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Thank you for coming. Una cura attenta a Centrale Fies

THANK YOU FOR COMING, a cura di Barbara Boninsegna e Marco D’Agostin, è il titolo scelto per introdurre alla nuova forma della programmazione estiva 2021 di Centrale Fies, il centro internazionale di ricerca per le pratiche performative contemporanee del Trentino. Il 28, il 29 e il 30 maggio, infatti, si sono configurate come tre giornate […]

Marco D_Agostin – SAGA – Thank you for coming – ph Roberta Segata courtesy Centrale Fies
Marco D_Agostin – SAGA – Thank you for coming – ph Roberta Segata courtesy Centrale Fies

THANK YOU FOR COMING, a cura di Barbara Boninsegna e Marco D’Agostin, è il titolo scelto per introdurre alla nuova forma della programmazione estiva 2021 di Centrale Fies, il centro internazionale di ricerca per le pratiche performative contemporanee del Trentino. Il 28, il 29 e il 30 maggio, infatti, si sono configurate come tre giornate di accoglienza e di rientro “morbido” alle pratiche della performance, all’interno dei bellissimi spazi della centrale idroelettrica di Dro: momenti di ripensamento della pratica performativa e di riavvicinamento del pubblico alle artiste e agli artisti, un modo per ridefinire i tempi della “fruizione” e della co-abitazione degli spazi scenici.

In un anno, anzi due, di totale cambiamento per il comparto artistico e produttivo, Centrale Fies ha deciso di dare visibilità e voce alla ricerca annuale che il centro svolge, portando in scena il ritmo del lavoro che artiste e artisti seguono costantemente, al di fuori dei momenti canonici dello spettacolo per il pubblico. «Perché l’arte non si compie solo nel momento in cui si va in scena, ma è un processo lungo, delicato, quotidiano e necessario.»

Questi tre giorni si sono sviluppati attorno alla prova generale di SAGA, l’opera coreografica di Marco D’Agostin a cui ho avuto il piacere di prendere parte, prima del debutto parigino all’interno di Rencontres Chorégraphiques Internationales de Seine-Saint-Denis. Attorno a ciò, si è visto un fiorire di performance, proiezioni, incontri che hanno approfondito e aperto le questioni messe in campo: familiarità, vicinanza, cura dell’altro, narrazione di sé sono alcune.

Ho potuto partecipare alla giornata inaugurale del 28 maggio approcciandomi all’intimità che i lavori di F. De Isabella, Zimmerfrei, Jérôme Bel e Marco D’Agostin hanno svelato. 
In misure e modi diversi le ricerche viste indagano il senso della narrazione e la ricerca di una relazionalità ampia tra umani, mostrano dei tentativi di stabilire rapporti di fiducia e di prossimità. 

In alcuni casi, accennano immersioni in spaccati di vissuti personali, di storie private: è questo il caso di Danze per Laura Pante che si propone come una sorta di autobiografia in forma danzata della coreografa e danzatrice. 
Pante e Jérôme Bel hanno costruito a distanza, in tempo di pandemia, un percorso coinvolgente e dolcemente imperfetto che ha portato il pubblico all’interno della ricerca artistica e del percorso della performer.

Jérôme Bel, Paura Pante Laura Pante – Thank you for coming – ph Roberta Segata courtesy Centrale Fies
Jérôme Bel, Paura Pante Laura Pante – Thank you for coming – ph Roberta Segata courtesy Centrale Fies

L’esigenza di Bel era infatti quella di «scrivere partiture di danza per solisti che fossero di per sé eloquenti, in modo da non dover incontrare direttamente gli interpreti», sia per esigenze ambientali – Bel e i suoi collaboratori non prendono l’aereo – sia perché il virus ha reso impossibili gli spostamenti. La forma data alla performance è stata il risultato di questo scambio tra i due in cui si alternano parti narrate e proposte performative, in un insieme toccante.

Il racconto è anche al centro del progetto di F. De Isabella che allestisce con il lavoro DICIOTTANNI due ambienti in cui il pubblico è invitato a entrare e stare per un determinato tempo. Qui, si vedono libri accatastati, riviste, poltrone, sedute, un tavolino: uno spazio dove si è portati a vivere momenti di lettura, di pensiero e di semplice osservazione. L’impressione è quella di partecipare per alcuni momenti alla vita privata dell’artista che è lì presente, nel suo spazio personale, consapevoli che quello che si vede è solo parziale scoperta di un’identità «perché la verità sta lì, nella domanda, costante, di quello che siamo, che vorremmo essere, che pensiamo di essere, che abbiamo intuito di essere». Si viene poi invitati, delicatamente, nella seconda stanza che è un ambiente-diario fatto di disegni, schizzi, fotografie allestiti a parete e di mucchi di fogli scritti divisi per data e anno, che si possono leggere e sfogliare. Il pubblico può così immaginare un possibile processo di interrogazione di sé, che si forma e si disgrega, sentendosi più partecipe che spettatore di tutti gli interrogativi dell’artista.

L’opera antropologica di Zimmerfrei, Family Affair, sposta l’attenzione su una dimensione più collettiva, un’opera fatta di circa 45 famiglie che vivono in città diverse d’Europa: «piccoli nuclei, famiglie allargate, famiglie informali, famiglie d’elezione, famiglie ricomposte, famiglie in transito, famiglie temporanee e famiglie intermittenti» che offrono allo sguardo e all’ascolto un composito ritratto umano in forma di proiezione su due schermi che si guardano l’uno l’altro. Con gli occhi chiusi, ogni componente delle diverse famiglie, ascolta i suoni della propria casa ed è accompagnato dalla sua stessa voce che, fuori campo, racconta microstorie personali e frammenti di esperienze familiari vissute.

F De Isabella DICIOTTANNI – Thank you for coming – ph Roberta Segata – courtesy Centrale Fies
ZimmerFrei, Family Affair – Thank you for coming – ph Roberta Segata1 courtesy Centrale Fies

Il lavoro di Marco D’Agostin intitolato SAGA porta il pubblico all’interno di uno spazio popolato dalla presenza dei danzatori e di alcuni oggetti: una brocca, dei bicchieri, un pavimento che allude al marmo, una grande finestra sullo sfondo non perfettamente visibile. Quando gli spettatori entrano nella turbina di Centrale Fies dove ha luogo la prova generale dello spettacolo, i cinque performer sono in azione e il pubblico ha la percezione di prendere parte a un movimento fluido che è già cominciato da un po’, in un tempo indefinito e indeterminato, e che continua senza alcuna interruzione. Colpisce il ritmo della scrittura drammaturgica che si snoda tra pezzi in solo e sezioni collettive senza soluzione di continuità: la scena è costantemente animata da tocchi gentili tra i danzatori, piccole conversazioni tra gesti e sfioramenti che hanno il sapore di un “gioco di bambini” o di un colloquio intimo tra affini, per poi essere spezzata da momenti di grande esplosione anche gioiosa. I movimenti sono spesso delicatissimi, interconnessi sempre e attenti alla cura di uno verso l’altro.

C’è inoltre una frequentazione dello spazio attentamente orchestrata che gioca sulla distinzione tra zone periferiche della scena e punto centrale, circoscritto dal pavimento marmoreo: qui, si danza dentro ma spesso i performer escono, si appartano e poi rientrano, come attratti da una forza, forse proprio un legame profondo, si potrebbe dire una parentela. Lo spettacolo è però anche una forma vocale perché assieme ai gesti e ai movimenti i danzatori parlottano, canticchiano, sussurrano, borbottano e ci fanno comprendere solo gli echi di un discorso che è tutto loro.

Si chiude infine con i brandelli della finestra sullo sfondo che piano piano cadono e si disfano, metafora – credo – del costruirsi e del modificarsi dei legami elastici creati sulla scena e che a ogni replica di SAGA saranno inevitabilmente diversi.

Alessandra Eramo – Bar Bar – Thank you for coming – ph Roberta Segata courtesy Centrale Fies
Filippo Michelangelo Ceredi – Between Me and P. – Thank you for coming – ph Roberta Segata courtesy Centrale Fies
Ivo Dimchev – Songs from my shows – Thank you for coming – ph Roberta Segata courtesy Centrale Fies
Marco ‘D’Agostin con Alessandro Sciarroni, Elena Giannotti e Chiara Bersani – Passage – Thank you for coming – ph Roberta Segata courtesy Centrale Fies
Marco ‘D’Agostin con Alessandro Sciarroni, Elena Giannotti e Chiara Bersani – Passage – Thank you for coming – ph Roberta Segata courtesy Centrale Fies