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ART CITY Bologna 2022 | POST-RUIN Bentivoglio di Andreas Angelidakis a Palazzo Bentivoglio

Inserita nel Main Program di ART CITY Bologna 2022, l’installazione di Andreas Angelidakis, POST-RUIN Bentivoglio (2020), anima i sotterranei del cinquecentesco Palazzo Bentivoglio, ricostruito per volere della storica famiglia bolognese dopo la turbolenta sommossa popolare che ne distrusse la prima dimora. Il progetto, curato da Antonio Grulli, mira a riconsiderare il concetto di rovina in […]

Andreas Angelidakis, Post-Ruin Bentivoglio, Palazzo Bentivoglio, Bologna, 2022, ph. Andrea Rossetti

Inserita nel Main Program di ART CITY Bologna 2022, l’installazione di Andreas Angelidakis, POST-RUIN Bentivoglio (2020), anima i sotterranei del cinquecentesco Palazzo Bentivoglio, ricostruito per volere della storica famiglia bolognese dopo la turbolenta sommossa popolare che ne distrusse la prima dimora. Il progetto, curato da Antonio Grulli, mira a riconsiderare il concetto di rovina in virtù delle recenti conquiste tecnologiche ottenute dall’uomo: da una parte, infatti, la mostra è costituita da soffici frammenti di rovine, la cui superficie è ricoperta da stampe di pattern marmorei, che possono essere utilizzate liberamente dal pubblico; dall’altra, presenta due grandi wallpaper inediti, una serie di videoproiezioni e alcune sculture di piccole dimensioni realizzate mediante l’uso di stampanti 3D. Come per tutti gli interventi dell’artista, l’idea è quella di riflettere non soltanto su una rinnovata visione della rovina – meno inaccessibile e più “alla portata” di tutti – ma anche sulle dinamiche che intercorrono tra arte, spazio, tecnologia e fruitore, ponendo in particolare l’accento sulle modalità attraverso cui internet e i social network hanno cambiato il nostro modo di percepire l’architettura e l’ambiente circostante. Per sapere di più sulla mostra, abbiamo posto alcune domande al curatore.

Antongiulio Vergine: Il prefisso contenuto nel titolo della mostra sembra alludere non solo a una rinnovata concezione di rovina, ma anche a tutto ciò che concerne il rapporto tra arte e tecnologia – il primo pensiero va alla mostra Post Human di Jeffrey Deitch. Quanto tale universo influenza il pensiero dell’artista?

Antonio Grulli: Siamo soliti pensare di essere figli del nostro passato, della nostra storia, ma è vero esattamente il contrario: è il passato a essere figlio del nostro presente. Il passato non esiste, esistono delle rovine e dei sogni che continuamente rielaboriamo e rileggiamo sulla base delle nostre categorie mentali di oggi, sulla base dei nostri sentimenti, dei nostri desideri, e talvolta anche sulla base del nostro tornaconto. Credo che il lavoro di Andreas abbia molto a che fare con tutto questo. Si tratta di un artista che, come pochi, è in grado di unire il presente al passato, e le tecnologie rivestono ovviamente un ruolo fondamentale; come potrebbe essere altrimenti per noi che siamo, forse, i primi umani a essere diventati le protesi, il prolungamento, di un apparato tecnologico, all’interno del quale il mondo del sogno, quello virtuale, ha iniziato a vedere il mondo reale come una sua versione depotenziata e pericolosa? La tecnologia nel suo lavoro riveste anche un ruolo più semplice, ovvero come generatrice di architettura. Alcune delle sue opere di alcuni anni fa consistevano in architetture per i primi metaversi, come Second Life, oggi diventato uno spazio abbandonato e vuoto, una vera rovina, molto più malinconica di quello che doveva essere il mondo della Grecia antica e della Roma nei secoli successivi alle invasioni barbariche. Da quelle prime sperimentazioni i suoi lavori hanno poi preso corpo, ma hanno mantenuto le caratteristiche di questi mondi user-friendly, come nel caso dell’installazione POST-RUIN Bentivoglio: si tratta infatti di un’opera che esattamente come accade oggi in videogame tipo Minecraft (ma la serie di questi lavori inizia prima della creazione del videogame) è fatta di elementi leggeri e spostabili facilmente, riconfigurabili a piacimento, e la superficie di questi è modificabile attraverso l’applicazione di una superficie in cui è stampato il “materiale” desiderato. Ma un ottimo esempio di questa commistione è anche il video in mostra in cui Diogene il cinico sembra quasi diventare una metafora dell’utilizzatore di internet di oggi.

Andreas Angelidakis, Post-Ruin Bentivoglio, Palazzo Bentivoglio, Bologna, 2022, ph. Andrea Rossetti

A. V.: L’installazione presenta un forte carattere interattivo, essendo possibile modificarne la configurazione a proprio piacimento. Raccontaci di più sulla sua realizzazione e sul senso che vi ha attribuito l’artista.

A. G.: Non so se interattività è il termine giusto, ma effettivamente queste Soft-Ruins sono opere che il visitatore, così come il curatore, può modificare facilmente. Nascono, come accennavo prima, dal desiderio di rendere reali le prime architetture virtuali realizzate dall’artista. Ma sono, al tempo stesso, una messa in crisi del concetto di architettura e della monumentalità che siamo soliti proiettare sulle rovine del passato: laddove l’architettura è un qualcosa di rigido (equivalente all’hardware), pesante, serioso, realizzabile solo da una casta di persone dotate di competenze più o meno specifiche, queste installazioni sono giocose, modificabili da chiunque a piacimento, leggere, e soprattutto sono morbide, sia nel loro essere legate al concetto di software, sia nel loro essere legate al termine “morbido” che in alcuni slang significa gay o queer. Si tratta inoltre di opere in grado di diventare display allestitivo, come nel caso di questa mostra in cui oltre a essere installazione è anche ambiente e seduta per poter ammirare le opere video di Angelidakis.

A. V.: POST-RUIN Bentivoglio sembra costituire una metafora dell’idea di un’arte e di uno spazio liberi, totalmente accessibili, privi di qualsiasi vincolo o forma di inibizione. Come si coniuga nell’opera di Angelidakis il rapporto tra arte e spazio circostante, e qual è il ruolo dell’uomo all’interno di questo legame? 

A. G.: Sì, è vero quello che dici. Anche se le sue opere, pur essendo legate fortemente al presente, non hanno nessun tipo di giudizio morale degli usi e dei costumi. Al tempo stesso, non sono uno specchio fedele della realtà, forse ne sono la perversione; forse sono solo infettate dal presente. Oltretutto, l’uomo è presente al loro interno molto spesso come soggetto malinconico, romantico nel senso etimologico più profondo del termine. La visione dello spazio e dell’architettura di Andrea Angelidakis, così come la sua modalità lavorativa, è impregnata di un forte senso di solitudine, forse potremmo dire di abbandono del corpo comunitario, di rifiuto del momento del compromesso con l’altro da noi.

A. V.: Soffermandoci ancora sulla mostra, come si inseriscono, invece, la serie di piccole sculture e di videoproiezioni, insieme ai due wallpaper posti all’ingresso?

A. G.: Si tratta di una mostra in grado di dare un fedele spaccato della produzione artistica di Andreas. È possibile ammirare con completezza la quasi totalità dei linguaggi da lui usati e di farsi un’idea ben precisa della sua poetica. Le piccole sculture, così come i video, sono dei veri e propri manifesti condensati delle sue tematiche e delle sue modalità lavorative: sono realizzate in studio, grazie a scan e stampanti 3D e semplici computer; diventano visioni di architettura in cui non esistono committenti, e in cui quasi sembrano non esistere limiti.

A. V.: Per finire, i sotterranei di Palazzo Bentivoglio sono altamente suggestivi, e conservano una ben precisa identità storica e strutturale – non distante, tra l’altro, dall’immaginario evocato dalle opere di Angelidakis. Quali accorgimenti sono stati presi a livello allestitivo?

A. G.: L’accorgimento principale è dato dall’utilizzo di una particolare illuminazione pensata dall’artista. La luce è tenuta bassa e vengono utilizzati dei faretti in grado di cambiare continuamente la cromia della luce e dell’atmosfera generale, sottolineando come ogni singola opera sfumi e si confonda con la propria vicina.

Andreas Angelidakis – POST-RUIN Bentivoglio
A cura di Antonio Grulli
Dal 28 aprile 2022 al 12 giugno 2022
Palazzo Bentivoglio, Bologna, via del Borgo di San Pietro 1

Andreas Angelidakis, Post-Ruin Bentivoglio, Palazzo Bentivoglio, Bologna, 2022, ph. Andrea Rossetti