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Tea Time – Tè, conversazioni, live performance, sconfinamenti | La Spezia

Dal 21 novembre e fino al 7 maggio 2022 a La Spezia, in occasione dell’undicesima edizione del Festival Fuori Luogo dal titolo Shock in my town– festival divenuto ormai punto di riferimento nazionale per la programmazione teatrale e di danza...

Ciò che resta – Ph Francesco Tassara

Dal 21 novembre e fino al 7 maggio 2022 a La Spezia, in occasione dell’undicesima edizione del Festival Fuori Luogo dal titolo Shock in my town– festival divenuto ormai punto di riferimento nazionale per la programmazione teatrale e di danza contemporanea – una nuova iniziativa invaderà gli spazi del centro Dialma – cantiere creativo urbano, dislocato geograficamente nel quartiere periferico di Fossitermi e divenuto negli anni un fondamentale pilastro per la rinascita di un’area particolarmente colpita dalla piaga dell’emarginazione. Si tratta di Tea Time – tè, conversazioni, live performance, sconfinamenti, il nuovo format ideato da Andrea Cerri, Renato Bandoli e Michela Lucenti, nato con l’intento di far dialogare fra loro linguaggi legati al contemporaneo, troppo spesso relegati a restare distinti fra loro. Come suggerisce il titolo, la formula pensata permette al pubblico di partecipare al calendario di appuntamenti a fronte dell’acquisto simbolico di una tazza di tè, che sarà compresa all’interno del biglietto di 1 euro e volta a rendere più informale possibile l’incontro fra artisti e spettatori.

Il programma, ricchissimo, vede una serie di eventi con una serie di artisti e performer – Armando Punzo, i Motus e silvia Calderoni, Licia Lanera, Filippo Michelangelo Ceredi, Fabio Condemi e Gabriele Portoghese, il collettivo ADA – proponendo una serie di visioni del contemporaneo con una performance di Jacopo Benassi, le conversazioni tra Sara Fgaier, Eva Fabbris e Francesca Cattoi sul film Gli anni e quelle con l’artista Jacopo Miliani, in compagnia del critico Walter Siti su Pier Paolo Pasolini dal titolo Le nuvole sprofondano lucide fino all’incontro con Francesca Cattoi sull’opera di Paul Klee.

Abbiamo fatto qualche domanda ad Andrea Cerri per approfondire la nascita del progetto.

Alessandra Caldarelli: Come è nata l’idea di aggiungere un format legato alle arti visive alla programmazione di Fuori Luogo?

Andrea Cerri: L’idea nasce da diverse suggestioni, ragionamenti e chiacchierate (fatte assieme a Francesca Cattoi e ad alcuni artisti) sia di carattere generale sul mondo delle performing art e delle arti visive, sia su un’esigenza che parte da alcune caratteristiche più specifiche del nostro territorio.

Il settore teatrale e delle arti performative in Italia soffre di una certa autoreferenzialità, che non favorisce la nascita di progetti interdisciplinari e di conseguenza non favorisce collaborazioni e ibridazioni né un “travaso” di artisti e “pubblici” delle diverse discipline, come succede invece in altri contesti. Nei grandi centri metropolitani ci sono esempi positivi e importanti che vanno invece in questa direzione, mentre nelle periferie permangono steccati e barriere.
Il nostro territorio, nonostante abbia dato le origini a importanti artisti della scena contemporanea nazionale (un nome su tutti Jacopo Benassi), non riesce, soprattutto in ambito “arti visive” a emanciparsi da una visione un po’ provinciale e improntata ad una certa “improvvisazione” nei contenuti, negli allestimenti e nella curatela dei progetti. Inoltre a molti di questi artisti raramente viene dato il giusto riconoscimento e la giusta considerazione che invece trovano fuori, a livello nazionale e internazionale. Nasce quindi l’esigenza di valorizzare e far conoscere anche qui sul territorio questi importanti percorsi.

AC: Dopo tanti mesi durante i quali l’emergenza pandemica ci ha costretto a stare lontani, un’iniziativa come Tea Time mette l’accento su un tempo lento della condivisione. 

AC: L’intento è esattamente quello di riabituarci e riabituare il nostro pubblico alla condivisione, allo stare insieme “dal vivo”, al riappropriarci della nostra corporeità e della relazione con altri corpi.
Tutti noi, in quanto operatori culturali, abbiamo ricominciato e riavviato le nostre programmazioni e iniziative a un ritmo forsennato, come se in questi due anni non ci fosse stata una pandemia. La voglia di tornare al più presto a teatro, nei musei, nelle gallerie, al cinema, ci ha spinto a buttarci il prima possibile alle spalle il periodo buio dei bollettini quotidiani e dei lockdown e tornare rapidamente alla vita di prima. Questo approccio, assolutamente comprensibile, è però allo stesso tempo pericoloso, perché rischia di farci sottovalutare i cambiamenti che ci sono stati nelle nostre percezioni, nelle nostre coscienze e anche nelle nostre abitudini quotidiane, e di perpetuare le stesse problematiche e disfunzioni delle quali era afflitto il sistema culturale e artistico nell’epoca pre-covid, senza aver svolto una reale e approfondita riflessione sulla necessità di un radicale cambio di paradigma, soprattutto nel nostro paese.

AC: Come sarà strutturato il programma di appuntamenti?

AC: Gli appuntamenti saranno all’ora del tè (17.30/17.45) nei pomeriggi successivi agli spettacoli ospitati nella stagione di Fuori Luogo.
I nove appuntamenti previsti (da novembre a maggio) sono stati ideati per essere “in dialogo” con lo spettacolo della sera prima. Non si tratta di accostamenti “tematici” e automatici, né di incontri che hanno come argomento una discussione “didascalica” sullo spettacolo.
Si tratta invece di momenti – che possono declinarsi in forma di talk, proiezioni di film, vere e proprie performance, concerti, workshop, – che entrano in relazione con lo spettacolo della sera prima dal punto di vista dei linguaggi, o delle suggestioni, o dei percorsi artistici dei protagonisti, seguendo il fil rouge del “contemporaneo” nelle diverse discipline artistiche attraversate.
Il tutto ovviamente in un contesto informale per il pubblico e gli artisti e di fronte ad una buona tazza di tè, appositamente realizzata per questo format. L’acquisto della tazza costituisce anche l’abbonamento/titolo di ingresso a tutti gli appuntamenti di Tea Time, e il tè è ovviamente offerto a volontà.
Tra gli ospiti più importanti di questa edizione il fotografo/performer Jacopo Benassi, la regista Sara Fgaier, l’artista Jacopo Miliani, le curatrici Eva Fabbris e Francesca Cattoi (Fondazione Prada) il critico e scrittore Walter Siti.

AC: Per questa undicesima edizione Fuori Luogo riparte dal luogo in cui è nato, Il Dialma – cantiere creativo urbano. Come si è evoluto il rapporto con questo luogo negli anni?

AC: Il Dialma è un centro polivalente che sorge in un quartiere popolare e densamente abitato nella periferia cittadina della Spezia. Il rapporto con questo luogo e con la sua collocazione urbana e geografica è stato ed è fondamentale per la nostra programmazione e per l’evoluzione del nostro progetto culturale. L’essere periferici, “sporcarsi le mani” con le marginalità, con gli abitanti del quartiere, con gli studenti, ci costringe a un confronto continuo con il pubblico e a una dialettica serrata con il nostro territorio. Ci consente infine di stare ancorati alla realtà, ma allo stesso tempo di avere la libertà di sperimentare e ospitare nuovi linguaggi della scena, anche i più radicali, senza dover essere troppo legati a logiche di “sistema”. La sfida è sempre stata quella di tenere insieme la vocazione “sociale” di questo luogo, con un approccio dove la qualità, la professionalità, la cura del dettaglio, e l’artista sono sempre al centro di ogni iniziativa e attività proposta. 
Un esempio di questa doppia vocazione sono stati i giorni del Decennale di Fuori Luogo la scorsa estate: era molto strano per noi vedere in questo luogo, nello stesso momento, il nostro pubblico assieme ad alcuni dei più importanti artisti, critici, studiosi del panorama nazionale teatrale – ospitati per l’occasione – tutti insieme a festeggiare i dieci anni di Fuori Luogo. Oggi il Dialma, da piccolo centro sociale di quartiere, è diventato un luogo conosciuto da gran parte del panorama teatrale nazionale e punto di riferimento per tanti giovani artisti e compagnie che qui hanno provato e creato i loro spettacoli. La speranza è che possa diventarlo anche per altre discipline e altri linguaggi. Anche in questa prospettiva riteniamo che sia importante promuovere un progetto come Tea Time.

Fuori Luogo – Ph Francesco Tassara