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Dana Lok e l’ambiguità della visione

— [nemus_slider id=”65034″] English text below Scompone lo spazio e lo fa deflagrare in una molteplicità di superfici. Mutando supporti, tecniche e formati, la giovane artista americana Dana Lok presenta Soft Fact alla galleria Clima di Milano (fino al 22...

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Scompone lo spazio e lo fa deflagrare in una molteplicità di superfici. Mutando supporti, tecniche e formati, la giovane artista americana Dana Lok presenta Soft Fact alla galleria Clima di Milano (fino al 22 aprile). I toni sono delicati, l’immaginario è in bilico tra frammenti di visioni bucoliche e atmosfere ‘dark’ dove ombre e luci, come lo spazio e le forme che lo sostanziano, diventano parte integrante della stessa narrazione pittorica.

I continui rimandi che l’artista tesse nel meccanismo-mostra sono compositi e sembrano seguire un misterioso gioco di specchi. Doppiezza, specularità, copie e richiami formali sono rintracciabili nella selezione di opere, a partire dalla grande tela scenografica della seconda stanza, “Soft Grove” (2017). Come una quinta teatrale, l’artista dipinge la visione che potremmo avere da una finestra. I piani prospettici, ben rappresentati dal tipo di ombreggiatura e dalle accademiche tecniche di organizzazione spaziale della profondità, ci mostrano una foresta stilizzata nel cui fondo si intravedono –  ingannevoli – le ombre degli stessi alberi. L’artificialità di questa foresta ‘addomesticata’ si ripercuote anche nelle piccole tele della prima stanza, dove, in piccole dimensioni, la stessa foresta viene ingabbiata da quella che è la tipica struttura dell’assonometria: il procedimento di geometria descrittiva per rappresentare su un piano la visione d’insieme di un oggetto. In “Assume (Take)” e “Assume (Say)”, entrambi del 2017, l’artista inscatola la foresta-visione dentro un arco, trasformandola, da scena ordinata nella bidimensionalità, in un solido tridimensionale. Con un’attitudine analitica Dana Lok sviscera la visione di un archetipo, in questo caso una foresta, per poi analizzarlo, scomporlo, ricomporlo come fosse uno studio meticoloso del procedimento visivo.

Sempre nella prima stanza, ci sono anche due pastelli dove ai giochi prospettici si alterna una ricerca più incentrata sull’ambiguità della visione. Penso al pastello “Double Bunny” (2017), dove due conigli bianchi sono rappresentati perfettamente simili, come fossero due frame sovrapposti e proiettati nello stesso istante. A coronare un percorso votato alla capacità visiva di comporre e scomporre la vista di una stessa immagine rappresentata da diversi punti di vista, vi è una serie di opere su carta. Dalla vista al tatto, l’artista ‘digita’, forse, il percorso che l’occhio ha compiuto nelle superfici delle sue opere. Potremmo immaginare un visionario connubio tra la pupilla e un polpastrello, dove quest’ultimo, obbediente, percorre l’andirivieni del foro ottico. Il risultato è una fitta trama di segni gestuali a carboncino che, grazie alla pressione sulla carta, rivelano delle lievi forme geometriche. 

Ritorniamo ancora nel labirintico meccanismo costruito dall’artista che smaschera come la natura stessa della rappresentazione spaziale altro non è che un costrutto artificiale.  

Dana Lok, Soft Fact -  Installation view - photos: Marco Davolio
Dana Lok, Soft Fact – Installation view – photos: Marco Davolio

Soft Fact — Dana Lok

Clima, Milan
Until April 22, 2017

In this exhibition, a forest landscape becomes the stage for a play of flatness and depth, surface and content, point of view and vista. In a continued exploration of painting as a theater set, Lok’s new work probes the relationship between illusion and fact in pictorial space. Some works in this show offer a tilted perspective of a painted landscape to reveal the particularity of the stance a viewer must maintain in order to preserve a painting’s pictorial depth. Such a perspective is not unlike the perfect view of a play from front and center theater seats.
Taken together, the paintings and drawings in this show entertain the idea that pictures can have properties usually attributed to statements: they can be true or false, they can mislead, and they can make promises. Here, an image of a light-filled grove becomes an assertion or argument that presents only selective evidence to support its claims of distance, depth and light.
In Soft Fact, images and assertions have weight, volume and texture—they are things to encounter with both visual and haptic senses. Fingerprints stand as evidence of tactile investigation or entitled possession. The objects touched are plush, luminous, duplicitous, impossible.

Dana Lok (b. in Pennsylvania, USA) lives and works in New York. She received her MFA from Columbia University, New York in 2015 and her BFA from Carnegie Mellon University, Pittsburgh in 2011. Recent exhibitions: The Set of All Sets, solo exhibition, CHEWDAY’S, London; A night out of town, Clima, Milan; In Place Of, Miguel Abreu Gallery, New York; The Crack Up, Room East Gallery, New York; Floating Point, Judith Charles Gallery, New York and The Columbia MFA Thesis Exhibition, Fisher Landau Center for Art, New York. Lok was included in New American Paintings, Northeast Issue #128, curated by Laura Phipps.

Dana Lok, Forest Floor, 2017 - Pastel on paper, 40 x 40 cm - photos: Marco Davolio – Courtesy Clima Milan
Dana Lok, Forest Floor, 2017 – Pastel on paper, 40 x 40 cm – photos: Marco Davolio – Courtesy Clima Milan
Dana Lok, Assume (Take), 2017, Oil on canvas, 68 x 65 cm - Photos: Marco Davolio – Courtesy Clima Milan
Dana Lok, Assume (Take), 2017, Oil on canvas, 68 x 65 cm – Photos: Marco Davolio – Courtesy Clima Milan
Dana Lok, Rubbing (Impossible Object) II, 2017 - Charcoal on paper, 94 x 63.5 cm - Phtos: Marco Davolio – Courtesy Clima Milan
Dana Lok, Rubbing (Impossible Object) II, 2017 – Charcoal on paper, 94 x 63.5 cm – Phtos: Marco Davolio – Courtesy Clima Milan