La Fondazione Spinola Banna per l’Arte e la GAM – Galleria Arte Moderna e Contemporanea di Torino annunciano i vincitori selezionati per partecipare al progetto di collaborazione triennale tra le due istituzioni.
I vincitori del progetto sono Thomas Berra (nato nel 1986), Tea Andreoletti (nata nel 1991), Alessandro Perini (nato nel 1983), Gabriele Rendina (nato nel 1990) e Marco Ranieri (nato nel 1984).
Il bando per l’anno 2017-2018 era rivolto ad artisti under 35 attivi sul territorio nazionale, per poter partecipare al programma di collaborazione triennale tra le due istituzioni. Durante l’anno ci sarà il susseguirsi di workshop, esposizioni, conferenze, performance, e il loro lavoro sarà presentato in una pubblicazione finale.
La prima tappa del progetto si è svolta dal 18 al 25 ottobre presso la sede della Fondazione Spinola Banna per l’Arte. I 5 artisti selezionati sono stati coinvolti nel programma di ricerca dal titolo IperPianalto tracciato dai tutor Raffaella Spagna e Andrea Caretto che terminerà con una esposizione presso la Fondazione Spinola Banna e una serie di eventi pubblici presso la GAM.
Il comitato di selezione che segue ogni fase del programma è composto da Gianluca Spinola, Presidente FondazioneSpinola Banna per l’Arte, Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino e Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Francesca Doro, Segreteria organizzativa Fondazione Spinola Banna per l’Arte, Elena Volpato, Conservatore e Curatore GAM, Anna Musini, Curatore indipendente.
Attraverso un progetto condiviso, ogni anno viene proposto il tema da un artista, invitato da entrambe le istituzioni, che in qualità di tutor traccia un progetto e un piano di lavoro da svolgersi tra l’autunno e la primavera successiva, in entrambe le sedi. Per l’anno 2017/18, gli artisti tutor invitati sono Raffaella Spagna e Andrea Caretto con il progetto annuale intitolato IperPianalto.
“Il progetto propone un percorso di conoscenza di un territorio attraverso l’esperienza diretta e il confronto con le forze che lo hanno plasmato, e prende avvio dal contatto con le energie telluriche originarie, dalle quali ogni manifestazione successiva di questo ambiente ha preso forma. Il programma complessivo degli interventi è concepito come un progetto di ricerca collettivo, orientato a tessere una relazione profonda con un luogo; IperPianalto è un processo di apprendimento condiviso nel quale sguardi e approcci diversi al fare artistico si confrontano tra loro, si aprono a collaborazioni diverse con soggetti locali e convergono in un corpus di conoscenze e forme sensibili fruibili da un pubblico più ampio”.
Segue l’intervista con gli artisti –
Alessandro Perin, Gabriele Rendina Cattani, Thomas Berra
ATP: L’edizione di quest’anno della residenza Spinola Banna pone grande attenzione sul territorio della stessa: “Altopiano di Poirino”, detto ‐ in ambito locale ‐ “Pianalto”. Che importanza ha il “contesto” nel tuo lavoro?
Alessandro Perini: Provenendo da una formazione musicale, devo dire che ho per molto tempo pensato alla creazione artistica come a un processo creativo astratto, slegato dalla realtà fisica, così come spesso si insegnano il contrappunto e l’armonia in Conservatorio. Sconfinando poi nell’arte sonora, installativa, ho invece messo in gioco modi alternativi di ascolto, talvolta filtrati attraverso la percezione tattile, ma più In generale legati al contesto, all’oggetto, al corpo. Questo approccio è anche divenuto uno statement nel progetto realizzato per una residenza a Chiaravalle (Milano) per il premio Imagonirmia 2016, che ho intitolato proprio “Site-Specific Listening” e articolato in diversi interventi apportati su una frangia complessa di territorio, con l’intento di analizzare lo stesso attraverso l’ascolto e contemporaneamente offrire ai visitatori modalità non tradizionali di fare esperienza del suono.
Gabriele Rendina Cattani: Lavorando principalmente con il suono, mi interessa ciò che è fuori contesto, allogeno, inappropriato, disorganico.
Thomas Berra: Il contesto è fondamentale per la creazione di un lavoro, in questo caso lo diventa ancora di più, perché si tratta di uno spazio fisico, territoriale e circoscritto, il Pianalto. Ed è stato necessario misurare le proprie idee attraverso la resistenza e i passi percorrendo il paesaggio e la storia di un luogo.
ATP: Un aspetto importante di questo territorio sono i depositi alluvionali di limo argilloso di età plio/pleistocenica, probabilmente testimonianza di una grande pianura alluvionale. Questo, si potrebbe dire, è metafora di una sedimentazione storica e geologica – che influenza l’essenza stessa di quel territorio – e, insieme, una cisterna di argilla, materia quasi simbolica del gesto artistico e “fondamento di numerose credenze cosmogoniche”. Come ti influenza tutto questo? E quali sono i tuoi pensieri a riguardo?
Alessandro Perini: Hai toccato due aspetti che si situano ai lati opposti della temporalità: la sedimentazione, che avviene in ere geologiche, tempi per noi difficili da abbracciare con la mente; e il gesto artistico, che avviene dapprima in pochi istanti di intuizione, e poi in una realizzazione compatibile con il tempo della nostra vita. D’altra parte, questo avviene non solo per quanto riguarda il gesto artistico, ma per tutte le attività di sfruttamento delle risorse, dove i processi di trasformazione naturale sono infinitamente più lunghi di quelli della trasformazione da parte dell’uomo. Questo contrasto di tempistiche è una tensione che sta generando in me alcune riflessioni su come sovvertire il rapporto tra i due processi di creazione e di modificazione di forme — quella imposta dall’artista e quella autogenerata dal sistema di forze naturali. Esiste anche un parallelo sulla scala spaziale di questi eventi: processi globali (sia microscopici che planetari) e processi limitati a una scala di grandezza compatibile con l’uomo. Credo che sia interessante approcciare la residenza con una propensione a integrare o sovvertire le caratteristiche di entrambi, studiando le possibilità combinatorie della volontà e della casualità.
Gabriele Rendina Cattani: Argilla. Ne sono quasi intimorito. In genere sono attratto dal sintetico. A me piace il cemento.
Thomas Berra: Il workshop si è strutturato attraverso un cammino della durata di tre giorni all’interno della zona del Pianalto, qui ci siamo confrontati con delle particolarità geologiche presenti nel territorio, è stato interessante e affascinante. Si è cercato di approfondire una visione se vogliamo più scientifica dell’approccio al fare arte. concentrandosi un po di più sull’aspetto della creazione. intesa sia a livello geologico che a livello artistico. sperimentando, tramite la pratica del cammino, un pensiero resistente e ponderato. Dove la condivisione di idee era accompagnata da immagini che alternavano la natura alla mano prepotente della civilizzazione.
ATP: Questa residenza vuole portare anche ad una sorta di risalita dal basso verso l’altro, contattando per prima l’“energia tellurica originaria” del “tempo profondo delle ere geologiche” fino ad arrivare al suolo. Tutto per “stimolare la riflessione relativa alla questione della Forma quale proprietà emergente di un sistema di forze. Tale questione, estesa alla scala macroscopica di paesaggio, risulta particolarmente rilevante nell’epoca contemporanea, in cui l’azione antropica è ormai considerata la prima causa di erosione della superficie terrestre rendendo l’essere umano il principale a ente morfogenetico sul pianeta”. Cosa pensi in merito a questo?
Alessandro Perini: Il suolo è l’elemento in cui si concretizzano in modo esemplare il rapporto tra l’individuo e le varie manifestazioni del paesaggio. Pensare al suolo come al risultato di un vettore che dal centro della terra risale in superficie sottintende un movimento, ed ogni movimento produce un suono. Per questo possiamo anche dire che il suolo è una memoria sonora, cristallizzata in una forma fisica, di ciò che è avvenuto in profondità, e nel passato. Quando parlo di suono non intendo solo il dato aurale, percepibile, ma anche semplicemente la vibrazione — per esempio la vibrazione tellurica prodotta dai terremoti, talvolta non udibile perché al di sotto della soglia uditiva: quella prodotta da quei movimenti sotterranei che hanno modellato le forme delle rocce. Attorno a questo, esistono altri suoni potenziali, che modellano un paesaggio sonoro virtuale: certi suoni prodotti dagli insetti, non udibili perché nascosti nell’inaccessibile, o perché troppo flebili. Ancora, gli ultrasuoni provenienti da certi animali, al di fuori del nostro range uditivo; o il suono immaginato, virtuale, che descrive le forme e misura gli spazi.
Gabriele Rendina Cattani: Il rigetto della terra. La terra che porta avanti antichi detriti. Si confessa. Scheletri nell’armadio. Babelicissima avventura.
Thomas Berra: Lo condivido.
ATP: Chi dà forma ai paesaggi in cui viviamo? Come percepiamo gli ambienti intorno a noi? Quali le forze e le energie in gioco che ne determinano la forma e le dinamiche? Quali le relazioni tra le forme di ciò che vediamo e il contesto nel quale esse si sviluppano? Quale posizione assume l’essere umano all’interno del campo morfogenetico? Che ruolo possono avere immaginazione e intuizione in tale campo di forze? E come si colloca la ricerca ed il lavoro di un artista all’interno di questo sistema di forze? Quali le scelte e le responsabilità, rispetto al sistema complessivo di cui fa parte? Queste sono le domande che Andrea Caretto e Raffaella Spagna pongono nella presentazione del loro progetto. Che risposta complessiva potresti dare a tutti questi quesiti?
Alessandro Perini: Come ho già detto, le forze naturali determinano la forma del paesaggio su scala molto ampia, tanto non ci accorgiamo che il paesaggio stesso è in ogni istante da considerarsi in divenire solo in caso di accadimenti catastrofici. Di contro, in tempi assai più brevi l’uomo lo può stravolgere, e ciò anche grazie alla tecnologia. L’uomo ormai non è più solo un uomo: è accompagnato da molti e diversi dispositivi che lo ne semplificano la vita e le azioni. Si tratta di estensioni di memoria (dischi fissi, computer, …), moltiplicatori di forze (amplificatori di chitarre elettriche, servosterzo, …), occhi supplementari (camere, smartphones, scanner, …) e così via, grazie ai quali il rapporto tra lo sforzo in un certo lasso di tempo e il risultato dell’azione è grandemente a favore di un risparmio di energie da parte dell’uomo.. Sarebbe interessante mostrare non solo come la tecnologia stia invadendo il nostro corpo e il nostro spazio, ma anche come dispositivi ed elementi naturali possano intersecarsi creando punti d’ascolto site-specific, cyber-piante, rocce sonanti, ibridi tra insetti e strumenti musicali… Starà poi a chi fa esperienza di queste entità decidere se prendere una posizione, o semplicemente cedere al fascino di questa sperimentazione appoggiandola senza alcuna restrizione.
Gabriele Rendina Cattani: Non so. Questo percorso è appena cominciato. Sono felice di intraprenderlo assieme ad altri quattro artisti stra simpatici e che stimo. Formiamo una bella combriccola di delinquenti. Se ci sopporteranno, seguiremo Raffaella e Andrea in questo cammino di scoperta. Io mi perderò di sicuro, e poi ti farò sapere.
Thomas Berra: Questi sono alcuni dei quesiti che Andrea e Raffaella hanno sviluppato durante la creazione del progetto. Personalmente me ne sono scaturiti altri durante la residenza.
–
Prossime tappe del progetto IperPianalto:
dal 27/11 al 07/12 workshop con Residenza Fondazione Spinola Banna
13/12 presentazione ufficiale del progetto alla GAM di Torino e presentazione dell’installazione site specific di Caretto/Spagna
dal 25 al 31/03/2018 workshop con Residenza Fondazione Spinola Banna
28/03/2018 Conferenza Tim Ingold alla GAM di Torino
Giugno 2018 Mostra finale e presentazione pubblicazione in Fondazione Spinola Banna