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Santi Alleruzzo. Night and Day | SpazioA, Pistoia

– Testo di Giulia Giacomelli – L’eterno rincorrersi del giorno e della notte è segnato dalla linea dell’orizzonte. Un confine inciso nella memoria del mondo. Una cesura che distingue il mare dal cielo. In Night and Day (fino al 10 settembre), seconda retrospettiva di Santi Alleruzzo (Messina, 1929 – Villa San Giovanni, 2006) presso la galleria SpazioA […]

Santi Alleruzzo, Santi Alleruzzo: Night and Day, veduta della mostra, SpazioA, Pistoia

– Testo di Giulia Giacomelli 

L’eterno rincorrersi del giorno e della notte è segnato dalla linea dell’orizzonte. Un confine inciso nella memoria del mondo. Una cesura che distingue il mare dal cielo. In Night and Day (fino al 10 settembre), seconda retrospettiva di Santi Alleruzzo (Messina, 1929 – Villa San Giovanni, 2006) presso la galleria SpazioA di Pistoia, il curatore Simon Grant ha voluto mostrare la visione di un artista che di quella linea ha saputo comprenderne i tratti più intimi e familiari. Della sua vita condotta tra le due sponde dello stretto di Messina, Alleruzzo restituisce tutte le sfumature della naturale ciclicità dell’esistenza e di quel placido fluire delle cose che si alternano incessanti tra il giorno e la notte. I suoi soggetti non sono classificabili in una cronologica serializzazione, sfumano dalla linearità sequenziale. Piuttosto, si presentano come un ciclico affiorare di visioni che sono a lui care. Quasi si trattasse di una risposta al desiderio di catturare la variazione di prospettiva su un paesaggio riservato, angolazioni distanti nel tempo come frammenti ritagliati di un presente che si è fatto subito passato. La sua è una pittura dell’orizzontalità: terra, mare, cielo, massi frangiflutti. Come ne Il molo (2005), in cui la fascia centrale di scogli è quasi in sintonia con l’immagine evocativa della siepe leopardiana, ma qui il mare non è più un’elaborazione mentale. È tangibile e pervade ampiamente lo spazio della tela, intensificando quella sensazione “dolce” di abbandono e naufragio in acque così profondamente familiari all’artista.

Santi Alleruzzo, Santi Alleruzzo: Night and Day, veduta della mostra, SpazioA, Pistoia

Come lo stesso Grant sottolinea nel testo critico che accompagna la mostra, Alleruzzo ha la medesima capacità del fotografo Luigi Ghirri di cogliere il dettaglio apparentemente insignificante e di trasformarlo nel punto focale delle sue opere. Dipingere, per l’artista, significa mettere in discussione il personale modo di vedere le cose che si esplica attraverso un’indagine nella vita quotidiana, con quella sensibilità ottimistica che si riscopre quando si guarda qualcosa che ben si conosce per la prima volta. Simili ai traghetti che attraversano ininterrottamente lo stretto tra Villa San Giovanni e Messina, i quadri di Alleruzzo catturano l’essenza di ciò che è al contempo comune e straordinario. Le luci emanate dalle navi si riverberano in scie gialle che, riflesse sull’acqua, intensificano la tenera luce blu della notte. In alcune istanze, come Notturno (1989-1990), il passaggio dei traghetti è testimoniato unicamente da bianche tracce che tagliano per lungo il quadro secondo un’astrazione di forme e di pensiero. La stessa astrazione si racchiude nelle bande orizzontali degli acquarelli, che ancora una volta testimoniano la presenza di quel lembo di mare, cielo e terra che separa le due città cardini della vita dell’artista. I colori tenui attestano i sottili strati di luce che fluttuano e si dipanano sull’acqua nelle diverse ore del giorno e della notte, caleidoscopici nella loro costante mutevolezza. Ma anche toni cangianti e composizioni totalmente astratte che ricordano i paesaggi stranianti fotografati da Franco Fontana.

Santi Alleruzzo, Santi Alleruzzo: Night and Day, veduta della mostra, SpazioA, Pistoia

La realtà si scioglie in forme e colori: il giallo e l’azzurro sferzano la tela di Ombra al campo (2001-2002) negandosi una reciproca espansione, come se l’ombra stesse cercando di inglobare in sé la luce. O forse è il contrario? Non solo mare, terra e cielo però: ecco un trittico (Senza Titolo, 2006. Senza Titolo, 2006. Paesaggio con albero, 2006) in cui si erge un albero solitario, forse una quercia, dove il dialogo con il cielo si arricchisce di una luce gialla che si riflette sull’orizzonte; come se l’artista volesse catturare quell’attimo sfuggente in cui il giorno sfuma nella notte o viceversa. Una sottile nebbia di colore in cui l’albero sembra cullato, quasi protetto, dalla luce del sole che progressivamente si affievolisce lasciando il posto ad un ensemble di blu. Ma anche rassicuranti presenze femminili, come in Bagnanti (1975 e 1976) e Senza Titolo (1978) che nella loro iconografia attingono ad un campionario storicizzato di placide pose che, trapassando i secoli della storia dell’arte, arrivano direttamente fino a Matisse e al suo Le bonheur de vivre. Ma più che l’esplosione della gioia di vivere, i quadri di Alleruzzo sono pause di pace in cui il suono del mare che accarezza la sabbia sembra voler sussurrare segreti nascosti provenienti da altri lidi, storie di ozio e di vita ordinaria come quelle che l’artista raffigura sulla tela. Una narrazione di giorni e di notti, dunque, di colori e di forme che si intrecciano in un’armonia senza tempo, che ricordano come ad ogni fine corrisponda un nuovo inizio e che ogni tramonto non è altro che il preludio di un’alba.

Santi Alleruzzo, Notturno nello stretto, 1997-98, olio su tela, cm 80 x 90
Santi Alleruzzo, Senza Titolo, 2006, acquerello e matita su carta, cm 22.5 x 31 – cm 34 x 42.5 (con cornice)