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XNL Aperto 2024 | Piacenza

Giunge alla sua terza edizione la rassegna di mostre ed eventi diffuse sul territorio piacentino, che vede anche la conclusione del ciclo di mostre "Sul guardare" curate da Paola Nicolin.
Installation views, Sul Guardare Atto 4° / Valentina Furian, Notti bianche. 2024 | Courtesy l’artista, Galleria UNA e XNL Piacenza. Ph. Daniele Signaroldi.

Per il terzo anno consecutivo la città di Piacenza torna ad essere sede di un importante programma di mostre ed eventi di arte contemporanea diffuso sul territorio: XNL Aperto (dal 14 settembre), che ha come fulcro il centro culturale polifunzionale XNL Piacenza. Quest’anno aumentano gli spazi pubblici e privati che aderiscono all’iniziativa, distribuiti sia nel centro storico, sia in provincia. In occasione della conferenza stampa la curatrice Paola Nicolin ha tenuto a specificare che di anno in anno il programma si caratterizza per una sempre maggiore unità di intenti e che uno degli obiettivi del progetto è quello di restituire alla città i luoghi che appartengono alla sua storia, come avviene quest’anno per l’ex Consorzio Terrepadane che si trasforma in sede espositiva. Come ogni anno la grafica della manifestazione adotta e reinterpreta un simbolo della città: quest’anno tocca ai grandi monumenti equestri bronzei dello scultore seicentesco Francesco Mochi, situati in Piazza Cavalli. Il riferimento non è casuale, dato che anche una delle due mostre principali, situate negli spazi espositivi di XNL (fino al 6 gennaio 2025), dialoga strettamente con queste presenze iconiche. È il caso del progetto Notti bianche di Valentina Furian (Venezia, 1989), quarto e ultimo atto della serie Sul guardare dedicata da Paola Nicolin a opere conservate nelle collezioni dei musei cittadini o facenti parte, come in questo caso, del patrimonio artistico e culturale di Piacenza, “attivate” da interventi di artisti contemporanei. Il progetto è liberamente ispirato all’omonima serie televisiva di John Berger, concepita per la BBC nel 1971, e ha già visto intervenire nelle scorse edizioni Massimo Grimaldi (presso la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi) e Berlinde de Bruyckere, Carol Rama e Andrea Sala (in rapporto alla Diocesi di Piacenza-Bobbio). Il lavoro di Furian si caratterizza come una reinterpretazione della sua opera video Centauro, frutto di una residenza svolta dall’artista presso la Fundación PROA Buenos Aires, in collaborazione con la GAMeC di Bergamo nell’ambito di ON AIR Argentina Italy Residency Program. Quel primo lavoro nasceva da una riflessione sul concetto di addomesticamento e sulla relazione ibrida tra umano e animale che ne deriva, connessa all’immaginario mitologico del centauro e alla storia del Sudamerica: quando i coloni europei giunsero nel Nuovo Continente e si mostrarono agli indigeni a cavallo, apparvero come esseri mostruosi.

Valentina Furian, Centauro, 2023 – 2024, HD video, color, stereo sound, courtesy the artist. Prodotto da Fundación PROA, Buenos Aires e GAMeC, Bergamo nell’ambito del progetto di residenza ON AIR – Argentina-Italia Art Residency
Installation views, Sul Guardare Atto 4° / Valentina Furian, Notti bianche. 2024 | Courtesy l’artista, Galleria UNA e XNL Piacenza. Ph. Daniele Signaroldi.

Come ha spiegato l’artista, in questa sede il video è stato risignificato in rapporto con le presenze scultoree cittadine: “Ho guardato ai cavalli del Mochi come a sentinelle della città, prede che rinunciano al sonno per salvaguardare il branco. Notti bianche nasce da questa idea, dall’immagine del cavallo che si assopisce sulle quattro zampe con la necessità di stare all’erta. All’interno della mostra si vedono invece delle prede che hanno abbandonato il loro stato d’allerta e possono permettersi di riposare”. Nell’ambiente totalmente buio baluginano presenze animali e umane, un branco ibrido che anela al riposo tra i pericoli della notte. Accoglie perentoriamente lo spettatore Eclissi, un’opera video a due canali che mostra due occhi inespressivi, quelli della Testa di Medusa di Antonio Canova conservata al Museo Gipsoteca di Canova a Possagno: una sentinella che veglia sul branco con gli occhi dilatati e fissi, senza mai sbattere le palpebre. La ripresa frontale è restituita con un filtro rosso che richiama la dominante cromatica dei visori notturni, i quali permettono in questo modo di rendere l’occhio più ricettivo ai cambi di luminosità. Dopo aver superato il vaglio della sentinella, ci si approssima alla coppia di cavalli visibili rispettivamente in Centauro e in Diventare unica, due video specularmente disposti a ventaglio al centro dello spazio espositivo. Se in Centauro la ripresa ravvicinata e astraente evidenzia i movimenti nervosi e trattenuti dell’animale che è stato soggetto all’addomesticamento operato da una domatrice (visibile solo per alcuni istanti), in Diventare unica lo stesso cavallo assiste mansueto alla propria stessa dominazione e accetta di abbandonarsi ad uno stato che è sia di riposo che di rassegnazione.  Verso la parte terminale della sala, illuminati di verde (altro colore caratterizzante i visori notturni), si vedono due disegni ad acrilico su plexiglass di grande formato, dal titolo La nostra lunga notte: trattasi di abbozzi di cavalli addormentati, tracciati dall’artista ad occhi chiusi, immaginando i corpi degli animali presenti nei suoi film. L’attraversamento a tentoni nell’ambiente buio è avvolto dalla traccia audio di Centauro, restituita dall’interfono. Tornando sui propri passi, si incontra proprio sul supporto del tendaggio che copre l’uscita la stampa fotografica Mi svelano che sei un ibrido, che mostra, anch’esso ripreso nel buio della notte, un cavallo con gli occhi sbarrati dalla paura, che si scopre essere l’oggetto dello sguardo pietrificante di Medusa. È però anche un monito per lo spettatore che si accinge a lasciare la radura sicura in cui riposa il branco per tornare al mondo.

Installation views, Sul Guardare Atto 4° / Valentina Furian, Notti bianche. 2024 | Courtesy l’artista, Galleria UNA e XNL Piacenza. Ph. Daniele Signaroldi.

La seconda mostra ospitata da XNL, Out of the grid. Italian zine 1978-2000, si distingue nettamente nel formato espositivo da quella di Valentina Furian, dato che si connota come una mostra di ricerca incentrata sull’evoluzione del formato della fanzine e dell’editoria indipendente di controcultura in Italia nella fase storica conseguente alle lotte di movimento, che si conclude con il cambio di paradigma rappresentato dall’avvento dell’Internet 3.0, corrispondente alla transizione su altre piattaforme e l’adozione di nuovi linguaggi. Autrice di questa ricognizione, che ha avuto come primo esito una pubblicazione edita da Les presses du réel (2023), è l’artista e ricercatrice interdisciplinare Dafne Boggeri (Tortona, 1975), che per l’occasione ha pensato un percorso attraverso la selezione critica di cento zine proposta nel volume, in una sequenza di bacheche che permette di immergersi nel mondo dell’autoproduzione dei decenni presi in esame. Lo spazio espositivo è stato concepito in modo da consentire di ospitare anche eventi live, talk e proiezioni. Il ricco programma di mostre di XNL Aperto si dissemina poi nei tanti spazi aderenti. Si segnala innanzitutto la mostra Raccogliere cera sciolta, accendere nuove fiamme (a cura di Francesco Mochi e Pierluigi Montani), organizzata nel contesto della prima edizione del neonato progetto espositivo CONSORTIA all’interno degli spazi dell’ex Consorzio Terrepadane, gestito dall’associazione di artisti e architetti Tralaviaemiliaeluest. Gli enormi ambienti di conservazione dei prodotti (si parla di oltre 3200 metri quadrati di spazio espositivo) si prestano ad ospitare le opere di 33 artisti, alcuni piacentini affiliati all’Associazione e altri forestieri selezionati tramite un’open call, in un dialogo che è anche intergenerazionale.

Un altro caso in cui la mostra dialoga con un contesto molto connotato è quello della personale di Michele De Lucchi dal titolo Con le mani e con la mente. Quarant’anni di sperimentazione tra arte, design e architettura presso Volumnia, ospitata nell’ex chiesa di Sant’Agostino. In occasione di XNL Aperto la mostra si arricchisce delle produzioni di design di Gio Ponti, Franco Albini, Marco Zanuso, Carlo Scarpa, Osvaldo Borsani, Mario Ceroli; ne risultano inusuali assonanze e contrasti sul piano formali e cromatico rispetto all’impianto architettonico dell’edificio. Da UNA galleria è ospitata la personale di Adji Dieye (Milano, 1991) Chapter 1: May my vision be your present: da due installazioni autoportanti di metallo pendono tessuti su cui sono state impresse fotografie d’archivio di elementi architettonici di edifici del Senegal, Paese da cui proviene la famiglia dell’artista. La ricerca di Dieye parte da una reinterpretazione critica del Parallelismo Asimmetrico, un principio architettonico teorizzato dal primo presidente del Senegal Léopold Sédar Senghor. Oggetto dello sguardo dell’artista è pertanto la costruzione di un’identità nazionale che ha risvolti sul piano architettonico, in rapporto al modernismo internazionale. Completano la mostra dei dittici di dipinti che mettono in relazione gli edifici con i loro abitanti. Presso la sede di Fenestella / Associazione Amici dell’Arte, situata nel complesso architettonico della Galleria Ricci Oddi, è ospitata invece una rassegna di lavori di Diana Ejaita, Micaela Piñero, Alessandro Pessoli, Colter Jacobsen e Giles Bettison.

Qui l’elenco degli spazi aderenti (e qui il programma completo): Associazione Amici dell’Arte, Biffi Arte, Coil Art Motive, Corvi-Mora, dAS FESTIVAL, ED Gallery, Galleria Alberoni, Galleria Montrasio Arte, Musei Civici di Palazzo Farnese, Museo Collezione Mazzolini – Bobbio, Rathaus, Spazio BFT – TIFF, The Shit Museum, Tralaviaemiliaeluest / Consorzio Terrepadane, UNA Galleria, Volumnia, XNL, ZERO…

Adji Dieye, Chapter 1: May my vision be your present, UNA galleria, installation view | ph. Daniele Signaroldi