Nel 1925 Wolfgang Pauli formulava quello che oggi è conosciuto come “principio di esclusione di Pauli” secondo il quale ogni orbitale atomico può contenere al massimo due elettroni, purché di spin opposto. Considerato tra i padri fondatori della fisica quantistica, il principio teorizzato da Pauli rispondeva ad almeno una delle domande più fondamentali sulla struttura degli atomi e sul comportamento dei loro elettroni. Esistono tuttavia atomi cosiddetti impossibili che violano cioè il principio di Pauli mettendo così in crisi il modello standard della fisica teoria. Un fenomeno definito dai fisici stessi come “behind the desert” cioè lontano da una possibile comprensione razionale.
Ed è proprio questa anomalia nel sistema quantico ad aver dato ispirazione al nuovo progetto di Margherita Morgantin VIP = Violation of Pauli exclusion principle, un percorso di ricerca nell’osservazione di alcune immagini della fisica subnucleare e astroparticelle in relazione all’immaginazione artistica. Concepito come un incontro tra corpo, esperienza artistica e strumenti scientifici, VIP si svolge in due campi base chiamati Sopra la montagna – all’aperto e condiviso con una serie di ospiti – e Sotto la montagna – nel più grande laboratorio sotterraneo al mondo dove si studiano gli eventi fisici impossibili – ai quali seguono momenti di studio, divulgazione e confronto in un ciclo di presentazioni ed eventi. Tra l’appuntamento previsto per Live Arts Week X in questo 2021 e C.U.O.R.E. (Cryogenic Underground Observatory for Rare Events) mostra inaugurata il 1 febbraio e in corso fino al 14 marzo a Palazzo Lucarini di Trevi, con la quale la Morgantin mette a confronto il proprio lavoro con una selezione di opere di altri autori. Parte di un processo di ricerca che troverà ulteriore espressione in un libro d’artista nel quale saranno raccolti in un flusso testi disegni e tracciati realizzato in occasione della mostra dedicata di Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia.
Guendalina Piselli: VIP è un acronimo e prende il nome da uno dei progetti di sperimentazione sui cosiddetti “atomi impossibili”, quelli cioè che violano il principio di esclusione di Pauli. Come nasce il tuo interesse per questa ricerca e come questo progetto si inserisce nel tuo percorso?
Margherita Morgantin: L’interesse per la scienza e per la lingua scientifica hanno accompagnato sempre la mia ricerca in maniera più o meno diretta. In particolare l’interesse per la meteorologia, il movimento del vento e la luce naturale, intesi in modo letterale/scientifico e anche simbolico di relazioni e di effetti climatici di vario tipo, in relazione alla visibilità, all’evidenza, al sentire. Poi allargando l’orizzonte anche il cosmo ha forme di meteorologia: venti stellari, relazioni tra masse ed energie che danno forma all’universo. Insegnando a L’Aquila da alcuni anni ho cominciato a sentire una forte attrazione per i laboratori di fisica nucleare LNFN che stanno sotto alla montagna, sotto al Gran Sasso, e così ho sviluppato un progetto che mi permettesse di avvicinarmi di più a quel luogo della ricerca e della visione sotterranea.
GP: VIP si sviluppa in diversi momenti: la ricerca, Sopra la montagna e Sotto la montagna, e la restituzione e divulgazione. Partiamo dalla montagna, cosa è accaduto e accadrà qui? E come si legano questi diversi momenti?
MM: Anche tra sopra e sotto la montagna c’è un rapporto letterale, geometrico, geografico perché il sopra la montagna (CAMPO 1) si è svolto sull’altipiano di Campo Imperatore, nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, sotto al quale si trovano i laboratori di fisica nucleare; la stessa distinzione diventa di volta in volta simbolica di posizioni e di punti di vista diversi per guardare al linguaggio e ai limiti della conoscenza, anche dall’arte, dalle immagini delle tradizioni mistiche. Altre modalità di interrogare l’universo e la materia e la dimensione dell’inconscio.
Il CAMPO 1, base di ricerca sopra la montagna, è posto all’aperto ed esposto agli eventi climatici, in un’area ambientale importante per la sua biodiversità d’alta quota.
È senza alberi, misurato dalle traiettorie di bovini bianchi e greggi di pecore con tantissime tipologie di fiori e piante piccole, muschi, foglie pelose e colori come indaco fluorescente. Il campo di ricerca si è svolto presso il Rifugio Racollo, vicino al lago e ai resti di un antico monastero cistercense. Gli ospiti che hanno partecipato a CAMPO 1 sono stati in tutto 35 tra artisti, performer, ricercatori e studenti dell’Accademia di Belle arti di L’Aquila. Abbiamo installato una stazione meteorologica, studiato pratiche di ascolto, registrazione di suoni, disegno, cammino. Il corpo e l’esperienza dell’artista sono considerati parte degli strumenti scientifici utilizzati per la ricerca sul campo, come a volersi confrontare con la precisione degli strumenti metereologici e, accogliendoli come ospiti di questo esercizio di sintonizzazione, come a voler sviluppare dei sensi speciali della visione. Un processo di connessione e ascolto sensoriale in presenza, e meditazione.
Il diario del campo è accompagnato con precisione dai numeri degli strumenti, che possono essere osservati anche in maniera puramente narrativa, contemplativa.
Sotto la montagna si situa invece un campo di ricerca più solitario (il CAMPO 2) che si sviluppa nel tempo: ruota attorno alla mia discesa nei laboratori sotterranei di fisica nucleare LNFN accompagnata da alcuni scienziati, e al momento DAMA (Dark Matter) al GS Science Institute de L’Aquila.
GP: Una serie di momenti di incontro con il pubblico prendono come VIP il nome di un acronimo – penso alla lettura a più voci di COBRA (Cadmium Zinc Telluride 0 – Neutrino Double – Beta Research Apparatus), alla conversazione GINGER (Gyroscopes IN GEneral Relativity) con Michele Di Stefano su Radio India, alla attività di scambio postale con la Salle de bains di Lione intitolata ERMES (Environmental Radioactivity Monitoring for Earth Sciences), alla mostra collettiva C.U.O.R.E (Cryogenic Underground Observatory for Rare Events). Come si stanno sviluppando?
MM: Sopra/sotto montagna è come una lente e un ponte che collega gli esperimenti di fisica in esperimenti artistici di diversa forma, che ne conservano il nome, l’eco semantica, in azioni che trasformano e mettono in relazione altri saperi, immagini, tensioni.
Ad esempio GINGER(Gyroscope in General Relativity) sotto alla montagna (sistema radar di estrema stabilità e accuratezza alla ricerca di una minima perturbazione della frequenza di rivoluzione terrestre) entra in rapporto con la variazione angolare minima di prospettiva nella discussione millenaria di singoli segni nel Talmud da parte di Rabbini nell’arco del tempo, e a una lettura della Lista delle abbreviazioni che compaiono nel testo ebraico ed aramaico (presa dall’edizione italiana del Talmud, opera bellissima a cui stanno lavorando moltissimi studiosi). Forse un’attitudine comparativa accompagna questi accostamenti intuitivi nella mia ricerca (ma non sono sicura di usare correttamente il termine).
C.U.O.R.E. (Cryogenic Underground Observatory for Rare Events) è una mostra e un forum multidisciplinare in cui metto a confronto il mio lavoro con una selezione di opere di altri autori con cui sono in dialogo. A differenza di una mostra tradizionale si nutre di una trasformazione personale e reciproca, rivolgendo la sua attenzione a quegli eventi singolari che si producono come forme di scintillazione nelle relazioni di scambio, crea e cerca un insieme di segni semantici che diventano riconoscibili all’interno di pratiche diverse, parole comuni che tracciano la forma di comunità impermanenti. Si sviluppa uno spazio collettivo, articolato tra opere sonore e video, tappeti testuali e sculture in stampa 3D, azioni performative, scrittura espansa e baking for animals. Molte delle opere in mostra sono state create apposta per questa occasione, altre sono state scelte dagli archivi per riattualizzarsi qui. In C.U.O.R.E. confluisce anche un altro precedente momento del progetto, ERMES (Environmental Radioactivity Monitoring for Earth Sciences), raccogliendo l’attività postale di scambio fisico di oggetti e scrittura che ho sviluppato a gennaio con la galleria La Salle de bains di Lyon e la critica d’arte Marie de Brugerolle.
GP: Costante in tutti i momenti di ricerca, di sviluppo e anche di divulgazione del progetto è la presenza del corpo: il tuo, quello dei professionisti e delle professioniste che ti aiutano e seguono, ma anche quello delle strumentazioni indispensabili. A partire dalla stessa interdisciplinarità del progetto e della sua restituzione, la relazione e il confronto sembrano avere un ruolo molto importante in questa ricerca….
MM: Il corpo rimane la misura della nostra percezione anche quando ci confrontiamo con tecnologie molto sofisticate. In fondo il nostro sistema percettivo integrato, occhio-cervello-corpo-inconscio rimane più complesso ed efficiente di qualunque tecnologia meccanica, e lavora certamente in relazione anche alla dimensione del cosmo. Una parte del progetto osserva il rapporto tra Jung e Pauli, che ragionarono molto assieme sull’importanza dell’inconscio in fisica, e sul concetto di sincronicità degli eventi.
GP: Le ricerche di fisica teorica sembrano tentare di dare immagine e forma all’invisibile, proprio come la ricerca e la pratica artistica tentano di dare forma al non detto e al non descrivibile…
MM: Infatti si arriva a un punto, o un confine in cui ricerca artistica e ricerca scientifica si possono assomigliare molto, questo lo diceva Simone Weil, che è uno dei riferimenti teorici della mia/nostra ricerca.
GP: Gli eventi rari mettono in crisi gli standard della fisica teorica, mettendo in gioco elementi e principi della filosofia della scienza, ma anche della religione….
MM: Pauli sosteneva che spesso, se un fisico teorico si avvicinava a un apparecchio usato per un esperimento di osservazione quello smetteva di funzionare o dava segnali di errore. Questo strano fenomeno è noto anche come effetto Pauli: un grado di sofisticatezza e complessità nel rapporto tra scienziati, apparecchi e materia dell’universo che ancora non sappiamo leggere. Kuhn sosteneva che la fisica chiede aiuto alla filosofia della scienza solo quando è in crisi, così mi sembra faccia la filosofia con la teologia, per lo meno in alcuni casi, una reazione a catena a due direzioni: una relazione. Gli artisti forse possono osservare il processo con gradi di libertà che le regole specialistiche di ogni disciplina non permettono.
GP: Momento conclusivo del progetto sarà la tua mostra personale a Ca’ Pesaro in cui presenterai il libro d’artista che entrerà nella collezione del museo. Oltre a questo libro che diventa opera, hai pensato anche di tradurre il progetto in una pubblicazione “più leggera” che sarà edita da nottetempo, cosa conterrà?
MM: Il libro d’artista che presenterò nella mostra a Ca’ Pesaro è un’opera a cui sto lavorando nel corso della mia residenza a Palazzo Lucarini che condensa l’intero percorso di ricerca, raccogliendo in un supporto prezioso un flusso testi, disegni e tracciati. La pubblicazione edita da nottetempo è pensata invece per una circolazione più ampia, accompagna il progetto di ricerca con alcuni punti di orientamento, geografici e simbolici, e ne precede la conclusione, preparando l’incontro con l’opera che ne deriverà. Il libro sarà presentato al MAXXI L’Aquila per SABRE, porterò diverse sue tracce performative alla Fondazione Serralves di Porto per COSMIC SILENCE, e infine nell’ambito di Live Arts Week il prossimo giugno per COSINUS, momenti che tracceranno un’ulteriore riflessione sulla traiettoria finale del progetto, nella chiave comunitaria-nomade che contraddistingue i miei rapporti con Xing da molto tempo.
Margherita Morgantin
VIP = Violation of the Pauli exclusion principle
SOTTO LA MONTAGNA, SOPRA LA MONTAGNA
progetto vincitore della VIII edizione di Italian Council
29/8/2020 – 15/7/2021