Dopo la presentazione dello spazio zolforosso di Venezia, andiamo alla scoperta di Kadabra di Mestre: studio condiviso nato nel 2020.
Kadabra richiama alla mente la formula magica Abracadabra, che letteralmente significa “creo ciò che dico”.
Veronica Pillon: Kadabra è il nome del vostro studio. Com’è nata l’idea di trovare e lavorare in uno studio a Mestre?
Kadabra: A differenza di altri studi attivi sul territorio, Kadabra è nato non tanto dalla volontà di creare un collettivo ma dall’esigenza di lavorare e mantenere il clima e il modo di operare adottato in Accademia. In atelier ciascuno di noi dipinge accanto agli altri, in un contesto di condivisione e non di isolamento: vedere cose diverse attorno a sé, avere diversi stimoli visivi, può influenzare positivamente il proprio lavoro. La scelta dello spazio a Mestre è venuta spontanea a seguito di una ricerca infruttuosa di spazi a Venezia, in cui gli unici luoghi a disposizione erano magazzini da ristrutturare con soffitti bassi, molta umidità e prezzi esorbitanti. Se a Venezia cercavamo in coppia o a piccoli gruppi, qui a Mestre ci siamo riuniti, in uno spazio molto grande interamente dipinto di bianco e nel 2020 è nato Kadabra. Attualmente a lavorare in studio siamo in undici, tutti studenti o ex studenti dell’Accademia e abbiamo deciso di unire le forze per trovare uno spazio in cui lavorare intensivamente.
VP: Avete detto che vi siete tutti conosciuti in Accademia. C’è un medium o un tema di ricerca che vi accomuna?
Kadabra: Siamo prevalentemente pittori, anche se non mancano artisti provenienti da differenti formazioni, da restauro a decorazione. Come detto precedentemente, per noi lo studio è prevalentemente un luogo di lavoro in cui ciascuno realizza le proprie opere ma allo stesso tempo è un contesto in cui ci possiamo confrontare costantemente. Siamo tutti artisti diversi e lavoriamo in maniera differente: la varietà di approcci è un valore aggiunto e un arricchimento per ciascuno. Già intravedere il lavoro di un’altra persona e cogliere spunti diversi dai propri è fonte di crescita. Anche a livello di relazioni, la condivisione dei propri progetti personali nello studio permette di ampliare la rete di conoscenze di ognuno.
Tra le caratteristiche che ci accomunano c’è sicuramente un approccio multidisciplinare, in cui la pittura amplia i propri confini e approda in supporti diversi – non solo la tela quindi ma anche incisione o ceramica – e un forte interesse nei confronti della materia e della sua stratificazione. Ciascuno di noi approfondisce poi delle tematiche specifiche, dal femminismo al gioco, dalla mitologia al paesaggio.
VP: Siete nati da poco ma avete già partecipato ad alcuni eventi realizzati in collaborazione con altri studi. Avete altri progetti in cantiere?
Kadabra: Il primo evento a cui abbiamo partecipato è stato VE(R)NICE, a maggio 2021, insieme a zolforosso e Casablanca.
Essendo da poco a Mestre, abbiamo pensato all’evento come un momento di apertura collettiva, soprattutto per farci conoscere ed essere presenti nella vita culturale della città. Volevamo inoltre sottolineare lo spostamento di molti artisti dall’isola alla terraferma; non escludiamo in futuro di organizzare altri progetti – non necessariamente mostre ma anche laboratori – e di ampliare anche ad altri studi presenti a Venezia.
Tra gli studi c’è una comunanza di intenti, per cui abbiamo deciso di non creare un clima di competizione ma di dialogo e collaborazione, anche per rendere più viva la scena artistica locale.
Per questo abbiamo poi partecipato alla collettiva Opus Focus, in collaborazione con la School for Curatorial Studies di Venezia. Come studio Kadabra, invece, consideriamo lo spazio un luogo di lavoro ma stiamo pensando di realizzare qualcosa con le nostre grandi vetrine che si affacciano sulla strada, magari con un allestimento.
VP: Che rapporto avete con la città di Venezia? Tornereste a lavorare lì?
Kadabra: Con Venezia abbiamo un legame affettivo molto forte, molti di noi vivono ancora lì ed è stata la città del nostro percorso accademico. Inevitabilmente l’attrattiva del pubblico e degli amanti dell’arte, soprattutto dal punto di vista espositivo, è più forte a Venezia. Essere a Mestre ha i suoi pro e i suoi contro.
Qui è più comodo per i trasporti sia di persone che materiali ed è sicuramente più fruibile come laboratorio.
Sarebbe bello tessere un legame con Venezia ma quello che cerchiamo di fare è di rivalutare la terraferma: a Mestre manca una mostra, un evento o un centro culturale di riferimento. Visto che qualcosa di accattivante non si trova, cercheremo di realizzarlo noi!
Kadabra
Artisti: Beatrice Alici, Federico Bordin, Chiara Calore, Giorgia Agnese Cereda, Damiano Colombi, Beatrice Gelmetti, Silvia Giordani, Marta Naturale, Catia Schievano, Marta Spagnoli, Fabiano Vicentini.
Via Giuseppe Verdi 57, Mestre