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Anna Franceschini / Locus Contemporary / Bergamo

TO KNOW A THING YOU MUST CALL IT BY ITS NAME- PART 1 – 16 mm film transferred to digital, 2 channels installation, dimensions variable, color-mute, 2011 Realized with the support of Pietro Torrigiani Malaspina and Maddalena Fossombroni Courtesy: Pietro...

TO KNOW A THING YOU MUST CALL IT BY ITS NAME- PART 1 – 16 mm film transferred to digital, 2 channels installation, dimensions variable, color-mute, 2011
Realized with the support of Pietro Torrigiani Malaspina and Maddalena Fossombroni Courtesy: Pietro Torrigiani Malaspina and Maddalena Fossombroni
FRAGMENT 16mm film transferred to digital, color – mute, 2011 – Produced with the support of Pietro Torrigiani Malaspina and Maddalena Fossombroni- Florence
Courtesy: the Artist and Galleria Vistamare/Benedetta Spalletti

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“Per Contemporary Locus ho deciso di portare un lavoro tratto da materiali girati a Fosdinovo, quando ero in residenza al Castello Malaspina.
La cannoniera di San Giacomo mi è sembrata un po’ una grande sala cinematografica (deformazione professionale?) e volevo evitare l’effetto ‘sala’ a tutti costi! Da subito ho avuto la sensazione di voler demolire o buttare giù qualche pezzo di quelle solide pareti, ma di farlo con un po’ di leggerezza.
Avevo in archivio dei filmati di polvere di marmo, su un fondo buio, pulviscolo luminoso, e poi delle riprese di marmi istoriati ma rotti e fatti a pezzi, anch’essi avvolti in un atmosfera un po’ polvero-luminescente.
Ho provato  a proiettare questi materiali nella cannoniera e, teoricamente, funzionavano, il problema era il riquadro superpreciso dato dal proiettore, che imprigiona le immagini in un rettangolone bello netto.
Abbiamo lavorato su dei mascherini da applicare ai proiettori, che lasciano le immagini libere di sfumare e di confondersi con le superfici di proiezione. A questo punto, sì, si creano delle vere e proprie spaccature nella solidità della roccia e i filmati, più che esser proiettati, un po’ danno la sensazione di  ‘trasudare’ dai muri.
Ho lavorato sulla una idea di destrutturazione ‘magica’ dello spazio, anche in dialogo con il lavoro di Steve Piccolo, che parla di ‘tane’, tesori’ e ‘nascondigli’.
Ho cercato di creare delle ‘porte’ verso il suo lavoro e verso una dimensione e un tempo differenti.
Senza dimenticare che in effetti nella cannoniera, durante la guerra, sono stati effettivamente nascosti dei tesori, delle opere d’arte e dei documenti importanti.”

Anna Franceschini

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La Cannoniera di San Giacomo, dapprima rifugio militare, poi utilizzata come deposito di valori e opere d’arte durante la seconda guerra mondiale, apre le sue porte all’arte: la sua vasta e profonda struttura interna, sia in blocchi di pietra sia in cemento, caratterizza il luogo come spazio misterioso e segreto, difficile da decifrare e percepire nella sua interezza e per questo di potente suggestione.
Anna Franceschini e Steve Piccolo sono gli artisti invitati a operare all’interno della Cannoniera di San Giacomo per proporre una dimensione di svelamento attraverso percezioni distinte nel visitatore che con passi incerti si addentrerà nello spazio buio e segreto della Cannoniera per il progetto contemporary locus 2.
La compresenza di Franceschini e Piccolo in contemporary locus 2 vuole essere la seconda testimonianza contemporanea – dopo Huma Bhabha e Francesco Carone – di culture e pratiche artistiche differenti, unite nella costruzione di un percorso dentro la spazialità oscura e segreta di un luogo sconosciuto.

contemporary locus 2 – Anna Franceschini e Steve Piccolo
Cannoniera di San Giacomo, Bergamo
Via Sant’Alessandro – incrocio Via Tre Armi, Città Alta, Bergamo
fino al 9 settembre 2012