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Stefano W. Pasquini. Una riflessione sulla memoria, le cose e le persone – Casa Morandi, Bologna

Vivere e formarsi a Bologna porta inevitabilmente a confrontarsi con uno dei pittori che più di tutti nel Novecento si è distinto per ricerca personale: Giorgio Morandi. Di lui nel capoluogo bolognese, oltre alle opere ospitate dal Museo Morandi al piano superiore del MAMbo, rimangono gli oggetti custoditi nella sua casa-studio di via Fondazza. Un […]

Stefano W. Pasquini, UP2108 (Mario), 2021

Vivere e formarsi a Bologna porta inevitabilmente a confrontarsi con uno dei pittori che più di tutti nel Novecento si è distinto per ricerca personale: Giorgio Morandi. Di lui nel capoluogo bolognese, oltre alle opere ospitate dal Museo Morandi al piano superiore del MAMbo, rimangono gli oggetti custoditi nella sua casa-studio di via Fondazza. Un luogo sospeso tra passato e presente, nel quale alcuni ambienti come lo studio e la stanza da letto di Morandi sono rimasti invariati, mentre altri hanno subito trasformazioni e ammodernamenti. Della vita del pittore in queste stanze non rimangono che gli oggetti: libri, quaderni, fotografie, pennelli, colori e bottiglie. È solo attraverso questi, e i racconti di chi l’ha incontrato, che la riservata vita del pittore bolognese emerge. Ma quanto davvero è possibile scoprire e conoscere una persona attraversa il ricordo di qualcun altro? È questa la domanda che ha dato vita a Where does your memory go? // Dove va la tua memoria? mostra personale di Stefano W. Pasquini. Una serie di opere allestite all’interno di Casa Morandi riflette su quanto la memoria umana, il ricordo personale, si mescoli fino a confondersi con la Storia intesa come susseguirsi di eventi. Se nella macro narrazione degli eventi storici dell’umanità la narrazione assume forme e significati diversi se raccontanti ad esempio da vinti o da vincitori, il racconto generazionale subisce mutazioni e trasformazioni di persona in persona. Come in una sorta di telefono senza fili il ricordo condiviso va mano mano ad affievolirsi fino spesso a scomparire. Possono rimanere gli oggetti, ma cosa accade senza la parola?

Pasquini tenta allora di dare forma alla memoria orale, fissarla nel tempo attraverso il linguaggio pittorico. Il risultato sono due opere di grande formato, una dedicata al nonno mai conosciuto e l’altra alla mamma. Entrambe si inseriscono negli spazi della dimora-studio di via Fondazza in tutta la loro grandezza come monoliti della memoria. La pittura leggera, simile all’acquarello per tonalità e stesura, sembra essere la traduzione visiva di un racconto dai ricordi annebbiati. Se il ritratto del nonno, realizzato a partire da una fotografia, apre la mostra sotto lo sguardo della fotografia a muro di Morandi, quello della mamma sembra vivere in una dimensione di protezione.

Stefano W. Pasquini, UP2008 (Lia Fava), 2020 e Do you cry often, 1995
Stefano W. Pasquini, UF2002 (Where does your memory go), 2020

Dietro alla vetrata che delimita quella che un tempo era la stanza da letto del pittore, il ritratto da bambina della madre di Pasquini è anche un tributo proprio a Morandi del quale qui appare rappresentata una delle sue amate bottiglie. E se è possibile considerare un’opera artistica come segno, impronta nel mondo e nella storia, cosa c’è più simile a questa se non la traccia del DNA lasciata nelle generazioni successive? Non sono forse queste le espressioni più riconoscibili di un ricordo? 
Nello studio del pittore bolognese trova spazio anche il ricordo della nonna materna di Stefano W. Pasquini in memoria della quale l’artista espone un paio di occhiali e un mucchietto di pezzi di sapone da bucato. Tra gli oggetti di Casa Morandi sono inoltre disseminati alcuni oggetti della storia della famiglia di Pasquini in una sovrapposizione di memorie, racconti e generazioni.  
Un tentativo di preservare i ricordi e condividerli che nella pratica di Pasquini assume un’ulteriore forma: quella editoriale. Ad accompagnare la mostra èObsolete Shit #36, zine autoprodotta che Pasquini ha iniziato a realizzare nel 2008 col numero #7, per poi continuare con numeri e formati casuali o simbolici. Il numero 36, ideato per questa occasione, fa riferimento al numero civico di Casa Morandi. Al suo interno in ogni numero artisti e non artisti partecipano inviando materiale per realizzare una pubblicazione che altro non è che un progetto di ricerca di libertà estetica, un invito a ricordare quanto l’arte sia importante ancora oggi nella società e nella vita.
Per Where does you memory go? la copia, distribuita in questo caso gratuitamente al pubblico, raccoglie immagini e parole ispirate all’idea di memoria o a Giorgio Morandi. La seconda pubblicazione è The Book of People un libro d’artista, al momento è visibile in forma di sito web, nel quale Pasquini ha raccolto cento ritratti realizzati a partire dal racconto di altre persone. Un progetto aperto, ancora in fase di realizzazione, nel quale la memoria personale è trasformata dal gesto artistico in memoria collettiva. Il ricordo esce dalla dimensione privata, come quella di Casa Morandi, per sfociare in quella pubblica proprio come la bandiera Where does your memory go? sulla facciata di uno dei palazzi di via Fondazza destinata ad essere condivisa, ad occupare lo spazio sì, ma anche a deteriorarsi con lo scorrere del tempo.


Stefano W. Pasquini – Where does your memory go? // Dove va la tua memoria?
A cura di Lorenzo Balbi
Fino al 24 ottobre 2021

La sedia di Maria Clara Tossani e UP2016, 2020
Il Sapone di Lia Fava