Spaccacuore: un cuore diviso in due, quello di Mattia Barbieri e di Monica Mazzone – coppia nell’arte e nella vita – che per la prima volta espongono insieme allo Spaziocontemporanea di Brescia a conclusione di una residenza che i due artisti hanno fatto insieme lo scorso gennaio.
“Uno sposalizio alchemico” – come lo definisce nel testo che accompagna la mostra la curatrice Gloria Pasotti – ed è proprio un incontro elettivo e sentimentale il loro, un dialogo tra due divers e voci che trovano un accordo armonico nella diversità e nella reciproca autonomia.
L’approccio di Monica Mazzone è di natura spirituale: la sua pratica è una sublimazione della contingenza – dal rapporto tra sé e il mondo – che tende ad arrivare alla purezza dello stato attuale delle cose attraverso l’adozione di parametri logici e matematici che traducono il sentire e l’emozione in forme geometriche regolari dall’estetica minimale che si riveste di emotività grazie al colore, utilizzato secondo abbinamenti complementari (con la predilezione per le sfumature di grigio, verde e viola) steso in delicatissime velature. Il colore tenue e a tratti impalpabile alleggerisce il rigore formale, donando leggerezza. Nei lavori realizzati per questa mostra la geometria ortogonale precedentemente privilegiata si articola includendo andamenti curvilinei e diagonali, come in Space hurts, una serie di quadri-oggetto che rappresentano idealmente una lacrima e formalmente sottolineano la volontà di superare i confini tra scultura e pittura.
Mattia Barbieri espone un serie di nuovi dipinti: i suoi soggetti sono enigmatici e mescolano riferimenti alla mitologia e alla storia dell’arte con elementi dell’estetica digitale facendo coesistere nello spazio della tela figure, paesaggi, nature morte, elementi grafici bidimensionali che convivono nella superficie del quadro come su uno schermo, armonizzati grazie a un impeccabile equilibrio cromatico e compositivo che li sospende in un’atmosfera magica e quasi metafisica. La pittura raffinatissima, utilizza molteplici registri e si caratterizza per una precisione quasi miniaturistica nel dettaglio. L’eterogeneità è caratteristica anche delle sue sculture: dei totem che si sviluppano per aggregazione di sculture realizzate in diversi materiali e spesso dipinte, evocative figure antropomorfe e zoomorfe dal significato misterioso ed elementi decorativi che diventano dei feticci apotropaici.
Un immaginario magico e materico lontano dalla dimensione rarefatta, tendente all’ideale di Monica Mazzone con la quale però trova un punto di incontro – perché gli opposti si attraggono – in Spaccacuore, la grande scultura fulcro della mostra. Realizzata da Mazzone, è una sorta di piramide che si articola nello spazio con elementi triangolari e semicircolari aggettanti – che riprendono le forme dei quadri oggetto – sulla quale Barbieri è intervenuto con un dipinto: una sorta di scrigno realizzato a quattro mani, simbolo dell’unione nella diversità.
Accompagna la mostra, oltre al già citato testo di Gloria Pasotti, un bel testo di Luigi Presicce che racconta Monica e Mattia e il loro lavoro da un inedito e personale punto di vista.
Fino al 4 marzo.
Spazio Contemporanea, Corsetto Sant’agata 22, Brescia
