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Tra rovine e pixel: Hyperballad | The Address Gallery, Brescia

La nuova collettiva di The Address disegna un paesaggio emotivo e cognitivo in cui la pittura si fonde con l’algoritmo, la materia con l’interfaccia, e l’umano è solo una delle tante variabili in gioco.
Vladislav Markov, ‘Option 957’, 2025 | ph Alberto Favara

C’è un suono che aleggia tra i cavi, le superfici retroilluminate, i monitor che sussurrano immagini sintetiche: è una ballata incerta, un inno fragile a un presente che si smonta e si reinventa a ogni frame. Si intitola Hyperballad, ed è la collettiva che The Address – spazio indipendente bresciano già proiettato tra le coordinate più vibranti dell’arte italiana – dedica a un manipolo di autori capaci di muoversi con lucidità dentro (e oltre) il collasso post-umano.

La mostra riunisce opere di Vladislav Markov, Sybil Montet, Tommy Malekoff, Marina Cavadini, Lorenzo Lunghi, Satoshi Fujiwara, Sergio Sarri, Alessandro Simonini, Nygel Panasco e Davide Dicorato, a comporre un atlante visivo stratificato. Qui la pittura si fonde con l’algoritmo, la materia con l’interfaccia. Non è un’estetica della nostalgia: piuttosto, un’estetica della contaminazione, come suggerisce la dark ecology evocata dal testo curatoriale.

Il percorso accoglie le installazioni di Lorenzo Lunghi, sculture-tech che emettono ossigeno come creature ibride – metà protesi industriale, metà organismo alieno – e prosegue tra i collage digitali di Satoshi Fujiwara, le stratificazioni iconografiche di Davide Dicorato, la pittura evanescente di Malekoff. Tra un loop di CGI e la consistenza materica di un crayon, Hyperballad disegna un paesaggio emotivo e cognitivo dove l’umano è solo una delle tante variabili in gioco.

Non c’è “fuori” cui tornare: la mostra lo dice con chiarezza. È un atto di presenza dentro un’epoca dove il sé si dissolve in flussi di dati, memorie residuali e algoritmi predittivi. Ma proprio in questo intreccio di codici e fantasmi si apre un varco per immaginare altre forme di sensibilità. Forse anche altre possibilità di sopravvivenza.

Se c’è un luogo in cui intercettare le traiettorie più urgenti e inclassificabili della ricerca contemporanea, è qui, in questa galleria che sembra respirare lo stesso ossimoro delle opere che ospita: la malinconia luminosa di chi balla tra le rovine.

Hyperballad è visitabile fino al 30 luglio. Un appuntamento che segna, senza esitazioni, una nuova geografia dell’arte in Italia. E che conferma The Address come punto di riferimento per chi non teme di perdersi – e ritrovarsi – dentro l’ipertesto dell’oggi.

The Address Gallery
Via Felice Cavallotti, 5, Brescia
Hyperballad
07.06-31.07.2025

Cover: Tommy Malekoff, ‘White Dog’, 2025 | ph Alberto Favara

Marina Cavadini, ‘Fluid Concepts (still from video)’, 2025 | ph Alberto Favara
The Address, ‘Hyperballad’, Installation view, 2025 | ph Alberto Favara
The Address, ‘Hyperballad’, Installation view, 2025 | ph Alberto Favara