Re:Humanism Art Prize 2nd edition Re:Define the Boundaries | Corner MAXXI, Roma

Intervista con Daniela Cotimbo, curatrice della mostra e presidente dell’associazione culturale Re:Humanism.
21 Maggio 2021
Re:Humanism | Re:define the boundaries, 2021, exhibition view. Ph, Sebastiano Luciano, courtesy Re:Humanism.
Re:Humanism | Re:define the boundaries, 2021, exhibition view. Ph, Sebastiano Luciano, courtesy Re:Humanism.

È possibile pensare un mondo in cui intelligenza umana e Intelligenza Artificiale convivano? A questa domanda si è già data una risposta da diversi anni e le conseguenze sono verificabili direttamente e praticamente nei grandi passi avanti che questa branca legata al mondo dell’informatica ha fatto nel corso degli ultimi cinquant’anni. È già stato dimostrato che determinati sistemi di hardware e software possano essere capaci di trasmettere determinate istruzioni ad una macchina, tali da determinarne prestazioni che potrebbero essere assimilabili con quelle di un essere umano. Se nel contesto scientifico questo legame interconnesso, che è allo stesso tempo una linea di confine esistente – anche se sempre più labile – è stato fattivamente dimostrato, quale può essere l’influenza dell’Intelligenza Artificiale nell’ambito umanistico? A questa domanda, molto più complessa della precedente proprio per i suoi possibili limiti e le sue possibili conseguenze, prova a rispondere l’associazione Re:Humanism, che per indagare questo tema ha scelto di coinvolgere attivamente gli artisti. Giunto alla sua seconda edizione, il Re:Humanism Art Prize arriva negli spazi del corner del MAXXI, dopo la precedente edizione che era stata ospitata da AlbumArte, sempre a Roma. Inaugurata lo scorso 5 maggio, la mostra dedicata ai finalisti della call to action indetta dal comitato organizzativo dal titolo Re:define the Boundaries prova a rispondere al tentativo di riscrivere i confini, reali e immaginabili, fra essere umano e Intelligenza Artificiale, sapendo guardare al futuro con fiducia nei confronti di questo nuovo medium e delle sue implicazioni sociali e culturali. 

Le trasformazioni dei concetti di Corpo e di Identità, le nuove modalità di produzione della conoscenza e i cambiamenti introdotti dalla robotica e dal machine learning, una possibile definizione antropologica dell’IA e la visione del futuro del Pianeta sono i temi su cui gli artisti si sono interrogati e le cui opere trovano luogo d’incontro in questo progetto realizzato con il sostegno di Alan Advantage, attiva da più di dieci anni nella consulenza nell’ambito dell’innovazione.
Ne abbiamo parlato con Daniela Cotimbo, curatrice della mostra e presidente dell’associazione culturale Re:Humanism. 

Alessandra Caldarelli: Come è nata la realtà di Re:Humanism ancora prima del premio?

Daniela Cotimbo: Tutto il progetto nasce nel 2018 tramite un’azienda con la quale stavo collaborando in quel momento, Alan Advantage, che è operativa a Roma, ma che lavora soprattutto con Boston, dove c’è la sede del MIT quindi il massimo della ricerca scientifica e tecnologica. Conoscendo il mio background legato al mondo dell’arte contemporanea sono stata coinvolta per rispondere all’esigenza di una riflessione di impronta più umanistica – e meno tecno-scientifica – al mondo dell’Intelligenza Artificiale. Proprio in quell’anno si cominciava a prendere coscienza dei pericoli di queste tecnologie ed erano state pubblicate le linee guida di diverse Istituzioni, tra le quali quelle della Comunità Europea. Nel momento in cui mi è stato chiesto come apportare una lettura diversa a questo tema così delicato, che avesse un legame con la mia formazione di storica dell’arte, la prima cosa a cui ho pensato sono stati gli artisti ed essendo stata un’azienda a coinvolgermi la formula dell’Art Prize mi è da subito sembrata la soluzione migliore per arrivare anche a chi non si occupava direttamente di arte contemporanea. 

AC: Prima di cominciare che tipo di risposta pensavi di incontrare?

DC: La mia più grande curiosità era proprio quella di indagare quali fossero gli artisti interessati a questo tema, se ci fosse un fermento su questo argomento, quali Paesi fossero quelli maggiormente coinvolti su questo tema. Abbiamo lanciato quindi la prima call, Re:Humanism 1, con l’intento di dare particolare attenzione agli artisti italiani, proprio per capire dove si collocasse l’Italia in questo ambito di ricerca così avanzato nell’ambito tecnologico. La sorpresa è stata proprio trovarne moltissimi con una notevole partecipazione degli italiani, motivo che ci ha spinto a pensare a questa seconda edizione del premio, per poter dare spazio queste riflessioni che ci sono e che vengono portate avanti molto spesso a cavallo fra un livello più scientifico e quello legato all’arte contemporanea. 

AC: Cosa ha differenziato le due edizioni del premio?

DC: La prima edizione mirava proprio ad indagare il rapporto tra umano e artificiale, indagando le ripercussioni etiche e politiche di queste nuove tecnologie. Questa seconda edizione innanzitutto non è nata in un contesto neutro, ma in quello dell’emergenza sanitaria COVID-19 che aveva profondamente a che fare con un’emergenza ecologica. Le tecnologie di intelligenza artificiale continuano a fare passi avanti, ma allo stesso tempo assistiamo a Governi che ne stanno provando a fermare l’accelerazione, limitando ad esempio l’image recognition: da una parte si prova a mettere un limite ad uno sviluppo che sembra sfuggire al controllo umano, dall’altra sappiamo anche che l’Intelligenza Artificiale può essere molto utile in diversi ambiti, ad esempio nella cura di alcune malattie gravi. Si tratta di una tecnologia di cui non possiamo più fare a meno. La sorpresa in questa nuova edizione è stata trovare, da parte degli artisti, non una forma di critica nei confronti di questa tecnologica, ma piuttosto una risposta speculativa e propositiva nei confronti dell’Intelligenza Artificiale utilizzata per esplorare nuove forme dell’abitare: abitare il Pianeta, tra specie diverse, ma anche nella relazione con gli oggetti. La prima opera classificata, firmata dagli Entangled Others, ripropone un sistema acquatico digitale in grado di esplorare il concetto di biodiversità e relazione tra specie, a partire dallo studio della barriera corallina. Grazie alla tecnologia del deep learning, il duo di artisti ha estrapolato pattern ricorrenti all’interno di questi ecosistemi, restituendoli in un modello tridimensionale che immagina nuove forme di relazione possibili. L’artista Johanna Bruckner presenta invece una video installazione in cui un sex-robot gender fluid fa proprie varie forme di approccio sessuale appartenenti a forme di vita differenti.

Il terzo classificato, Yuguang Zhang, ha presentato una delicatissima riflessione del proprio legame con un oggetto che vive intimamente ogni giorno, il suo letto: l’opera, grazie ad un algoritmo, ripropone i movimenti che l’artista produce durante le ore di sonno, invitandoci a riflettere su quanto questo rapporto tra umano e artificiale non sia più così netto. Il lavoro di Elizabeth Cristoforetti e Romy El Sayah riflette su un nuovo tipo di urbanistica, mediante un’installazione partecipata in cui ogni individuo può contribuire alla creazione del proprio contesto abitativo, che è un’estensione del proprio corpo. 

Johanna Bruckner, Molecular Sex, 2020, exhibition view. Ph, Sebastiano Luciano, courtesy Re:Humanism.
Re:Humanism | Re:define the boundaries, 2021, exhibition view. Ph, Sebastiano Luciano, courtesy Re:Humanism.
Numero Cromatico, Epitaphs for the Human Artist, 2021, detail. Ph, Sebastiano Luciano, courtesy Re:Humanism.

AC: Quali sono stati i temi più trattati?

DC: Sicuramente la maggior parte degli artisti ha voluto riflettere sul futuro del Pianeta, ma c’è stato spazio anche per riflettere su come sono cambiati concetti come Identità e Corpo, come nel caso di Johanna Bruckner; i primi classificati hanno creato una scultura che è un agglomerato di elementi, umani e non, che ci invita a immaginare un mondo in cui le relazioni non passano più per ruoli gerarchici, con l’essere umano a fare da capofila a questa piramide. La vincitrice del secondo premio, Irene Fenara, è partita da 3000 fotografie di tigri, corrispondente al numero presente in natura, e tramite un algoritmo generativo che replica la tradizionale tecnica di trama e ordito ha tessuto, con l’ausilio di alcuni artigiani indiani, un arazzo che conserva solo alcune delle caratteristiche originali dell’animale. Il collettivo Umanesimo Artificiale ha restituito una traduzione sonora di una mutazione genetica del DNA grazie all’IA, mentre le opere di Egor Kraft e Mariagrazia Pontorno mettono in relazione le tecnologie contemporanee con tecniche antiche. Carola Bonfili ha ricreato grazie all’Intelligenza Artificiale un mondo che rielabora paesaggi e simbologie da diverse opere letterarie, partendo dall’universo del videogame; il collettivo Numero Cromatico, con una riflessione delicata sulla forma letteraria dell’epitaffio, immagina di consegnare questo medium – abitualmente affidato a giornalisti o parenti e amici del defunto – ad una tecnologia di Intelligenza Artificiale, che, partendo da epitaffi realmente esistenti, ne costituisce di altri, come se fosse la Macchina a dire addio da questo mondo all’essere umano. 

AC: Prima tu parlavi di quelli che potrebbero essere i pericoli di queste tecnologie, dovuti a una possibile deriva evolutiva in cui le macchine si sostituiranno sempre di più all’essere umano. Credi che sia possibile pensare ad un momento in cui l’autorialità dell’artista contemporaneo venga sostituita dalla macchina?

DC: Io mantengo una lettura propositiva sul futuro, la tecnologia può essere una grande risorsa, a patto che chi è in possesso dei dati li usi per un bene pubblico e sociale. L’intelligenza artificiale è in grado di generare input da sola ed è dotata di una parte – la cosiddetta black box – cui vengono affidati i dati, ma di cui non conosciamo realmente il funzionamento, però non bisogna dimenticare che a monte le istruzioni vengono date da un essere umano. Nel momento in cui una grande casa d’asta riesce a vendere un’opera interamente generata da una IA, quest’ultima deve essere comunque stata addestrata da qualcuno. Credo che si tratti più di una operazione per valorizzare il mercato dell’arte, che un vero e proprio pericolo. Quello a cui ho assistito invece nel caso di questa mostra è più una collaborazione tra l’artista e la macchina, laddove l’Intelligenza Artificiale diventa un medium per esplorare mondi nuovi con approcci differenti, piuttosto che un pericolo per l’autorialità stessa. È chiaro che tutto ciò che non si conosce può rappresentare un pericolo, quel che invece si conosce può diventare una grande risorsa e credo che in questo senso questa mostra possa offrire un’importante testimonianza.
Gli artisti e i progetti sono stati selezionati da una giuria composta da curatori d’arte ed esperti di tecnologie avanzate: Alfredo Adamo, CEO di Alan Advantage; le curatrici, storiche e critiche dell’arte Daniela Cotimbo, Federica Patti e Ilaria Gianni; il curatore e storico dell’arte Valentino Catricalà; l’artista Lorem e Michael Mondria, managing director di Ars Electronica; il ricercatore Mauro Martino, fondatore e direttore del Visual Artificial Intelligence Lab all’IBM Research e Tround Wuellner, Product Director di Google. Lungo la durata della mostra si svolgeranno inoltre una serie di incontri e talk in streaming con alcuni dei maggiori esperti di IA, con gli artisti e diversi esponenti del mondo dell’arte e della cultura contemporanea. Per poter vedere l’opera di Francesco Luzzana, vincitore del premio speciale Romaeuropa Digitalive, bisognerà aspettare il Romaeuropa Festival 2021 che avrà luogo il prossimo autunno.

Fino al 30 maggio 2021

Corner del MAXXI – Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, Via Guido Reni 4a

Entangled Others and Sofia Crespo, Beneath the Neural Waves 2.0, 2021, exhibition view. Ph, Sebastiano Luciano, courtesy Re:Humanism.
Mariagrazia Pontorno, Super Hu.Fo* Voynich, 2021, exhibition view. Ph, Sebastiano Luciano, courtesy Re:Humanism.
Mariagrazia Pontorno, Super Hu.Fo* Voynich, 2021, detail. Ph, Sebastiano Luciano, courtesy Re:Humanism.
Re:Humanism | Re:define the boundaries, 2021, exhibition view. Ph, Sebastiano Luciano, courtesy Re:Humanism.
Theme developed by TouchSize - Premium WordPress Themes and Websites