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La bulimia di immagini secondo Thomas Hirschhorn. The Purple Line | MAXXI – Roma

Con The Purple Line di Thomas Hirschhorn il MAXXI di Roma presenta per la prima volta al pubblico 118 opere della serie Pixel-Collage, realizzate dall’artista tra il 2015 e il 2017. Attraverso un display disegnato da Hirschhorn, la galleria 3 del museo viene completamente rimodulata da un muro viola lungo 250 metri che accoglie i […]

Thomas Hirschhorn – The Purple Line © Giorgio Benni – Courtesy Fondazione MAXXI, Roma
Thomas Hirschhorn – The Purple Line © Giorgio Benni – Courtesy Fondazione MAXXI, Roma

Con The Purple Line di Thomas Hirschhorn il MAXXI di Roma presenta per la prima volta al pubblico 118 opere della serie Pixel-Collage, realizzate dall’artista tra il 2015 e il 2017.
Attraverso un display disegnato da Hirschhorn, la galleria 3 del museo viene completamente rimodulata da un muro viola lungo 250 metri che accoglie i lavori realizzati impiegando carta stampata, nastro adesivo e fogli di plastica trasparenti. La perdita di ogni certezza spaziale incombe sull’osservatore obbligato ad imbattersi, più e più volte, sulle oscene raffigurazioni di morte e smembramento che si avvicendano su piccola scala, e su scala monumentale – il lavoro più grande arriva a misurare 12 metri. La perdita delle coordinate azzera la possibilità di dare al percorso un inizio e una fine prestabilite, ponendoci di fronte alla scelta di proseguire o interrompere bruscamente il nostro peregrinare attraverso immagini di morte cruenta. Ancora una volta da parte del museo una mostra che pone così in discussione il ruolo dell’istituzione come contenitore e luogo di consumo, in relazione sia al progetto sia alla decisione di rimodulare lo spazio espositivo ideando una struttura anarchitettonica, poco rassicurante e che rifiuta coordinate certe, per abbracciare una nozione di vertigine, che sovrasta e intrappola, fatta com’è di concavità, convessità, strettoie, alte pareti e dislivelli.
Dal 2015 al 2017 i conflitti su scala globale che si sono avvicendati – la guerra in Siria, quelle in Yemen e Sud Sudan, soltanto per citarne alcune – hanno lambito gli interessi dell’opinione pubblica occidentale in maniera parziale, collaterale, senza per questo implicare alcuna battuta d’arresto sugli interessi delle economie post-capitaliste e neoliberali. In questi anni cruciali, Hirschhorn si è appropriato di immagini trovate, prelevate da magazine e reperite online, impiegando una tecnica di pixellazione e depixellazione come strategia di comunicazione inversa, metodo etico e politico di indagine sulle immagini e il loro presunto valore di verità. “Insieme alla sfocatura, la pixellazione mi interessa perché sembra che una foto, per apparire autentica, debba essere interamente o parzialmente pixellata. La pixellazione e la sfocatura sono divenute garanzie di autenticità”: chi stabilisce cosa sia giusto o sbagliato guardare? Quale discrimine viene posto dalla sensazione straniante di trarre “godimento” estetico da un’immagine comunemente ritenuta riprovevole? E quali meccanismi censori intervengo nella castrazione dell’attitudine voyeuristica che ci tiene in scacco, deresponsabilizzando il nostro sguardo? “Non c’è niente che non sia mostrabile”, afferma Hirschhorn, “l’unica cosa che non può essere mostrata è quella che non ha forma”.
La mostra del MAXXI, curata da Hou Hanru e Luigia Lonardelli, indaga il potenziale intrinseco alla veicolazione delle immagini e a ciò che resta di esse, al residuo della loro assimilazione bulimica da parte del pubblico e di chi osserva. Censura, controllo e consumo, ipersensibilità sono alcuni dei temi intorno ai quali si imposta un progetto che riflette su uno spettro ampio di possibilità di fruizione all’interno di una fase pienamente postmediale.

Thomas Hirschhorn – The Purple Line © Giorgio Benni – Courtesy Fondazione MAXXI, Roma
Thomas Hirschhorn, « Pixel-Collage n°68 » 445 (H) x 503 cm (L) Exhibition view: « Behind Facelessness », 2017 Galleria Alfonso Artiaco, Napoli, Italy Courtesy dell’artista e della Galleria Alfonso Artiaco, Napoli © Thomas Hirschhorn by SIAE 2021

Hirschhorn, da questo punto di vista, si pone come un indagatore analitico della saturazione di immagini, invertendo i meccanismi che abitualmente, attraverso i media, i giornali, internet, operano in favore di regole morali imposte dall’alto, e sottaciute. Saturazione di immagini, saturazione dello spazio e della visione sono a ben guardare le sottotracce implicite in un percorso frastagliato che incontra l’osceno, l’immagine sfigurata, i corpi mutilati accostati a immagini patinate e depixellate, l’esplicitazione di contenuti ritenuti pubblicamente sconvenienti, di fotografie censurate per tutelare idealmente l’integrità morale, e la sensibilità, di chi guarda. The purple line, non a caso, è l’espressione riferita al confine fra lo spettro dei rossi e quello del violetto, corrispondente alla massima saturazione di questi due colori, ottenendo così il colore puro che, più si avvicina a un’espressione nitida, e più diventa fastidioso da guardare, dimostrandosi, al contempo, attraente e respingente.
Come scritto da Hou Hanru e Luigia Lonardelli nel testo curatoriale “l’oscenità […] obbedisce all’antifrastica, una regola della tragedia greca che utilizza un elemento estraneo e violento per veicolare il significato contrario. Quello che vediamo, e che forse ci sembra di subire, camminando fra queste opere, è esattamente il processo a cui i nostri occhi sono sottoposti ogni giorno senza possibilità di scelta”. Attraverso un apparato di strumenti modernisti – il collage, ma anche la griglia come modello paradigmatico di astrazione, come ha osservato Lisa Lee –  Hirschhorn mette in discussione l’apparente veridicità delle fotografie, spostando dunque l’attenzione sul loro ruolo di produzione di significato.
Come ha scritto Susan Sontag nel seminale saggio intitolato Davanti al dolore degli altri (Regarding the Pain of Others, 2003) “possiamo sentirci obbligati a guardare fotografie che documentano grandi crimini e crudeltà. Ma dovremmo sentirci altrettanto obbligati a riflettere su quel che significa guardarle, sulla capacità di assimilare realmente ciò che esse mostrano”.

Il catalogo edito da NERO e il magazine in distribuzione gratuita in mostra sono stati concepiti dall’artista in collaborazione con Romain Lopez. All’interno del catalogo, così come in mostra, la sezione Showcase for Thoughts, presenta i materiali di ricerca, le reference artistiche, immagini pubblicitarie e di reportage, libri e brevi testi scritti da Hirschhorn. La mostra si accompagna a un Public Program di approfondimenti con Bianca Berlinguer e Valentina Petrini (3 novembre); Maurizio Ferraris (12 novembre); Luca De Biase e Donatella Sciuto (16 dicembre ); Maura Gancitano e Riccardo Luna (14 gennaio); Lucia Goracci e Massimo Polidoro (26 gennaio); Vittoria Martini e Stefano Velotti (9 febbraio). 

Thomas Hirschhorn – The Purple Line © Giorgio Benni – Courtesy Fondazione MAXXI, Roma
Thomas Hirschhorn « Pixel-Collage n°14», 2016 33 x 45 cm Foto Florian Kleinefenn Courtesy dell’artista e della Galerie Chantal Crousel, Parigi © Thomas Hirschhorn by SIAE 2021
Thomas Hirschhorn, « Pixel-Collage n°83 » 438 (H) x 647 cm (L) Exhibition view: « Behind Facelessness », 2017 Galleria Alfonso Artiaco, Napoli, Italy Courtesy dell’artista e della Galleria Alfonso Artiaco, Napoli © Thomas Hirschhorn by SIAE 2021
Thomas Hirschhorn alla « Robert Walser-Sculpture », Biel/Bienne, 2019 Foto : Enrique Munoz Garcia © Thomas Hirschhorn by SIAE 2021