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Fabrizio Prevedello e Michele Tocca, Verticale Terra | z2o Sara Zanin

Al primo impatto, ad uno sguardo che si ferma solo in superficie, la scelta di far dialogare le opere di Fabrizio Prevedello e Michele Tocca nello stesso spazio potrebbe sembrare un azzardo, se non addirittura un errore. Sfogliando i loro rispettivi portfolio si potrebbe avere la sensazione che la forza visiva delle sculture dell’uno possa […]

Verticale terra, Fabrizio Prevedello / Michele Tocca, a cura di Davide Ferri, Installation view of the third room, ph Sebastiano Luciano, z2o Sara Zanin
Verticale terra, Fabrizio Prevedello / Michele Tocca, a cura di Davide Ferri, Installation view of the first room, ph Sebastiano Luciano, z2o Sara Zanin

Al primo impatto, ad uno sguardo che si ferma solo in superficie, la scelta di far dialogare le opere di Fabrizio Prevedello e Michele Tocca nello stesso spazio potrebbe sembrare un azzardo, se non addirittura un errore. Sfogliando i loro rispettivi portfolio si potrebbe avere la sensazione che la forza visiva delle sculture dell’uno possa schiacciare le pitture dell’altro, lasciando alla scultura il ruolo cardine nella composizione visiva dell’allestimento. Ciò che invece accade realmente nell’incontro con i lavori di Prevedello e Tocca, magistralmente selezionati e messi insieme dal curatore Davide Ferri, è la scoperta di una profonda armonia, fatta di poetiche diverse, eppure in qualche modo complementari, in cui l’essenziale definisce una linea di pensiero comune, fatta di ricerca, analisi, processo creativo.

Un percorso espositivo che racconta un dialogo silenzioso e prezioso fatto di muri, crepe, montagne, salite e discese, macchie di fango e impronte, vapore lasciato su una parete, pareti rocciose in una ricerca che dalla dimensione orizzontale della terra vuole raggiungere la propria verticalità, come suggerito dal titolo della mostra. Se per Michele Tocca i soggetti rappresentati sono quelli di cui questi ha fatto esperienza diretta – come i due dipinti dedicati alle Mura Aureliane che, dietro l’aspetto monocromo, mostrano una serie di pennellate che ne descrivono la profondità – per Prevedello riguardano la fase del processo creativo che viene poi a tradursi nell’opera: se Tocca descrive la verticalità di una parete, in Luogo (280) Prevedello assembla fra loro una serie di frammenti materici, lasciandone intravedere i profili frastagliati che si stagliano intorno ad una crepa centrale in grado di aprire un varco nello spazio. Gli stessi titoli dei lavori dello scultore evocano un insieme di moti a luogo che precedono la composizione del lavoro, con particolare riferimento all’estrazione dei materiali d’elezione scelti da Prevedello per le sue sculture – non solo diversi tipi di marmo, ma anche onice, gesso, rame, ardesia, alluminio – che l’artista direttamente dal paesaggio a lui circostante, in particolare quello delle Alpi Apuane, dove l’artista ha deciso di trasferirsi e che hanno sicuramente un forte impatto sulla sua produzione. 

Verticale terra, Fabrizio Prevedello / Michele Tocca, a cura di Davide Ferri, Installation view of the third room, ph Sebastiano Luciano, z2o Sara Zanin
Fabrizio Prevedello, Accumulazione per scomparsa (Offenbach) (283), 2020, steel, aluminum, paper, color, wood, ground, fabric, cm 195 x 293 x 52, Ph. Sebastiano Luciano
Verticale terra, Fabrizio Prevedello / Michele Tocca, a cura di Davide Ferri, Installation view of the second room, ph Sebastiano Luciano, z2o Sara Zanin

Dei semplici guanti da giardinaggio presi in prestito, consumati dopo una giornata di lavoro impegnata a dipingere, diventano i protagonisti delicati e struggenti di Pelle fiore, in cui la pittura sembra voler superare i confini fisici del quadro e idealmente accompagnarsi ai due Fiore (85.5) e Fiore (85.3) di Prevedello, in cui la matericità del marmo verde incontra la delicatezza della ceramica. I materiali raccontano una storia, dunque, come quella di Accumulazione per scomparsa (Offenbach) (283), una finestra immaginaria che si apre verso una terza dimensione, la cui tenda non è altro che una tela da lavoro che porta ancora le tracce della terra. 

Tracce che appaiono e scompaiono nelle tre tele Vapore, in cui Tocca sceglie tre momenti della giornata per descrivere l’orizzonte montuoso davanti alla finestra di casa a Subiaco, trasferendo sul film pittorico lo spessore del vapore, che prima si accumula per poi scomparire. Una pittura corposa, che sembra spessa, ma difatti è essenzialmente sottile e rivelatrice di dettagli: quella che ad una prima osservazione appare come una grande macchia di colore scura è invece una chiazza di fango che lascia intravedere l’impronta di un passaggio, lo stesso passaggio che racconta Prevedello nella scultura Sceso da una cava sul monte dentro lo zaino (pensando a Carlo Scarpa che pensava a Costantin Brancusi) per la quale ha trasportato un masso di marmo da cima a valle all’interno del proprio zaino, che il curatore definisce un <<monumento orizzontale>> che rievoca due grandi maestri d’elezione per l’artista.
Degli artisti restano solo le tracce, della loro scalata verticale resta un punto di arrivo verso la dimensione terrena. Il moto intrinseco trova pace.

Fino al 9 luglio 2021
Z2o Sara Zanin, Via della Vetrina 21, Roma

Michele Tocca, Pelle Fiore, 2021, oil on canvas, cm 25,2 x 15,2, ph Sebastiano Luciano
Fabrizio Prevedello, Senza Titolo(218), 2018, marble and onix, cm_20,8×20,6×13, Ph Sebastiano Luciano
Verticale terra, Fabrizio Prevedello / Michele Tocca, a cura di Davide Ferri, Installation view of the third room, ph Sebastiano Luciano, z2o Sara Zanin