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FOCUS BOLOGNA — Rock the art | Intervista a Gherardo Tonelli e a Paola Pivi | Paradisoterrestre, Bologna

Un’anticipazione la avremo nelle giornate di Art City 2021 a Bologna, prima manifestazione italiana che, dopo il lungo periodo di restrizioni indette per contrastare la pandemia, riunisce tra il 7 e il 9 maggio eventi dedicati alle arti visive, mentre...

Paola Pivi, Old is gold, 2007, ph. Hugo Glendinning, Courtesy Massimo De Carlo

Un’anticipazione la avremo nelle giornate di Art City 2021 a Bologna, prima manifestazione italiana che, dopo il lungo periodo di restrizioni indette per contrastare la pandemia, riunisce tra il 7 e il 9 maggio eventi dedicati alle arti visive, mentre l’apertura ufficiale della personale è prevista per il 18 maggio (fino al 30 settembre 2021). Si tratta di Rock the art, prima mostra bolognese dedicata all’artista Paola Pivi e organizzata da Paradisoterrestre, storica realtà del design fondata a Bologna da Dino Gavina nel 1983 e acquisita nel 2017 da Gherardo Tonelli, il quale, sulla scia del suo fondatore, ne ha ampliato l’orizzonte a tutte le espressioni artistiche contemporanee. Abbiamo incontrato Tonelli per farci raccontare questa nuova esperienza.

Antongiulio Vergine: Com’è nata la collaborazione con Paola Pivi? Cosa ti colpisce del suo lavoro?

Gherardo Tonelli: La collaborazione con Paola Pivi è una naturale conseguenza della mission di Paradisoterrestre, del rilancio di questo marchio storico del design italiano e dell’apertura della galleria nel 2018. Il dialogo tra arte e design è sempre stato un caposaldo nell’esperienza visionaria e anticipatrice di Dino Gavina, fondatore del brand, che collaborò con grandissimi artisti tra cui Man Ray, Marcel Duchamp, Lucio Fontana, Roberto Matta… Da quando ho acquisito il brand nel 2017, la mia intenzione è sempre stata quella di continuare su questo segno tracciato da Gavina, per questo ho deciso di aprire uno spazio a Bologna che non fosse solamente uno showroom ma più una galleria, attivando collaborazioni non solo con designer e architetti ma anche con artisti. Considero la presenza di Paola Pivi nel catalogo Paradisoterrestre un grande motivo di orgoglio, e sono onorato di poter presentare per la prima volta una sua personale a Bologna nella nostra galleria, dopo le importanti mostre ULTRAMATTA – La sorprendente avventura di Roberto Matta nel mondo del design (2019) e TOBIA SCARPA – Dall’arte della misura silenziosamente (2020). Nei lavori di Paola quello che mi ha sempre colpito è la capacità di ‘concretizzare’ un sogno, una visione, rendendola reale, tangibile, ma non per questo meno suggestiva. Ritrovo la stessa forza nei due progetti realizzati in esclusiva per Paradisoterrestre, la lampada Let’em shine art e il tappeto Universe.

A. V.: A tal proposito, sembra che Rock the art non solo trasformi lo spazio domestico di Paradisoterrestre in un museo, ma elevi il concetto stesso di abitare, sempre domestico, a quello del sognare, legato invece a una dimensione irreale, immaginaria. È una mia sensazione o, entrandovi, si accede davvero a un altro universo?

G. T.: Piuttosto direi che si accede a una serie di universi, quelli creati da Paola con ognuna delle diverse opere in mostra. È interessante notare come le prime opere che accolgono i visitatori all’ingresso, parte della serie Time machine (2016 – ongoing), siano proprio dei riferimenti agli acchiappasogni, ruote piumate dal movimento ipnotico, quasi un’anticamera alla fase onirica; inoltre uno dei lavori creati da Paola per Paradisoterrestre, il tappeto in edizione limitata, si intitola proprio Universe.
Tuttavia, non penso sia possibile tracciare un confine netto tra il concetto domestico dell’abitare e quello irreale del sognare, poiché se c’è una cosa che Dino Gavina ci ha insegnato è che gli oggetti hanno un potere anche immaginifico, basti pensare alla collezione Ultramobile del 1971 di cui abbiamo recentemente rieditato Le Témoin di Man Ray. Certo è che per la prima volta la nostra casa/galleria viene svuotata degli oggetti che normalmente la abitano per fare posto agli universi fantastici di Paola Pivi.

Paola Pivi, Money machine (true blue, baby I love you), 2013, ph. Guillaume Zicarelli, Courtesy Perrotin
Paola Pivi, Red means stop, actually, 2016, Courtesy Massimo De Carlo

A. V.: Enzo Mari sosteneva che il design deve avere a che fare con la concretezza e con i sensi di umanità e comunanza. È ancora possibile nell’era del virtuale e della sofisticazione tecnologica?

G. T.: È possibile e necessario: il design è in primis produzione, quindi concretezza, tangibilità dell’oggetto. Il virtuale e la sofisticazione tecnologica li vedo come ulteriori mezzi, soprattutto di comunicazione del design, ma che certamente non possono affrancarsi dal senso di umanità e comunanza. In generale sono fermamente convinto che gli oggetti di design, così come le opere d’arte, debbano essere esperiti dal vivo; tuttavia la situazione contingente ci ha spinti sempre di più a rivalutare la fruizione virtuale e credo che anche questo abbia dei lati positivi. Per la mostra di Paola stiamo infatti realizzando un sito ad hoc, che inaugurerà la nuova sezione exhibitions dedicata a chi non potrà recarsi fisicamente a Bologna, ma pensata anche come una guida per valorizzare l’esperienza di visita in galleria.
Considerando la natura inedita di Rock the art – sia nella presentazione dei due lavori sopra citati, sia per il fatto di confrontarsi con un ambiente ibrido e insolito – abbiamo intercettato anche Paola Pivi per farci raccontare le sue impressioni.

Antongiulio Vergine: Sembra sia la prima volta che ti confronti con un ambiente ibrido come quello di Paradisoterrestre. Cosa ti ha ispirato maggiormente e come ti sei approcciata a esso?

Paola Pivi: Amo il design, amo la contaminazione, ma quando ho visto la galleria-appartamento bellissima-bellissimo, questa forma di spazio mi è sembrata un’idea di quelle semplicissime e geniali. Ed io, nell’appartamento, presento una mostra museale.

A. V.: Sembra che i tuoi lavori fuoriescano da mondi onirici/fantastici contraddistinti comunque da venature realistiche – penso a Untitled (Donkey) del 2003, ma anche alla serie degli orsi e a Money machine (true blue, baby I love you) del 2013 – dando la sensazione di essere sospesi ‘nel mezzo’. Quali sono le tue ispirazioni? Cos’è che innesca il processo creativo?

P. P.: Lo spirito della vita.

A. V.: Il confine tra arte e design è molto labile, direi inesistente, come quello tra arte e fotografia. Cosa pensi a riguardo?

P. P.: I confini sono labili e artificiali fra i Paesi, immaginatevi nelle ‘discipline’ creative! L’arte di solito non serve proprio a null’altro che al pensiero, invece il design serve anche ad altre funzioni. Come si fa a distinguere l’arte dalla fotografia se alcune opere sono in formato fotografia?

Paola Pivi – Rock the art
Galleria Paradisoterrestre, Bologna, Via de’ Musei 4
Dal 18 maggio 2021 al 30 settembre 2021

Paola Pivi, I did it again, 2018, ph. David Stjernholm, Courtesy Perrotin
Paola Pivi, ph. Hugo Glendinning
Paradisoterrestre Gallery, Bologna