emergono fotografie, sculture e suoni che hanno il precipuo scopo di coinvolgere direttamente lo spettatore, alterando impercettibilmente le sue sensazioni.
Galleria Michela Rizzo propone una monografica su uno dei più decisivi pittori veneziani del secondo Novecento, Saverio Rampin. È interessante la scelta di non concentrarsi sulla produzione degli anni Cinquanta e Sessanta, fortemente influenzata dall’incontro con Tancredi Parmeggiani e Ennio Finzi, e caratterizzata da una poetica sospesa fra Informale e Spazialismo, ma di focalizzare l’attenzione sul periodo successivo. Il decennio 1970-80 rappresenta per Rampin un momento decisivo verso la consolidazione di un linguaggio autonomo, contraddistinto dall’uso del colore come fonte luminosa che squarcia la superficie pittorica. Attraverso una selezione di opere su carta e su tela, diventa perspicuo il passaggio a campiture più larghe e distese, a composizioni geometriche sempre meno rigorose e più dinamiche, instabili, vibranti, che sfruttano le diverse texture date dalla stesura del colore per apparire vive, quasi la trasposizione non figurativa ma concettuale e spirituale di elementi naturali.
Che l’arte abbia avuto in passato il ruolo di documentare, descrivere e criticare la contemporaneità socio-politica è un dato storico di per sé evidente agli occhi di noi posteri. Che mantenga questa funzione nel presente è argomento di discussione; che la debba conservare anche per il futuro è di sicuro un ottimo augurio e al tempo stesso un invito e un impegno. Ed è forse proprio questa l’idea alla base de Il disegno politico italiano, collettiva che raccoglie i contributi di più di quaranta giovani artisti proposta dallo spazio A plus A (abbiamo deciso di inserirlo nel panorama delle proposte veneziane, anche se non fa più parte del del network Gallery Weekend in Venice). La forma scelta è quella del disegno, adatto, per la sua rapidità, asciuttezza e continua estendibilità, a registrare i graduali e talvolta improvvisi mutamenti politici e sociali. Abbandonando l’idea di storia come continuo e progressivo avanzamento verso il meglio, in virtù di una comprensione relativizzata, molteplice, discordante e cacofonica del fluire del tempo inteso come catastrofe, i lavori e il dialogo che essi instaurano contribuiscono a delineare la delicata e complessa situazione che l’Italia, da sempre cassa di risonanza e, per certi versi, incubatore di fenomeni e tendenze internazionali, sta attraversando. Molte sono le questioni affrontate dagli artisti: la crisi della congiuntura politico-economica fra capitalismo e neo-liberalismo (Nordio), l’offuscamento del confine fra realtà e finzione (Tadiello), la manipolazione mediatica (Beraha) e l’emarginazione sessuale (Mazzoli) come strumento di propaganda.
L’arte – e in particolar modo il disegno – diventa la lente d’ingrandimento frantumata attraverso cui guardare il mondo, facendone emergere le contraddizioni, i tratti salienti, la complessità. Questo vale tanto per la singola mostra, quanto per la visione d’insieme.
Stanze
Mats Bergquist, Bianco Valente, Serena Fineschi, Davide Quayola, Donatella Spaziani, Marco Maria Zanin.
A cura di Ilaria Bignotti e Maria Savarese
Dal 9 febbraio al 20 aprile 2019
Marignana Arte
Landing
Giuseppe Adamo
A cura di Massimo Mattioli
Dal 23 marzo al 20 aprile 2019
Project Room, Marignana Arte
Recent Works
Christian Fogarolli, Michele Spanghero
Dal 23 marzo al 20 aprile 2019
Galleria Alberta Pane
Pensai il colore, guardai il sole
Saverio Rampin.
A cura di Davide Ferri
Dal 23 marzo al 1 maggio 2019
Galleria Michela Rizzo
Il disegno politico italiano
Rebecca Agnes, Paola Angelini, Federico Antonini, Ruth Beraha, Riccardo Beretta, Alvise Bittente, Calori & Maillard, Alice Cattaneo, Lia Cecchin, Guendalina Cerruti, Alessio D’Ellena, Fabio De Meo, Barbara De Vivi, Chiara Enzo, Roberto Fassone, Valentina Furian, Enej Gala, Riccardo Giacconi e Andrea Morbio, Gli Impresari, Marco Gobbi, Gabriele Longega, Iva Lulashi, Beatrice Marchi, Silvia Mariotti, Corinne Mazzoli, Rebecca Moccia, Ryts Monet, Caterina Morigi, Francesco Nordio, Francesco Pozzato, Barbara Prenka, Paolo Pretolani, Anila Rubiku, Alberto Scodro, Miriam Secco, Davide Sgambaro, Matteo Stocco, g.olmo stuppia, Alberto Tadiello, Sulltane Tusha, Lucia Veronesi.
Dal 19 gennaio al 14 aprile 2019
Galleria A plus A