Dici Tintoretto, dici Venezia. E rendere contemporanei l’uno e l’altra non è impossibile. A cura di Ludovico Pratesi, i Dialoghi Contemporanei con Tintoretto sono l’occasione per una riflessione su pittura e ritrattistica contemporanee.
Venezia vive di riflessi: quotidianamente vi si specchia, fastidiosamente elegante ne è ritratta, vanamente contemporanea interpreta quelli del passato, spesso senza troppi successi. Anche se capita che il binomio conservazione-valorizzazione talvolta si risolva a favore del secondo e addirittura riesca a interpretare un’urgenza paradossale: raccontare il passato con metodo contemporaneo, snello e puntuale.
Sotto l’algido e attento sguardo del Procuratore Nicolò Priuli (1549), e proprio a partire da quella fierezza iconografica – preziosa istantanea di un giovane Tintoretto custodita dai Civici veneziani –, Ludovico Pratesi costruisce un’asciutta quadreria nel piano nobile di Ca’ d’Oro: raduna ‘solo’ dodici dei grandi pittori del contemporaneo, quelli giusti, immancabili, e simula un simposio per immagini su pittura e ritratto. Entrambi si vestono d’onore tra discipline e temi, ormai trascurati nell’epoca mediale della crisi figurativa; entrambi sono ancora magistrali interpreti del sé, tra tormento psicologico e caducità della carne, molto meno fieri del composto corruccio di Priuli.
D’altronde l’omaggio al maestro passa per l’emancipazione dai modi e ne ricalca i pretesti pur diventando altro: occasione d’indagine, studio e divulgazione rassicurante, per un pubblico sempre più spaventato da quell’arte contemporanea scollata dal figurativo di cui necessita.
La pittura del ritratto conserva ancora le coordinate del reale, suggerisce il riconoscimento dell’umano, della psicologia, della fisionomia; quel potere che, pur nei risvolti onirici e surreali del soggetto grottesco di Michael Borremans – impegnato a misurarsi un naso deforme e riflettersi su un piano indefinito – racconta la minuzia del dettaglio in pennellate piene e materiche.
Non importa che l’incarnato di Victor Man sia di un’acidità malata, o che la fisionomia di Chantal Joffe sia sgraziata e inquietante come la decomposizione nel ritratto di Cuoghi, anzi importa la ricongiunzione alla soggettività empatica, a prescindere dalla sua positività.
Del celebrativo e convenzionale Priuli, di quel Tintoretto drammatico pur ancora manierista, rimane l’attenta osservazione della contemporaneità insieme alla follia di chi la interpreta, uniche imputate di quei mutamenti formali.
Si è la propria epoca anche se non la si dipinge.
Dialoghi Contemporanei con Tintoretto
a cura di Ludovico Pratesi
dal 20 ottobre 2018 al 7 gennaio 2019
Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro
Promosso da: Polo Museale del Veneto | Fondazione Musei Civici di Venezia | Zuecca Project
Artisti in mostra: Michael Borremans, Glenn Brown, Roberto Cuoghi, John Currin, Chantal Joffe, Victor Man, Yan Pei-Ming, Matthew Monahan, Wangechi Mutu, Celia Paul, Markus Schinwald, Josh Smith, Emilio Vedova