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Produttori di silenzio nel borgo di Pereto | straperetana 2020

Mai come in questi in ultimi mesi si è più volte ribadita la necessità che il mondo dell’arte e il sistema di cui esso fa parte si mettessero in moto per attuare delle nuove strategie, di ripensamento degli spazi, dei canoni della fruizione e dei tempi stessi che scandiscono quest’ultima.                   Straperetana, il progetto ideato […]

Helena Hladilova, Zkameňující, 2020. Alabastro, stagno, 49 x 32 x 13 cm Installation view a Straperetana. Produttori di Silenzio, a cura di Saverio Verini in collaborazione con Matteo Fato, 2020, Pereto (AQ) Photo Credits: Giorgio Benni
Lucia Cantò, Peso che arrivi al mio peso, 2020. Gres e argilla rossa refrattaria cruda, gru idraulica a carrello, argento, dimensioni variabili Installation view a Straperetana. Produttori di Silenzio, a cura di Saverio Verini in collaborazione con Matteo Fato, 2020, Pereto (AQ) Photo Credits: Giorgio Benni

Mai come in questi in ultimi mesi si è più volte ribadita la necessità che il mondo dell’arte e il sistema di cui esso fa parte si mettessero in moto per attuare delle nuove strategie, di ripensamento degli spazi, dei canoni della fruizione e dei tempi stessi che scandiscono quest’ultima.                   Straperetana, il progetto ideato da Paola Capata e Delfo Durante, si riconferma anche quest’anno come una delle rassegne estive che con coraggio ed entusiasmo riaprono la stagione espositiva a seguito della pandemia globale che tutt’ora incalza e preoccupa per le ripercussioni su medio e lungo raggio.
21 gli artisti coinvolti per questa quarta edizione che mette a confronto tra loro diverse generazioni suggellando l’attitudine sperimentale che caratterizza il progetto sin dal suo esordio, attraverso la scelta di linguaggi transdisciplinari e con uno sguardo squisitamente attento alle nuove generazioni. Un focus sulle nuove tendenze, e sulla possibilità di una interazione trasversale tra artisti provenienti da ambiti e scuole differenti. La curatela, affidata a Saverio Verini, si è avvalsa per questa edizione del supporto di Matteo Fato, artista e docente dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, il quale ha collaborato all’individuazione di alcuni degli artisti, per lo più formatisi all’Accademia di Belle Arti de L’Aquila.
Su quest’ultimo punto vale la pena soffermarsi ulteriormente: gli artisti selezionati infatti non sono soltanto giovani e promettenti, ma documentano in maniera evidente la volontà ferma di legarsi a un territorio conducendo una ricerca sul campo.
Il segreto di straperetana risiede anche in questo: ovvero nella evidenza di una ricerca costante e di un lavoro accurato, che mira a sviluppare una correlazione con l’area in cui si muove senza parassitarne in alcun modo le strutture, ma anzi valorizzandone le potenzialità. Audacia e costanza sono dunque i due aspetti che più emergono nell’apparato concettuale di questa rassegna.

Nunzio, Inatteso, 2020. Piombo, dimensioni ambiente Installation view a Straperetana, 2020, Pereto (AQ) Photo Credits: Giorgio Benni
Franco Guerzoni, Archeologie, 1973. Tavola fotografica e frammento di gesso, 29,5 x 39 cm. Courtesy: Monitor Gallery e Galleria Studio G7 Installation view a Straperetana. 2020, Pereto (AQ) Photo Credits: Giorgio Benni

Come ben evidenziato dalla scelta del titolo, in Produttori di silenzio – ispirato a un’espressione impiegata da Giorgio Manganelli per descrivere il territorio abruzzese – a essere privilegiata è una dimensione contemplativa in cui lo spazio è quello della rifunzionalizzazione del Tempo e dei luoghi; un antico borgo abruzzese in cui gli interventi degli artisti si insinuano negli spazi interstiziali, dando vita ad atmosfere sospese in cui nulla è sovrabbondante, in cui non c’è spazio per la ridondanza.                  
Gli artisti che hanno partecipato alla quarta edizione sono: Lorenzo Aceto, Francesco Barocco, Lula Broglio, Lucia Cantò, Daniela Comani, Marco De Leonibus, Petra Feriancova, Alberto Garutti, Franco Guerzoni, Guido Guidi, Helena Hladilova, Elena Mazzi, Sabrina Mezzaqui, Nunzio, Mattia Pajè, Alice Pilusi, Gianni Politi, Fabrizio Prevedello, Letizia Scarpello, Danilo Sciorilli, Eliano Serafini.

Nella scelta dei nomi e degli interventi, come si legge dal comunicato stampa, “si è cercato di individuare artisti che, attraverso i loro lavori, sottolineassero una dimensione contemplativa, una predisposizione alla creazione di immagini essenziali e asciutte, cercando di stabilire un “patto d’attenzione” con il visitatore”.
È così che da piazza Maccafani, in cui campeggia – significativamente in posizione decentrata rispetto al centro prospettico della piazza stessa –  l’intervento di Gianni Politi, una trono posticcio di lastre di alluminio assemblate, dal titolo La decadenza dell’Occidente, si entra negli spazi visibilmente ristrutturati del bellissimo Palazzo per essere travolti dalla stupefacente installazione Peso che arrivi al mio peso di Lucia Cantò (Pescara, 1995); una parete intera ricoperta di piccole sculture in gres e argilla rossa cruda, ex voto fragilissimi e replicati dalla stessa matrice sospesa da una possente gru idraulica.
Oppure la piccola sala, luogo raccolto e di contemplazione intima, in cui il lavoro di Franco Guerzoni, Archeologie – una magnifica tavola fotografica con frammento di gesso, frutto della collaborazione tra Guerzoni e Ghirri negli anni Settanta – dialoga perfettamente con il lavoro di Alberto Garutti. Il percorso si articola passo dopo passo, sguardo dopo sguardo, per soffermarsi, ad esempio, in esterno, tra i piccoli vicoli del borgo dopo ci si imbatte, tra gli altri, negli interventi di Mattia Pajè, Eliano Serafini, Letizia Scarpello.

Lula Broglio, Ho visto una donna talmente bella da farmi trasalire, 2020. Olio su tela, 120 x 140 cm Installation view a Straperetana. Photo Credits: Giorgio Benni
Daniela Comani, FINE, 2008. Stampa d’archivio su Hahnemühle photo rag 300g 100% cotone, cm 100 x 70 cm, ed. 3. Courtesy: Galleria Studio G7 Installation view a Straperetana. Pereto (AQ) Photo Credits: Giorgio Benni

Pajè sceglie di ribaltare la consueta retorica delle targhe commemorative appropriandosi del lessico autoritario per celebrare e ricordare un evento minimo, ovvero la liberazione di un ragno “precedentemente catturato a Bologna” e allevato per un mese dall’artista; Serafini, in Cantava forse l’albero, dà vita a un intervento poetico in cui la scala in legno intagliato produce un moto ascensionale dove lo sguardo è quello ingenuo e raccolto del bambino che colleziona esuvie di cicale; e ancora, Letizia Scarpello dissemina in diversi punti di Pereto dei piccoli festoni, riprendendo quelli tipici delle sagre di paese: Idiótes, questo il titolo dell’installazione, allude a uno spazio costruito, che conserva le memorie di ciò che è stato, o forse, di ciò che potrebbe essere, vestigia periture perché sottoposte all’incessante avvicendarsi delle stagioni.
Il percorso termina all’interno di Palazzo Iannucci, un tempo dimora del parroco di Pereto; il palazzo trasuda una dimensione domestica, e raccolta, che viene a essere magnificamente esemplificata dalle opere in esso esposte. Oltre all’intervento di Nunzio, in cui opera e contesto portano avanti uno scambio simbiotico dove ciò che sta attorno si rimodula grazie al sapiente utilizzo delle caratteristiche intrinseche alla materia stessa, la grande tela di Lula Broglio, Ho visto una donna talmente bella da farmi trasalire, racconta delle atmosfere sospese in cui un immaginario denso di referenti visivi e concettuali integra una palette dai toni surreali e fuori del tempo.
Ed infine, l’ideale chiusura del percorso, sancita da un lavoro di Daniela Comani, apoditticamente intitolato FINE; Comani indaga il valore testuale e semantico della parola – in questo caso specifico, a partire dalla scansione dell’ultima pagina de La coscienza di Zeno di Italo Calvino – per interrogarci sul senso ineluttabile e ultimo di qualcosa che è perduto ma che può essere riguadagnato: “Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie. FINE”.

Danilo Sciorilli, Re per un secondo (The king of comedy), 2020. Video animazione 03’05”, sedia da cinema vintage, tenda in velluto rosso, 250 brochure in edizione limitata Installation view a Straperetana. 2020, Pereto (AQ) Photo Credits: Giorgio Benni
Gianni Politi, La decadenza dell’Occidente, 2020. Lastre di alluminio assemblate, 150 x 150 x 150 cm circa. Courtesy: Lorcan O’Neill Installation view a Straperetana. 2020, Pereto (AQ) Photo Credits: Giorgio Benni
Eliano Serafini, Cantava forse l’albero, 2020. Legno, vetro, esuvie di cicala, pietre, dimensioni variabili Installation view a Straperetana. 2020, Pereto (AQ) Photo Credits: Giorgio Benni
Fabrizio Prevedello, Luogo (292), 2020. Marmo, onice, 23 x 23 x 12,3 cm, Courtesy: Cardelli & Fontana Installation view a Straperetana. 2020, Pereto (AQ) Photo Credits: Giorgio Benni