Quando Aby Warburg ci parla della Ninfa dipinta da Domenico Ghirlandaio nella Nascita del Battista ci parla di una figura che leggiadra, nella sua veste trasparente e con il suo cesto di fiori in testa, rappresenta un’immagine insepolta. Nel suo dolce movimento in punta di piedi convive e condivide con la menade le stesse forme. Anche le figure realizzate da Alice Visentin, nel loro fluttuare, inglobano animali ed elementi naturali che ci conducono direttamente al tema di Sauvage.
La mostra a cura di Sonia D’Alto e presentata all’interno degli spazi di DOM Art Space a Palermo ci parla di una combinazione di figure marginali dell’antropocentrismo e dell’eurocentrismo immerse in relazioni simbiotiche e per questo portatrici di narrazioni altre. Una nuova mitologia viene presentata in un ambiente di commistioni, il display ingloba e immerge tutti i lavori presenti. Chiara Camoni, nella sua installazione di vasi disposti sopra un tavolo, presenta una sperimentale collezione di fiori selvatici e smalti di cenere animale e vegetale. Il video di Joana Escoval ci fa cadere sotto il livello del mare. Il muro tra esseri sottomarini e esseri umani si scioglie in mezzo a flussi di aria e di acqua.
Il dipinto e il poesia dell’artista e scrittrice Tiziana La Melia ci immergono in uno stato di metamorfosi che introduce un dimensione in cui la vita privata dell’artista e le teorie queer si avvicinano per conferire all’idea di continuo e perpetuo cambiamento che ci avvolge una possibilità in più. Infine Anna Solal riprende il mitologico per mostrarcelo mutuato dal tecnologico. L’incrocio diviene quello tra forme a noi familiari e uno sguardo ultra tech, la narrazione si riformula.
Nell’estrema poesia che avvolge la mostra, il mito è aggiornato, eticamente aperto e disposto a creare legami naturali e preziosi.