The Institute Of Love To Come | Children of Unquiet di Mikhail Karikis – FSRR

L’artista Mikhail Karikis presenta, per la prima volta in un’istituzione italiana, Children of Unquiet progetto di ricerca che ripensa il destino di Larderello (Pisa) sede della prima centrale geotermica nel mondo e oggi territorio sfigurato dagli effetti dell’automazione industriale.
27 Febbraio 2019
Mikhail Karikis - Children of Unquiet (2014) video still

Mikhail Karikis – Children of Unquiet (2014) video still

Che suono può avere un immaginario inedito? O, viceversa, può il suono creare un nuovo paesaggio? Potrebbero essere due delle domande alla radice di Children of Unquiet (2013-2014) il lavoro con cui Mikhail Karikis è stato coinvolto all’interno di Terra Incognita, la seconda edizione di The Institute of Things to Come, con una mostra personale alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, visitabile fino al 7 Aprile.

Il film, per la prima volta in un’istituzione italiana, è l’esito di un progetto nato nella comunità di Larderello, nella località toscana della Valle del Diavolo – area boracifera che pare aver ispirato Dante per l’Inferno – e dove nacque il primo impianto al mondo di energia geotermica.

Karikis, profondamente affascinato dal paesaggio sonoro del luogo e dall’epilogo della storia della sua comunità – fortemente intrecciata alle vicende della centrale geotermica e del suo abbandono – ha lavorato con i bambini che dal questo territorio erediteranno desertificazione, disoccupazione e ingiustizia. Con loro Karikis ha tentato di creare una situazione in cui fosse possibile prospettare un altro immaginario possibile, rispetto a quello che qualcun altro ha pensato per loro, e metterli nelle condizioni di costruire una propria narrazione. E lo ha fatto a partire dall’osservazione, insieme ai bambini, dei suoni legati ai fenomeni geotermici, che hanno elaborato e imitato con la voce, trasformandoli in qualcosa di simile ai versi di creature immaginarie, agenti atmosferici, stormi di uccelli e sciami di insetti. La voce, mezzo che Karikis conosce profondamente e maneggia abilmente, si rivela un potente strumento di espressione dei singoli, e nel canto corale riesce a creare uno spazio di relazione e condivisione, con un grande impatto sui cambiamenti sociali.

Mikhail Karikis - Children of Unquiet (2014) video still

Mikhail Karikis – Children of Unquiet (2014) video still

Mikhail Karikis - Children of Unquiet (2014) video still

Mikhail Karikis – Children of Unquiet (2014) video still

Nel film vediamo i bambini ridefinire, nei loro vestiti coloratissimi, la scala di grigi del paesaggio roccioso avvolto nel vapore sullo sfondo, le loro corse ridisegnano i territori dimenticati, e il loro canto inventa un paesaggio sonoro inedito. Attraverso la loro lettura, incepiscante ma attentissima e assolutamente commovente, sentiamo le parole di Toni Negri e Michael Hardt, del capitolo di Commonwealth dedicato all’amore inteso come istituzione rivoluzionaria. Perché quel testo? È cosa vuoi dire Love as Institution of Revolution? Ho chiesto a Mikhail Karikis. “Perché è l’unica cosa che credo possa dare speranza, l’unica alternativa capace di contrastare la super forza neoliberal-capitalista, che ci sta rendendo incapaci di immaginare un’alternativa, e questo credo sia il peggio che possa accaderci, sprofondare in una narrazione che qualcuno ha pensato per noi senza riuscire a costruirne un’altra. L’amore, nella prospettiva politica di Negri e Hardt è inteso come processo di produzione del comune e di nuove soggettività. Finalmente spogliato del suo senso romantico, e concepito piuttosto come evento biopolitico, come azione pianificata e realizzata in comune, può essere una controspinta al capitalismo, l’unica che mi viene in mente. È una forza profondamente contraddittoria, perché da un lato generata da, e portatrice di, un cambiamento, quindi assolutamente mutevole, dall’altra è stabile e resistente allo spazio, al tempo, alla morte perfino…una stabilità che può essere paragonata di fatto a quella di un’istituzione. Ecco perché Love as Institution of Revolution”.

L’obiettivo di creare delle nuove soggettività e di immaginare nuovi modelli di esistenza è ambizioso ma, per quanto possa considerarsi utopistico, alla luce dei meccanismi effettivamente innescati all’interno delle comunità, è da considerarsi assolutamente reale. Come è reale il potere trasformativo del suono, la capacità che ha di modificare uno scenario e chi vive al suo interno. Si tratta di ristabilire una connessione con il paesaggio, e la voce, in questa prospettiva, è il tramite attraverso cui il paesaggio sonoro si sintonizza con chi lo abita fino ad esserne completamente incorporato. E Children Of Unquiet nasce dalla volontà di capire come questa connessione possa essere espressa.

Mikhail Karikis - Children of Unquiet (2014) video still

Mikhail Karikis – Children of Unquiet (2014) video still

Mikhail Karikis - Children of Unquiet (2014) video still

Mikhail Karikis – Children of Unquiet (2014) video still

Nella performance 102 Years Out Of Synch, che ha aperto la mostra, è Karikis stesso a incarnare il paesaggio dominato dall’energia geotermica, la sua forza tellurica, inestinguibile e senza tempo, che respira, fruscia, parla e urla. Su uno split screen nello sfondo vediamo convivere le scene del film muto Inferno (1911) diretto da Giuseppe de Liguoro, e il girato a colori che ha fatto Karikis della Valle del Diavolo. La voce narrante di Ilaria Gandez (Radio Papesse) ci guida nelle vicende del luogo, dalla presunta ispirazione di Dante, al film del 1911, alla storia della centrale geotermica, mentre Karikis, in un crescendo compositivo, sintetizza i suoni rubati all’ambiente – gli scalpiccìi sui pavimenti abbandonati degli stabilimenti, i gorgoglìi e i ribollìi dei gayser, gli sbuffi e i fischi del vapore, il vuoto cosmico dei droni – e li replica con la voce, che ulula, alita, canta, soffia, sibila, mormora, nel tentativo di rintracciare quelli che devono essere stati i suoni che Dante deve aver sentito e da cui ha tratto ispirazione. Un esercizio ad alto tasso poetico che trova nel canto il suo mezzo, un canto che rivela il potere sovrannaturale del paesaggio sonoro, creando qualcosa di spaventoso ma eccitante.
Che sia il suono del futuribile?

Mikhail Karikis – CHILDREN OF UNQUIET
a cura di Valerio Del Baglivo / Michele Bertolino (junior curator)
Fino al 7 Aprile 2019
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

Mikhail Karikis - portrait

Mikhail Karikis – portrait

Ilaria Gadenz e Mikhail Karikis - "102 yEARS OUT OF SYNCH"  - Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino 2019

Ilaria Gadenz e Mikhail Karikis – “102 yEARS OUT OF SYNCH” – Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino 2019

Mikhail Karikis, Children of Unquiet (Production Photograph), 2014

Mikhail Karikis, Children of Unquiet (Production Photograph), 2014

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