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Sueño Perro: Instalación Celuloide de Alejandro G. Iñárritu | Fondazione Prada, Milano

A venticinque anni dall’esordio registico di Alejandro González Iñárritu con "Amores Perros" (2000), Fondazione Prada presenta la sperimentazione – secondo la definizione dello stesso regista – di Sueño Perro; Instalación Celuloide. 
Stills from Amores Perros (2000) by Alejandro G. Iñárritu Courtesy Rodrigo Prieto. © Alta Vista Films.

«Con questo progetto vogliamo aprire nuove prospettive sul suo lavoro e su un film che, sin dagli esordi, ha unito la forza del realismo alla densità del simbolismo» – così commenta Miuccia Prada l’apertura di Sueño Perro. 

Amores Perros è una pellicola che affronta i grandi conflitti umani: amore, violenza, invidia. Tre storie che si intrecciano sullo sfondo di una Città del Messico cruda e reale. Il latrato dei cani nei combattimenti illegali permea l’atmosfera della pellicola; gli stessi cani che creano il gioco di parole del titolo, dove “Perros” è un’espressione idiomatica che in Messico si usa per indicare ciò che è duro, ostico, difficile: un “giorno da cani”, un “amore canaglia”.
Il progetto Sueño Perro nasce dalla scoperta nel 2018 di sedici milioni di fotogrammi di sequenze inedite di Amores Perros, conservati negli archivi cinematografici dell’Universidad Nacional Autónoma de México per oltre vent’anni.
Alejandro González Iñárritu descrive questa scoperta come una resurrezione, in termini crudi e organici. Della creatura che nel 2000 è stata Amores Perros, sparse nelle sale di montaggio sono rimaste le viscere: una placenta fatta di frammenti di pellicola tagliati. E come le cagne che dopo il parto mangiano la placenta per stimolare la produzione del latte, così anche questa placenta di celluloide è stata raccolta e rielaborata, dando vita a un nuovo prodotto multisensoriale. 

Iñárritu racconta: «In questi anni ho potuto vedere queste migliaia di metri di pellicola e le ho guardate con uno sguardo completamente diverso, perché il mio interesse era mutato. Quando osservavo il girato in sala di montaggio, cercavo tasselli precisi (…) Qui invece era un flusso di immagini e sequenze senza schema, senza il desiderio di organizzarle narrativamente, ma lasciandomi andare a un’esperienza sensoriale, cercando di capire cosa mi attraesse in quei momenti impressi sulla pellicola che non avevo notato prima.» 

Immagine della mostra “Sueño Perro: Instalación Celuloide de Alejandro G. Iñárritu” Foto: DSL Studio – Delfino Sisto Legnani e Melania Dalle Grave / @delfino_sl @melaniadellegrave @dsl__studio Courtesy Fondazione Prada
Immagine della mostra “Sueño Perro: Instalación Celuloide de Alejandro G. Iñárritu” Foto: DSL Studio – Delfino Sisto Legnani e Melania Dalle Grave / @delfino_sl @melaniadellegrave @dsl__studio Courtesy Fondazione Prada

La celluloide è definita dal regista un materiale “spettrale”: «i 35 millimetri sono la placenta di cui parlavo. Credo che l’esperienza di questa installazione sarà molto diversa per le generazioni che non hanno mai conosciuto il cinema realizzato in pellicola.» 
Alejandro Iñárritu e il team di Fondazione Prada hanno più volte sottolineato l’intento di Sueño Perro: non un omaggio, ma una vera e propria risurrezione del film del 2000. 
«Oggi non esiste più l’uomo che ha realizzato quel film; ciò che mi interessa è continuare a esplorare con linguaggi cinematografici nuovi e diversi. Quello stesso materiale, ripreso tanti anni fa, ora contiene possibilità inedite (…). Mi piace guardare il passato alla luce del presente e scoprire se esiste una novità possibile rispetto a ciò che era allora.» 

Al primo piano del Podium si apre un dedalo immerso nell’oscurità. I corridoi conducono lo spettatore in sette spazi distinti, in cui sono collocati nove imponenti proiettori analogici 35 mm. L’illuminazione drammatica – fasci di luce che tagliano il buio delle stanze – unita alla colonna sonora realizzata da Iñárritu con Martin Hernández, trasforma il Podium in uno squarcio di Città del Messico. Anche l’aria si fa pesante: macchine del fumo diffondono a intervalli una foschia che avvolge le sale, trascinando lo spettatore all’interno della pellicola stessa. È un viaggio frammentato, dove i ciak e i tagli si sovrappongono al sottofondo di grida confuse e motori in corsa. Così lo scatto dei proiettori, unito ai rumori metallici (sempre parte della colonna sonora di Hernández), evoca un ambiente ipogeo, una fucina di Efesto fatta però di automobili e latrati di cani. 

Al piano superiore del Podium, l’attenzione si concentra su Mexico 2000: The Moment That Exploded, un progetto ideato dallo scrittore e giornalista Juan Villoro. Questa sezione non si limita a esporre materiali o tracce, ma li inserisce in un contesto più ampio: la Città del Messico all’inizio del nuovo millennio, con le sue contraddizioni, i suoi conflitti e le sue speranze. È il clima sociale in cui le vite dei personaggi di Amores Perros si intrecciano nella pellicola. 

Stills from Amores Perros (2000) by Alejandro G. Iñárritu Courtesy Rodrigo Prieto. © Alta Vista Films.
Immagine della mostra “Sueño Perro: Instalación Celuloide de Alejandro G. Iñárritu” Foto: DSL Studio – Delfino Sisto Legnani e Melania Dalle Grave / @delfino_sl @melaniadellegrave @dsl__studio Courtesy Fondazione Prada

L’approccio di Villoro, accompagnato da una traccia audio che guida le dodici sezioni dell’esposizione, sposta lo sguardo dall’individuale al collettivo, mostrando come le dinamiche politiche e culturali abbiano inciso sulla vita urbana. In questo modo l’esperienza non si riduce a una fruizione passiva, ma invita a riflettere sul rapporto tra le forze che modellano la società e la memoria privata. 

L’inaugurazione di Sueño Perro coincide poi con un aggiornamento del progetto espositivo Atlas, all’ottavo piano della Torre, con le nuove installazioni Mouse Museum (1965-1977) di Claes Oldenburg e Mouse Museum (Van Gogh Ear) (2022) di Alex Da Corte. Nel Mouse Museum di Oldenburg sono stati esposti, dagli anni Sessanta in avanti – e in particolare a documenta 5 a Kassel nel 1972 – centinaia di oggetti, disposti senza ordine apparente e selezionati senza criterio dichiarato. Alex Da Corte ha reso omaggio a Oldenburg nel 2022, presentando una selezione di oggetti della sua collezione personale, dove cultura pop e riferimenti alti si intrecciano in una sorta di autoritratto metonimico: una parte di sé per raccontare il tutto. 

A emergere con chiarezza è il filo conduttore più importante: Città del Messico non è solo lo sfondo, ma la vera protagonista di Amores Perros, il motore che ne plasma ritmo, tensioni e contraddizioni. Più dei singoli personaggi o dello sguardo del regista, la città genera il film, attraversandolo e rendendolo vivo. Questa centralità urbana trova un’eco nel progetto di Villoro, che nella dodicesima sezione dell’esposizione mostra Città del Messico di notte con una fotografia aerea di Santiago Arau. Sulle righe di una delle Città Invisibili di Italo Calvino, Villoro svela il miracolo dietro la schizofrenia urbanistica della città semplicemente spegnendo la luce, e mostrando uno spettacolo di luminarie nel deserto scuro. La luce nel buio, di una realtà – non solo quella di Città del Messico – che nonostante le crisi sociali e politiche, resiste, brulica e vive. 

Immagine della mostra “Sueño Perro: Instalación Celuloide de Alejandro G. Iñárritu” Foto: DSL Studio – Delfino Sisto Legnani e Melania Dalle Grave / @delfino_sl @melaniadellegrave @dsl__studio Courtesy Fondazione Prada
Pablo O. Monasterio, Volando bajo, 1988
Immagine della mostra “Sueño Perro: Instalación Celuloide de Alejandro G. Iñárritu” Foto: DSL Studio – Delfino Sisto Legnani e Melania Dalle Grave / @delfino_sl @melaniadellegrave @dsl__studio Courtesy Fondazione Prada
Immagine della mostra “Sueño Perro: Instalación Celuloide de Alejandro G. Iñárritu” Foto: DSL Studio – Delfino Sisto Legnani e Melania Dalle Grave / @delfino_sl @melaniadellegrave @dsl__studio Courtesy Fondazione Prada
Yolanda Andrade, Los observadores, 1998, © Yolanda Andrade