ATP DIARY

Il silenzio delle superfici: Susan Hiller, Social Facts — OGR, Torino

[nemus_slider id=”74151″] — Addentrandosi all’interno della lunga sala buia del Binario 1 delle OGR a Torino, una serie di punti luminosi balzano nell’immediato agli occhi. Come colpi di evidenziatore i cinque lavori della personale di Susan Hiller – a cura di Barbara Casavecchia – tracciano una linea del tempo e di evoluzione della pratica dell’artista. Nell’arco di quasi […]

[nemus_slider id=”74151″]

Addentrandosi all’interno della lunga sala buia del Binario 1 delle OGR a Torino, una serie di punti luminosi balzano nell’immediato agli occhi. Come colpi di evidenziatore i cinque lavori della personale di Susan Hiller – a cura di Barbara Casavecchia – tracciano una linea del tempo e di evoluzione della pratica dell’artista.
Nell’arco di quasi cinquant’anni di carriera, Hiller ha messo in luce, attraverso un approccio multidisciplinare, le “bolle” individuali e collettive all’interno delle quali ci chiudiamo in attesa di affrontare dubbi, domande, risposte e contraddizioni. Social Facts, il titolo della mostra, li racchiude tutti in un’espressione che parla di sistemi di valori sempre mutevoli e di una norma in costante cambiamento. Mentre nemmeno ce ne accorgiamo, i fatti sociali ci rappresentano nel loro essere sfuggevoli, manchevoli di una comprensione che nemmeno l’artista ci vuole dare.
All’ingresso After Duchamp (2017), serie di 50 ritratti fotografici, con il suo blurring effect ci restituisce dei volti e un’aura iridescente che i nostri corpi-luce non possono staccarsi. La serie si prolunga poi all’estremità opposta dello spazio dove sei ritratti monumentali, a tre a tre, si fronteggiano l’uno davanti all’altro. Conclude la navata poco più accanto Channels (2013), opera audiovisiva composta da 106 televisori a tubo catodico di vario formato.
In uno stato di trance quasi ipnotico la nostra attenzione converge in un ignoto ‘irrapresentabile’. Entrati dentro la luce, una serie di voci in diverse lingue ci raccontano esperienze di “pre-morte”, liminale stato in cui diventiamo quasi visitatori di noi stessi perdendo ciò che resta del nostro corpo. Al centro della sala sono videoproiettate a terra tre animazioni digitali dalle forme labirintiche e scultoree.
In From Here to Eternity (2008) lo sguardo si perde nei percorsi infiniti tracciati da un punto di colore, la pausa dal tempo rapido quotidiano o l’immersione totalizzante si condensano nella ricerca della via d’uscita. Come se fossimo sempre su un doppio binario, all’interno dei lavori di Susan Hiller ci troviamo sospesi tra ciò che appare serissimo da un lato e ironico dall’altro.

Susan Hiller, Psi Girls, 1999, video installation: 5 synchronised programmes, 5 projections, colour with stereo sound, real-time audio processing. Programme duration 20 minutes. Installation view, Lisson Gallery, New York, USA.  © Susan Hiller. Courtesy Lisson Gallery. Photography: Jack Hems.
Susan Hiller, Psi Girls, 1999, video installation: 5 synchronised programmes, 5 projections, colour with stereo sound, real-time audio processing. Programme duration 20 minutes. Installation view, Lisson Gallery, New York, USA. © Susan Hiller. Courtesy Lisson Gallery. Photography: Jack Hems.

In Psi Girls (1999), videoinstallazione su cinque canali iconica del lavoro dell’artista, le sequenze di immagini in loop mostrano le protagoniste di cinque film diversi (The Fury di Brain De Palma, Stalker di Andrei Tarkovsky, Fenomeni paranormali incontrollabili di Mark L. Lester, Matilda di Danny DeVito, Giovani streghe di Andrew Fleming). Le girls dotate di poteri speciali, uno dei ruoli più cult del cinema hollywoodiano, si trasformano in simbolo di un agire e contrastare l’ordinario.
In Illuminazioni (2018), realizzata da Susan Hiller in occasione della mostra, una narrazione a più voci accompagna la videoproiezione su maxi schermo. Le immagini astratte si fondono con una serie di racconti inspiegabili di avvistamenti di sfere luminose alternati alla loro traduzione in suono da parte di strumentazioni scientifiche. Trasmissioni in codice Morse, registrazioni di onironautica, macchinari quasi fantascientici, tutti codici inspiegabili che ci possono immergere in uno scetticismo totale o in un credo senza confini. Sebbene sempre in mutevoli strati e stadi è sulla luce che viaggiano cose e gli eventi.
Nel “campo virtuale” proposto all’interno dello spazio di OGR ci interroghiamo senza alcuna risposta proprio su quello che significa virtuale o meglio significava prima di essere legato principalmente all’elemento tecnologico. Nello stato in potenza di una dimensione parallela che ci attraversa tutti indistintamente, appaiono all’improvviso, e sempre in stato nebuloso, tutte quelle cose che solitamente non siamo in grado di vedere.

Il lavoro di Susan Hiller prevede, quindi, diverse prospettive senza che l’una vada ad escludere l’altra. Il bisogno di orientarsi, i percorsi spirituali e individuali, la sospensione nella capacità di credere o meno. Tutto ha un rapporto libero, immersivo certo, ma sempre pronto ad affondare in un confronto di crescita. Nel silenzio generato da tutte le superfici e da ciò che si cela sotto di esse, nell’impossibilità di parlare, ascoltiamo e creiamo un luogo in cui poter stare all’interno. È uno spazio labile: un interstizio piccolo e sottile che separa due corpi, una fenditura tra l’epidermide delle cose; è come l’intervallo di tempo tra due stadi, uno iato.
Nelle trame del visuale e nelle tensioni della superficie tutto diviene permeabile, forma di mediazione e contatto. Lucrezio, nel De rerum natura, non a caso affermava che la superficie è qualcosa che può erompere emanando sagome stupefacenti.
Siano esse globi luminosi o la lunghezza d’onda blu di Illuminazioni non ci è dato sapere, restiamo ugualmente corpi-luce.

Susan Hiller, Magic Lantern, 1987, 3 channel, 35 mm slide projection with sound, synchronised, 12 minutes. © Susan Hiller. Courtesy Lisson Gallery.
Susan Hiller, Magic Lantern, 1987, 3 channel, 35 mm slide projection with sound, synchronised, 12 minutes. © Susan Hiller. Courtesy Lisson Gallery.
Susan Hiller, Channels, 2013, video installation with sound, dimensions variable. Installation view, Synagogue de Delme Contemporary Art Centre, Delme, France. © Susan Hiller. Courtesy Lisson Gallery. Photography: Oh Dancy.
Susan Hiller, Channels, 2013, video installation with sound, dimensions variable. Installation view, Synagogue de Delme Contemporary Art Centre, Delme, France. © Susan Hiller. Courtesy Lisson Gallery. Photography: Oh Dancy.
Susan Hiller, After Duchamp, 2016-2017, 50 colour archival dry prints, 30.5 x 30.5 cm (each). © Susan Hiller. Courtesy Lisson Gallery. Photography: Jack Hems.
Susan Hiller, After Duchamp, 2016-2017, 50 colour archival dry prints, 30.5 x 30.5 cm (each). © Susan Hiller. Courtesy Lisson Gallery. Photography: Jack Hems.