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Resonance | Riccardo Baruzzi & Pieter Vermeersch | P420, Bologna

Suono e colore. Così potrebbe essere sintetizzata la bi-personale dedicata da P420 a Riccardo Baruzzi e Pieter Vermeersch. Inaugurata in concomitanza con Art City 2021, la mostra, curata da Lilou Vidal con la complicità di Luca Cerizza, rafforza il legame con l’artista originario di Lugo (RA) – stretto già a partire dal 2014 – e […]

Resonance, Riccardo Baruzzi & Pieter Vermeersch, 2021, installation view, P420, Bologna, ph. Carlo Favero
Pieter Vermeersch, Untitled, 2019, Courtesy the artist & P420, Bologna, ph. S. Pellion di Persano

Suono e colore. Così potrebbe essere sintetizzata la bi-personale dedicata da P420 a Riccardo Baruzzi e Pieter Vermeersch. Inaugurata in concomitanza con Art City 2021, la mostra, curata da Lilou Vidal con la complicità di Luca Cerizza, rafforza il legame con l’artista originario di Lugo (RA) – stretto già a partire dal 2014 – e segna, inoltre, l’incontro con l’artista belga originario di Kortrijk.

Suono e colore, dunque, che per una delle più potenti proprietà intrinseche all’espressione artistica, ossia la pluralità, potrebbero scambiarsi e sovrapporsi nella formula di ‘suono è colore’ – e viceversa naturalmente. Il risultato dell’operazione è tutto racchiuso nel titolo: Resonance, che “riferito alla mostra – scrive Lilou Vidal – rimanda alla definizione polisemica di risonanza ma anche alle sue qualità di amplificazione e riduzione, di spazialità e temporalità”.

Percorsi paralleli quelli dei due artisti, se così si può dire: entrambi interessati alla musica, con la quale hanno ancora a che fare – di Baruzzi si ricorda l’esperienza con gli Junglandacee, gruppo fondato nel 2008 insieme a Lorenzo Senni ed Enrico Malatesta, sfociata poi in quella degli Sportsweareeveng (2011), mentre di Vermeersch si ricorda quella degli SPASM, trio formato nel 2002 insieme a Dieter Roelstraete e Diederik Peeters –; entrambi sperimentatori del suono, dal quale si lasciano trasportare e ispirare. L’incontro combinato da Resonance sembrava quasi scritto nel destino, e, constatandone la riuscita, riesce difficile immaginarsi che prima di questa mostra i due non abbiano mai avuto modo di conoscersi o lavorare insieme. Ecnanoser, titolo del vinile frutto della loro collaborazione, costituisce difatti la naturale conseguenza dell’incrocio delle loro esperienze, sintesi perfetta delle rispettive melodie visive. 

Resonance, Riccardo Baruzzi & Pieter Vermeersch, 2021, installation view, P420, Bologna, ph. Carlo Favero
Resonance, Riccardo Baruzzi & Pieter Vermeersch, 2021, installation view, P420, Bologna, ph. Carlo Favero

Basti osservare la seconda sala della galleria, quella che succede al grande ambiente d’ingresso e che raccoglie la maggior parte delle opere inedite di Baruzzi e Vermeersch. Se in Ecnanoser la combinazione dei loro sforzi risulta separata dalla conformazione dello stesso disco – il lato A è dedicato a Cinque Punti (2021) di Baruzzi, mentre il lato B a Remaining (2021) di Vemereersch – è proprio in quel secondo salone che tale combinazione riesce finalmente a coincidere: prima un avvicinamento di frequenze, con la grande pittura Untitled (Blue 0-100%) (2021) del belga – realizzata appositamente per la mostra – che incrocia lo sguardo delle cinque tele di Baruzzi appartenenti alla serie Rent Strike (2021), ultima fatica dell’artista; poi l’interferenza, prodotta dallo stesso Untitled (Blue 0-100%) e da un Giunco (Floorplanner) (2021) di Baruzzi. Si tratta di un secondo, di un piccolo intervallo di tempo nel quale la sfumatura del blu viene attenuandosi, incrociando la sottile asta di ferro che compone il Giunco. Nella brevità di quell’attimo è racchiusa l’eufonia di Resonance, l’armonia che la caratterizza.

C’è un qualcosa di ipnotico nei lavori dei due artisti, che siano i Quadri audiofili (2021) del ravennate trapiantato a Bologna o le pitture totali del belga che si divide tra Torino e Anversa, e tale aspetto traspare soprattutto nei rispettivi componimenti musicali, traduzioni in note delle loro sperimentazioni visive. Da un lato l’occhio, attirato dai passaggi di sfumature o dall’accostamento di elementi comuni, rudimentali; dall’altro l’orecchio, attratto dalle ruvidezze del suono distorto (Vermeersch) o dall’insolita combinazione di voce soprano e suono improvvisato (Baruzzi). L’unione dei due sensi si è avuta proprio nel corso di Art City, quando Baruzzi ha eseguito il brano Cinque punti insieme al soprano Elena Busni: la performance, dal sapore ritualistico, si è tradotta nel connubio di movimenti, voce e suoni reiterati come un mantra, con le tele della serie Rent Strike e l’Untitled (Blue 0-100%) a fare da sfondo. Il culto della musica ha trasformato così l’artista in artigiano del suono, e le vibrazioni visive in un magnetico flusso di oscillazioni sonore.

Riccardo Baruzzi, Rent Strike, particolare, 2021, Courtesy the artist & P420, Bologna
Pieter Vermeersch, Untitled, 2021, Courtesy the artist & P420, Bologna, ph. S. Pellion di Persano
Riccardo Baruzzi, Quadro audiofilo (Floorplanner), 2021, ph. Carlo Favero