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TURNING PAIN INTO POWER | Kunst Meran Merano Arte

Kunst Meran Merano Arte inaugura il prossimo 14 ottobre la tappa finale della sua programmazione per l’anno 2022. La mostra TURNING PAIN INTO POWER, a cura di Judith Waldmann, presenta il lavoro di 13 artist* che affrontano nella loro riflessione...

Regina José Galindo, El Canto Se Hizo Grito, 2021 – Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca. Ph. Filippo Ferrarese

Kunst Meran Merano Arte inaugura il prossimo 14 ottobre la tappa finale della sua programmazione per l’anno 2022. La mostra TURNING PAIN INTO POWER, a cura di Judith Waldmann, presenta il lavoro di 13 artist* che affrontano nella loro riflessione tematiche connesse alla sfera dei diritti umani e civili, al razzismo e alla violenza di genere.

Posto in apertura, il motto di Monica Bonvicini I won’t shut up dichiara fin da subito il carattere militante che pervade la collettiva. La scritta è un’esortazione a rivendicare il principio fondamentale della libertà di espressione, che in troppi luoghi del mondo non è tutelato, come testimoniato dai report delle organizzazioni non governative. La riaffermazione dei diritti fondamentali deve fondarsi sulla consapevolezza delle battaglie combattute in passato, che spesso si sono fissate nella memoria collettiva attraverso gesti e simboli iconici. Giuseppe Stampone riproduce con una biro un momento storico per l’emancipazione degli afroamericani: il pugno alzato dal velocista Tommie Smith durante la premiazione alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968, un semplice gesto di sostegno al movimento “Black Power” che ebbe però risonanza globale. Cinquant’anni dopo, quel gesto risuona nella decisione di molti atleti e atlete di inginocchiarsi prima delle loro competizioni per esprimere solidarietà al movimento “Black Lives Matter”, a seguito dell’omicidio di George Floyd.

Monica Bonvicini, I Won’t, 2021 – Courtesy the artist and Galleria Raffaella Cortese, Milano

Anche nell’opera di Philipp Gufler c’è un richiamo alla storia travagliata della lotta per i diritti delle minoranze. Kostüm Kakaduarchiv (2022) parla del riscatto di un simbolo, il “Rosa Winkel”, triangolo rosa che veniva utilizzato nei campi di concentramento per marchiare le persone omosessuali e che è stato poi adottato nella Germania postbellica (con l’aggiunta della scritta “Gays against Oppression and Fascism”) come bandiera contro l’omofobia, oltre che come monito delle atrocità compiute dai nazisti. Il video El dolor en un pañuelo (1999) di Regina José Galindo punta invece i riflettori sulla violenza di genere in Guatemala: sul corpo nudo e vulnerabile dell’artista legato ad un letto verticale scorrono articoli di giornale che parlano di casi di violenza contro le donne accaduti nel suo Paese. TURNING PAIN INTO POWER è concepita come la prima tappa di un percorso a lungo termine sui rapporti tra arte, attivismo e formazione, volto a far emergere i pregiudizi radicati a livello culturale nei confronti del diverso, i “punti ciechi” della propria visione del mondo che sono terreno fertile per la discriminazione.

TURNING PAIN INTO POWER
A cura di Judith Waldmann
Kunst Meran Merano Arte
Via Portici 163, 39012 Merano
Inaugurazione: 14 ottobre 2022, h 19     
15 ottobre 2022 – 29 gennaio 2023

Artist* partecipanti: Cana Bilir-Meier, Monica Bonvicini, Rosalyn D’Mello, Regina José Galindo, Silvia Giambrone, Philipp Gufler, Giulia Iacolutti, Paulo Nazareth, Dan Perjovschi, Adrian Piper, Puppies Puppies (Jade Guanaro Kuriki-Olivo), Sven Sachsalber, Giuseppe Stampone

Giuseppe Stampone, Phallic Erection / Tommie Smith, 2022 – Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca. Ph. Filippo Ferrarese