L’atavica dicotomia uomo-animale, le inesauribili capacità immaginative del subconscio e l’esaltazione delle pulsioni più profonde della psiche sono solo alcuni dei temi che convergono nell’opera d’arte totale Il Bestiario della Terra di Yuval Avital (Gerusalemme, 1977), progetto immaginifico protagonista della programmazione per l’anno 2022 di Reggio Parma Festival, prodotto e condiviso in stretto contatto con i suoi soci fondatori, la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, la Fondazione Teatro Due di Parma e la Fondazione Teatro Regio di Parma. Il palinsesto si articola in sette tappe ambientate in diversi luoghi delle città di Parma e Reggio Emilia, tra mostre, installazioni site-specific e ambienti immersivi. Il risultato è un affresco sinestetico diramato in tutti i linguaggi dell’arte: pittura, scultura, fotografia, video, danza, performance e musica si intrecciano senza soluzione di continuità, producendo esperienze totalizzanti, connesse tra loro in una narrazione allegorica che si rifà agli archetipi della vita e al legame inscindibile tra uomo e animale. Il titolo richiama i bestiari medievali, manoscritti in cui si dava un’interpretazione allegorica dell’aspetto e del comportamento di animali veri e fantastici. Tutto comincia dal caldo abbraccio del grembo materno. Il Canto dello Zooforo (fino al 9 ottobre) alla Casa del Suono di Parma è un’“installazione icono-sonora” (secondo una definizione coniata dall’artista) composta da centinaia di metri di tessuto tinto a mano, affastellati a formare una tenda maestosa che si sviluppa nella verticalità della Chiesa di Santa Elisabetta. L’ambiente è pervaso di suoni e di canti: all’interno della tenda si riverberano i versi degli animali dei bassorilievi dello Zooforo nel Battistero di Parma di Benedetto Antelami, interpretati dai bambini della scuola comunale dell’infanzia Ernesto Balducci di Reggio Emilia; all’esterno, invece, si può sentire una composizione dell’artista, ispirata al Cantico delle Creature di San Francesco ed eseguita dal coro di voci bianche del Teatro Regio di Parma. La Casa del Suono diventa così la culla primigenia delle voci di tutto il Creato.
Alla nascita segue l’infanzia, che fa del gioco e dello stupore le proprie porte di accesso agli stimoli del mondo. Anatomie squisite (fino al 27 novembre) ai Musei Civici di Reggio Emilia squaderna un paesaggio interiore saturo di suggestioni, nella forma di un grande assemblage di opere pittoriche e scultoree dell’artista insieme ad animali impagliati, oggetti e reperti archeologici facenti parte della collezione di Lazzaro Spallanzani, biologo settecentesco pioniere della fecondazione artificiale. Una ventina di Cadavres exquis a due e tre dimensioni, ispirati all’omonima pratica surrealista, visualizzano il gioco di libere associazioni condotto dalla mente nell’atto della creazione. Questi lavori sono giustapposti ad una serie di disegni prodotti dalla figlia dell’artista e agli animali in tassidermia (spesso essi stessi dotati di anomalie corporee o ibridazioni condotte in laboratorio), che si animano e si assemblano assieme agli oggetti più vari in creature chimeriche, in cui il confine tra natura e artificio si fa labile. La sala principale, ambiente organico attraversato da tubi venerei, ospita alcune Composizioni materiche: una struttura di sgabelli collassata su se stessa diventa il rifugio di una famiglia di ermellini, alcune bambole danzano sul dorso di un capodoglio, una dozzina di animali disquisisce attorno ad una tavola imbandita. Nelle sale laterali affolla le vetrine una rassegna di creature oniriche; tra queste, due quadrupedi i cui corpi sono bare dalle bocche irte di denti. I Cadavres exquis di Avital sono stati trasposti, in un vero e proprio salto alla scala monumentale, in un murales di 80 x 10 m realizzato al Magazzino Farmacie Comunali Riunite di Reggio Emilia, in collaborazione con il writer Simone Ferrarini.
Lessico animale. Prologo (fino al 16 ottobre) all’APE Museo di Parma è la terza tappa esistenziale del Bestiario, corrispondente all’adolescenza: di nuovo un terreno di scontro tra la razionalità umana e le pulsioni dell’animalità. Yuval Avital ha coinvolto diciannove attori del Corso di Alta Formazione Casa degli Artisti del Teatro Due di Parma in un percorso iniziatico che richiama reconditi riti misterici: nelle parole dell’artista, “un invito a liberarsi dal dominio del domani, a vivere in pienezza il momento presente, ad accettare e abbracciare la propria vulnerabilità viscerale”. Quaranta esercizi corrispondenti ad altrettante azioni performative individuali inducono a rinnovare le proprie esperienze percettive e a impegnarsi in posture e comportamenti catartici. È il seme di un lessico primordiale, da cui scaturiscono greggi e branchi di predatori, pronti a scontrarsi per la sopravvivenza. Ogni mattina per sei giorni gli attori entrano nella Sala della trasformazione: nell’arco della giornata, gradualmente, la bestialità emerge, fino a vincere ogni resistenza al tramonto. Sorgono stambecchi, gatti, corvi, cinghiali, leoni, conigli, pecore, lupi. I loro corpi sono coperti di pigmenti naturali, di argilla e di cenere. Un verme striscia per terra, un asino è condannato a tirare il mulino e dopo due ore ha introiettato la sua natura di bestia da soma al punto da lasciarsi andare ad un raglio di spaesamento e di disperazione. Il sesto giorno gli attori indossano maschere animalesche, a suggellare il compimento del rituale. La mostra, curata da Cristiano Leone, documenta i sei giorni di lavoro collettivo (svoltisi nel mese di maggio 2022) con foto, video e interviste agli attori ed espone come un’installazione ambientale la sala che ospitava le metamorfosi, oltre a presentare delle sculture frutto dei calchi dei corpi degli attori eseguiti durante la performance. Tutta l’operazione è presentata come il prologo di un processo ancora in corso di sviluppo, che estenderà la sua portata ad altre sedi in nuove forme.
Persona a Palazzo Marchi a Parma (fino al 30 ottobre) rappresenta l’approdo alla maturità, che corrisponde all’ingresso ufficiale nella società. Per questo l’itinerario concepito nelle stanze del piano nobile del palazzo settecentesco di proprietà della famiglia Marchi presenta una serie di installazioni che si aprono dal microcosmo dell’intimità a temi sociali che interessano la collettività. Ad esempio, Lullabies for the land (2022) è un’opera sonora prodotta grazie alla collaborazione di madri ucraine che hanno inviato all’artista registrazioni delle ninnenanne cantate ai loro figli (il suono fuoriesce da una culla settecentesca), secondo l’idea poetica che il canto di una madre possa ristorare il mondo e l’umanità. In La sala dell’esodo (2022) una moltitudine di figurine di vari materiali, facenti parte della collezione del palazzo, incede su un tappeto decorato da un motivo di maschere, ma la fatica del cammino sarà ripagata dall’ascensione, dato che la parte finale del tappeto è sostenuta verticalmente da una scala. Il percorso si conclude nella sala delle feste, in cui sono allestite le Maschere sonore (2019). I volti, tutti diversi nella forma, si dispongono al centro e lungo il perimetro della sala: dalle loro bocche scaturisce una Babele di voci dissonanti e incomprensibili. La parola “persona” deriva dal latino “personare”, crasi di “per” (“attraverso”) e “sonare” (“risuonare”), in riferimento agli attori del teatro classico che sul palcoscenico parlavano attraverso un’effigie lignea: ogni individuo indossa una maschera che cela gelosamente la vera essenza del suo Io, sempre invisibile al prossimo.
Nei Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia si ambienta la tappa finale del percorso. La mostra Membrane (fino al 13 novembre), a cura di Marina Dacci, prende la forma di un cammino a ritroso per ritrovare il contatto con la terra e con le memorie ancestrali. Al primo piano, pitture e sculture materiche, prodotti dell’inconscio più profondo, raccontano la discesa nei meandri della psiche e la conseguente riemersione. Tre sculture composte da tubi (Singing tubes, 2021) si pongono all’inizio, al centro e al termine del percorso. Apre l’itinerario un cammello, viaggiatore indefesso nonostante il fardello che è condannato a portare con sé; al centro sta il cuore, la meta del processo di scavo interiore, da cui inizia la risalita; nell’ultima sala si trova un mammut, animale saggio che rappresenta l’ottenimento di una nuova consapevolezza a fronte dell’esperienza esistenziale appena compiuta. Dalle tubature fuoriescono sonorità che risalgono dagli abissi, con lunghe pause di silenzio che inducono alla meditazione. I dipinti delle prime sale, carichi di materia pittorica, mostrano volti stravolti da angosce inenarrabili, ma superato il cuore cedono il passo a placide figure angelicate. Al piano superiore, il grande opus Foreign Bodies mette in scena l’affanno degli esseri umani nel tentativo di ricongiungersi con la Madre Terra, che ormai li ha disconosciuti. Il progetto, sviluppatosi nell’arco di sei anni in diversi territori della Svizzera, della Germania e dell’Emilia, prende la forma di una rassegna di fotografie e di un “polittico icono-sonoro” a 14 canali video che mostrano, immersi nel paesaggio, i corpi nudi dei performer compressi o dilatati in posture che ricordano forme naturali: utopici tentativi di degradarsi in terra, roccia e fango per annullarsi nei fiumi e nelle foreste.
L’apice della meta-opera visionaria di Yuval Avital è il Mostrario, una rassegna di eventi multidisciplinari al confine tra teatro, installazione e performance che trasfigurerà in mondi onirici gli ambienti del Teatro Regio (18, 19 e 20 novembre) e del Teatro Due (2, 3 e 4 dicembre) di Parma e quelli del Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia (10 e 11 dicembre). I visitatori si muoveranno liberamente tra il foyer e il palcoscenico, tra i sotterranei e i ballatoi, per assistere a dinamiche corali condotte da musicisti, cantanti, attori e ballerini (tra cui il baritono Nicholas Isherwood e l’étoile Toni Candeloro), in un totale di diciotto ambientazioni che portano ad uno stadio ulteriore l’indagine sulle relazioni tra la natura umana e quella animale, condotta sin dalle prime tappe del Bestiario. Avital concepisce quadri immaginifici che richiamano e scompaginano il repertorio dei miti classici: le Sirene, gli Sciapodi, il gigante Argos, Medusa, il dio celtico Cernunnos e il Golem ebraico. Un labirinto di oltre 150 m, con le pareti interamente dipinte, costituirà il Lungo corridoio dell’Uomo nero al Teatro Due, mentre al Teatro Municipale Valli si susseguiranno la Città dei Peluche, la Sala della Vipera e dei Vermi giganti, il Giardino segreto dei Conigli. Mondi reconditi riposti all’interno di altri mondi, in una vertigine di scatole cinesi gremite di creature fantastiche, filiazioni dirette della visionarietà dei bestiari medievali.