Fino al 20 luglio 2025 sarà possibile visitare negli spazi di Pirelli HangarBicocca la prima personale in Italia di Tarek Atoui (Libano, 1980 – vive e lavora a Parigi), a cura di Lucia Aspesi. L’artista ha scelto di dare inizio ad Improvisation In 10 Days con una sua performance all’interno del grande polmone musicale in cui è stata trasformata l’area dello Shed di HangarBicocca. Proprio al centro dello spazio è posizionato infatti Souffle Continue, un dispositivo che, riprendendo il funzionamento dell’organo, diffonde getti d’aria in tutte le installazioni della mostra, causandone il movimento e permettendo la produzione di suoni. Improvisation in 10 Days è una buca d’orchestra senza musicanti, in cui Tarek Atoui esprime la propria volontà di esplorare le potenzialità compositive dello spazio.
L’ambiente dello Shed, solitamente allestito con un impianto di illuminazione artificiale, mantiene stavolta le vetrate visibili, in modo tale da far filtrare la luce dall’esterno. La scelta di un’illuminazione naturale, forse proprio per la natura mutabile della luce stessa, è stata raramente adottata per Pirelli HangarBicocca. La stessa operazione era stata messa in atto da Chiara Camoni nella personale Chiamare a Raduno, inaugurata a febbraio del 2024.
Le opere di Tarek Atoui sono disposte intorno ad un unico centro vitale, l’organo ad aria che permette il movimento della maggior parte degli strumenti musicali. Dei grossi blocchi di marmo – parte del corpus installativo It Rains – che nascondono degli impianti di amplificazione, invitano i visitatori a sedersi in questo grande giardino musicale e a prestare attenzione alle variazioni del suono. Interessante come anche questa scelta fosse presente nell’esposizione di Camoni, dove blocchi di pietra costituivano un invito ai visitatori a sostare per un attimo di più nel giardino delle Sisters di fiori e terracotta.
La mostra si compone di tre corpus di opere interdipendenti e soprattutto connessi fra loro da un sistema di microfoni e sintetizzatori, oltre che dal soffio d’aria di Souffle Continue.
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AIR WITHIN (2013-in corso) è un progetto iniziato da Atoui nel 2013 in occasione di un workshop con persone non udenti, con il fine di esplorare la propagazione delle vibrazioni prodotte dal suono. AIR WITHIN si compone dell’organo posto al centro dello Shed e di due camere (di) aria, le Wind House. Si tratta di cabine in legno, che i visitatori sono chiamati ad attivare facendo scorrere dei pannelli per rendere più o meno ampia un’apertura laterale: a seconda della quantità d’aria immessa da un compressore nella camera sonora delle case del vento, la vibrazione delle onde sonore prende tonalità diverse, e si trasmette al corpo del visitatore stesso che si trova all’interno della cabina.
Il momento dell’attivazione è fondamentale per Tarek Atoui, che alla sua pratica artistica unisce una formazione da pedagogista, e conferisce all’arte valenza educativa e potenza di aggregazione. L’arte può essere intesa come partecipativa in maniera diretta (come per le Wind House), ma non solo. Il movimento stesso dei visitatori nello spazio, lo spostamento d’aria prodotto dai loro corpi, produce delle modifiche. In una delle installazioni, delle bacchette di terracotta scorrono su un impianto che – simulando un giradischi – ruota su stesso. Il piatto si muove molto lentamente, perciò l’attrito prodotto con le bacchette produce uno scorrimento lento, e di conseguenza un suono flebile. Tuttavia, al passaggio degli ospiti davanti all’installazione, o ai loro tentativi di riconoscere tra i suoni proprio quello proveniente da quest’opera avvicinando l’orecchio all’installazione, ecco che le bacchette cominciano ad ondeggiare, producendo un suono più potente. Il respiro, l’aria mossa dallo spazio occupato dai corpi: anche i visitatori prendono parte all’orchestra di Improvisation in 10 Days. La mostra è poi in continuo divenire: bacchette, supporti e piccoli strumenti saranno sostituiti nel corso dell’esposizione per produrre combinazioni sonore diverse.
La componente educativa è per Tarek Atoui uno dei capisaldi della propria produzione artistica (non per nulla Air Within nasce da un progetto realizzato con partecipanti non udenti). Nel corso dell’esposizione saranno organizzati due workshop per le scuole, in cui studiare la propagazione del suono (On Vibration and Resonance – The Hive) e per esplorare la capacità dell’acqua di amplificare il suono (Drops and Bubbles – The Rain). In questi workshop i partecipanti vengono invitati a partecipare in maniera attiva, sperimentando con i materiali stessi presenti in mostra.
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La forza di aggregazione dell’arte per Tarek Atoui è esplorabile proprio nel corpus di opere The Rain (2023- in corso). Le opere inedite di questo progetto vedono fondere la tecnologia degli impianti acustici moderni (microfoni, casse e sintetizzatori) con l’artigianato della tradizione coreana, a cui Tarek Atoui si ispira per la lavorazione di strumenti musicali in ceramica, porcellana e hanji – carta tradizionale coreana – che possiedono una particolare qualità nella propagazione del suono.
«Con questo lavoro ho voluto rendere omaggio ai quattro elementi, che ho disposto a terra. Sono attori centrali dell’opera in quanto performer, principi attivi che danno vita all’opera, facendole prendere forma».
Acqua ed aria interagiscono come in The Water Bubble System, dove il suono è prodotto dall’amplificazione del ribollire dell’acqua. Le grandi pelli di tamburo esposte in mostra reagiscono ora ai flussi d’aria che le fanno vibrare, ora al calore degli impianti di riscaldamento che ne modificano la tensione.
«Il suono è la vibrazione stessa, ed è questa sensazione materiale e molto profonda che si percepisce in questo spazio e comunica una sensazione intensa e fisica a chi entra»
Waters’ Witness (2020-23) è un progetto di ricerca sonora che esplora il tema dell’acqua attraverso sculture e suoni. L’installazione impiega materiali come marmo, metallo e ceramica, ed è il risultato del lavoro di Tarek Atoui, insieme a Eric La Casa e Chris Watson, che hanno registrato suoni in città costiere come Atene, Abu Dhabi, Beirut, Istanbul, Porto, Singapore e Sydney, dove i porti sono cruciali per la vita sociale ed economica. Atoui si è concentrato sulla cattura dei suoni dell’acqua e dei porti, utilizzando tecniche di registrazione speciali, anche sotto acqua, per raccogliere suoni del mare e delle attività portuali. Questi suoni sono integrati nell’installazione, dove si mescolano con il rumore dell’acqua che gocciola, utilizzato come elemento acustico nelle sculture.
«Non c’è ripetizione, non c’è un inizio e una fine nel senso di una composizione musicale o di una struttura che, semplicemente, comincia e finisce; non c’è una sequenza continua. C’è un ciclo in costante trasformazione e un rapporto tra gli strumenti in continuo mutamento»
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