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Antonio Rovaldi, Il suono del becco del picchio | GAMeC

Camminare è una pratica estetica, politica e geografica che ha connotato diverse generazioni di artisti e intellettuali. Il valore di questa azione, intesa come atto culturale e momento creativo, ha portato nel ‘900 alla rielaborazione della figura del flâneur in risposta alla condizione dell’essere umano nella metropoli contemporanea. Dadaisti, Surrealisti, Situazionisti, e più tardi gli […]

Antonio Rovaldi – Il suono del becco del picchio Veduta dell’installazione Ala Vitali / Accademia Carrara, Bergamo, 2020 Mostra promossa dalla GAMeC di Bergamo, realizzata grazie al sostegno di Italian Council (2019) Foto: Antonio Maniscalco

Camminare è una pratica estetica, politica e geografica che ha connotato diverse generazioni di artisti e intellettuali. Il valore di questa azione, intesa come atto culturale e momento creativo, ha portato nel ‘900 alla rielaborazione della figura del flâneur in risposta alla condizione dell’essere umano nella metropoli contemporanea. Dadaisti, Surrealisti, Situazionisti, e più tardi gli artisti della Land Art, hanno intravisto nella pratica del camminare una modalità di fruizione estetica per esplorare un luogo e, in parte, se stessi.

Antonio Rovaldi, dopo aver attraversato l’intero perimetro della penisola italiana in bicicletta per fotografare l’orizzonte (Orizzonte in Italia 2011-2015), ha deciso di muoversi a piedi intorno ai cinque borough di New York City per esplorarne i bordi esterni e il suo waterfront.
Nella mostra Il suono del becco del picchio – ospitata fino al 17 maggio 2020 negli spazi dell’Accademia Carrara di Bergamo (le date potrebbero cambiare vista l’attuale situazione legata alla diffusione del Covid-19) –, l’artista racconta la metropoli più iconica al mondo da un punto di vista inedito: i suoi margini. La mostra rappresenta il secondo capitolo del progetto End. Words from the Margins, New York City, presentato in prima battuta alla Harvard University Graduate School of Design di Boston. Il progetto è promosso dalla GAMeC in partnership con l’Università di Harvard (Graduate School of Design), il Kunstmuseum di San Gallo e Magazzino Italian Art di Cold Spring (NY), con cui l’artista ha vinto la quinta edizione dell’Italian Council, il premio che sostiene l’arte contemporanea italiana nel mondo.

Durante le sue passeggiate Rovaldi raccoglie oggetti, suoni e immagini di paesaggi caratterizzati dalle tracce e dai resti di una presenza umana che dialoga con la realtà circostante. Il verde delle aree ai margini in relazione all’espansione urbanistica della città e la ricontestualizzazione di alcuni detriti metropolitani caratterizzano le fotografie in mostra, in cui oggetti trovati ed elementi di scarto acquistano nuovo valore. Una tastiera reperita lungo una spiaggia di Staten Island diventa così una statua in bronzo che riporta la frase del poeta americano Frank O’ Hara “so many things in the air” per ricordarci l’insieme di tempi e spazi che definiscono un luogo geologicamente complesso e in costante movimento come New York.

Rovaldi concentra la propria attenzione sulla relazione tra movimento fisico e immagine, cammina e fotografa il perimetro della città per documentare luoghi che segnano un confine, oltre che geografico, anche politico e antropologico. Spesso giunge alla fine di una strada e si trova davanti a cartelli che riportano la scritta End. Questi luoghi, dove la densità del cemento lascia spazio ad aree di natura, si pongono come dimensione perfetta per ascoltare il suono della città, vicina e lontana allo stesso tempo. Dalle registrazioni raccolte sul campo prende vita Five Walks. NYC, un’installazione sonora che accompagna la visita in mostra: un flusso di voci e suoni si alterna a una voce alter ego dell’artista che racconta il viaggio intrapreso secondo geografie dai confini labili in continua espansione.

In mostra sono presenti anche una serie di mappe disegnate dall’architetto paesaggista Francesca Benedetto, che concorrono ad un ulteriore livello di lettura delle opere e sottolineano le continue trasformazioni urbanistiche, geografiche e meteorologiche della città. Dalla forte relazione tra immagine fotografica e produzione letteraria prende vita il volume The Sound of the Woodpecker Bill: New York City, edito da Humboldt Book, un romanzo visivo che racconta il progetto portato avanti dal 2017 al 2020 dall’artista. Il libro è suddiviso in cinque capitoli – come i boroughs della città – e ognuno è composto da una selezione di cento fotografie in bianco e nero che documentano la camminata intorno al perimetro di ogni circoscrizione. Il volume include, oltre al testo di Antonio Rovaldi, le mappe realizzate da Francesca Benedetto e i contributi di Francesca Berardi, Cecilia Canziani, Anna de Manincor, Claudia Durastanti, Lorenzo Giusti, Steven Handel e Mario Maffi. Il volume The Sound of the Woodpecker Bill: New York City verrà presentato a Milano presso la Fondazione Sozzani Mercoledì 18 marzo 2020 alle ore 19.00.

Il progetto è un elogio al guardare, al saper vedere una città lungo i suoi margini attraverso la fotografia e la pratica del camminare, da un punto di vista inedito con l’idea che una rinascita consapevole dei luoghi – e un dialogo tra tra le diversità che lo abitano – possa generarsi proprio dagli spazi meno iconici, marginali e di confine. La mostra fornisce uno sguardo nuovo e più che mai attuale attraverso cui scorgere il futuro di una città, dei suoi quartieri e dei suoi abitanti.

Antonio Rovaldi
Il suono del becco del picchio

A cura di Francesca Benedetto, Lorenzo Giusti, Steven Handel
GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
Fino al 17 maggio 2020

Antonio Rovaldi – Il suono del becco del picchio Veduta dell’installazione Ala Vitali / Accademia Carrara, Bergamo, 2020 Mostra promossa dalla GAMeC di Bergamo, realizzata grazie al sostegno di Italian Council (2019) Foto: Antonio Maniscalco
Antonio Rovaldi – Il suono del becco del picchio Veduta dell’installazione Ala Vitali / Accademia Carrara, Bergamo, 2020 Mostra promossa dalla GAMeC di Bergamo, realizzata grazie al sostegno di Italian Council (2019) Foto: Antonio Maniscalco