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Regina José Galindo, SOS | Mario Santizo, El sol es un martillo

[nemus_slider id=”72876″] — La Prometeo Gallery di Ida Pisani offre un interessante spaccato dell’arte guatemalteca contemporanea con la doppia personale di Regina José Galindo e Mario Santizo. Solo dieci anni separano i due artisti (nati rispettivamente nel 1974 e nel 1984) ma la loro opera evidenzia un salto generazionale nell’approccio verso la società e il ruolo […]

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La Prometeo Gallery di Ida Pisani offre un interessante spaccato dell’arte guatemalteca contemporanea con la doppia personale di Regina José Galindo e Mario Santizo.

Solo dieci anni separano i due artisti (nati rispettivamente nel 1974 e nel 1984) ma la loro opera evidenzia un salto generazionale nell’approccio verso la società e il ruolo dell’arte. Galindo, da sempre radicalmente impegnata in un’arte di denuncia, presenta qui la sua ultima performance intitolata SOS (2018) che vuole essere un forte segnale contro la violenza sulle donne. La richiesta d’aiuto è espressa in alfabeto morse con dei colpi battuti sul muro provenienti dal retro di una delle pareti della galleria, che risuonano insistentemente nello spazio espositivo. Ogni colpo è una stretta allo stomaco che dà suono a chi – in quanto vittima – è privato anche della voce.
Di fronte alla violenza sulle donne perpetrata quotidianamente e troppo spesso invisibile perché vissuta nel segreto delle case e dei luoghi di lavoro, Galindo lancia un segnale di allarme che rifiuta l’esibizione e l’esibizionismo mediatico e vuole essere universalmente compreso nella sua urgenza e gravità. Violenza che accomuna tristemente la condizione femminile a ogni latitudine; come testimone della realtà del suo paese natale, l’artista pone ancora una volta l’attenzione sulla grave situazione guatemalteca con un altro intervento sonoro, Las escucharon gritar y no abrieron la puerta (Le ascoltarono gridare e non aprirono la porta) (2017), uno straziante grido lungo nove minuti che denuncia il femminicidio di Stato avvenuto a Città del Guatemala lo scorso 8 marzo: quaranta ragazze, ospiti della struttura pubblica per minori maltrattati Hogar Seguro Virgen de la Asunción, rinchiuse in una stanza a seguito di una protesta contro le violenze fisiche e psicologiche cui erano sottoposte nell’istituto, avevano dato fuoco a un materasso e furono lasciate bruciare, impedendo loro di mettersi in salvo. Le grida, al pari di un SOS, sono un monito che deve risuonare senza tregua.

Regina José Galindo, SOS - Installation view at  Prometeo Gallery, Milan - Courtesy: Prometeo Gallery di Ida Pisani, Milano
Regina José Galindo, SOS – Installation view at Prometeo Gallery, Milan – Courtesy: Prometeo Gallery di Ida Pisani, Milano

La coraggiosa opera della Galindo prosegue anche nelle altre opere esposte, che puntano il dito sul florido mercato delle armi nei video di due performance realizzate nel 2017 per Documenta 14 e inedite in Italia, intitolate La sombra e The objective, in cui l’artista diventa il corpo sociale che subisce e porta impressi i segni dell’oppressione. Una pratica militante e senza sconti vissuta sempre in prima persona che, attraverso l’azione esemplare e resistente, richiama la necessità di un impegno individuale e sociale e di un dissenso attivo contro le dinamiche totalizzanti del potere.

Anche Mario Santizo si interroga sulle dinamiche del potere ponendo particolare attenzione agli stereotipi culturali finalizzati al controllo sociale con un’attitudine più ironica e apparentemente leggera, ben diversa dal crudo realismo della Galindo. In questa personale presenta l’installazione El sole es un martillo (2016) che riflette sul cliché esotico della latinoamericanità imposto e diffuso attraverso icone mediatiche quali la celeberrima Carmen Miranda, personificazione di un’idea di bellezza e seduzione ma anche e soprattutto una rappresentazione del concetto coloniale di esotismo imposto dal pensiero eurocentrico funzionale alla propria egemonia. Lo stereotipo è svelato e depotenziato da Santizo che, nei panni della famosa cantante, lo reinterpreta umoristicamente cambiandone il sesso e trasformandolo in gioco di travestitismo e trasformazione – pratica che l’artista ha utilizzato anche in altre opere precedenti che rivisitano la tradizione come Triptico a la Bala Perdida (2008) , o La importancia de darse por vencido (2010) – calandolo nei canoni dell’arte classica nella serie di fotografie El sole es un martillo e in una serie di teste e in un busto, raggelando la sgargiante icona nel biancore della statuaria. Attento all’immaginario pop e mediatico e incline alla parodia Santizo propone una lettura critica della società utilizzando il linguaggio dello spettacolo e sovvertendolo dall’interno.

Fino al 31 marzo 2018

Regina José Galindo, La Sombra, 2017. Glossy print on dibond, 100 x 150 cm - Courtesy: Prometeo Gallery di Ida Pisani, Milano
Regina José Galindo, La Sombra, 2017. Glossy print on dibond, 100 x 150 cm – Courtesy: Prometeo Gallery di Ida Pisani, Milano
Mario Santizo, El Sol es un martillo, 2017, scultura, 85x39x39 cm - Courtesy: Prometeo Gallery di Ida Pisani, Milano
Mario Santizo, El Sol es un martillo, 2017, scultura, 85x39x39 cm – Installation view – Courtesy: Prometeo Gallery di Ida Pisani, Milano
Mario Santizo, El Sol es un martillo, 2016, 8 fotografie su dibond, 100x66 cm  - Courtesy: Prometeo Gallery di Ida Pisani, Milano
Mario Santizo, El Sol es un martillo, 2016, 8 fotografie su dibond, 100×66 cm – Courtesy: Prometeo Gallery di Ida Pisani, Milano