“Io cerco di fare quello che mi piace fare, in fondo è l’unico sistema che per me va bene. Non credo che uno scultore faccia un lavoro pesante: gioca, come un pittore gioca, come qualsiasi persona che fa quello che vuole gioca”.
[Carla Lonzi, Discorsi. Carla Lonzi e Pino Pascali, «Marcatrè», luglio 1967]
Il 19 ottobre scorso, novantesimo anniversario dalla nascita di Pino Pascali (Bari 1935- Roma 1968), la Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare ha inaugurato nell’intero basement la mostra Pino Pascali. Dal 1956 ad oggi, che approfondisce diversi aspetti linguistici e formali caratterizzanti la produzione dell’artista pugliese.
Il punto di partenza è lo studio dell’artista nei primi anni romani, ricostruito più o meno fedelmente in mostra, prima di essere spostato in Largo Boccea, luogo di produzione di tutte le sculture ma anche di interazione di Pascali con le opere, come testimoniano le celebri fotografie di Claudio Abate. Attraverso i numerosi strumenti di lavoro, i libri d’arte e le prime opere realizzate, entriamo nel mondo di Pino Pascali per conoscere da vicino le sue passioni (il mare, le armi) e la sua predisposizione al lavoro della materia. A partire dal 1956 Pino Pascali frequenta il corso di Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma, durante il quale conosce Toti Scialoja, docente di scenotecnica e artista che trasmette a Pascali la passione per i materiali industriali e per l’arte americana, ma anche compagni come Renato Mambor, con il quale Pascali condividerà l’esperienza della Scuola di Piazza del Popolo.
Un’ampia sezione della mostra è dedicata alla lunga attività di Pino Pascali nella grafica pubblicitaria e nella scenografia televisiva. La collaborazione di Pascali con la Lodolofilm, casa di produzione pubblicitaria di Sandro Lodolo, inizia nel 1958 (un anno prima di conseguire il diploma all’Accademia) e termina nel 1967. Pascali e Lodolo realizzano numerosi spot e sigle televisive, come testimonia la grande quantità di schizzi, bozzetti, disegni e filmati presenti in mostra; per esempio i disegni Algida (1959-1962), Motocicletta (I Killers) (1964) e Gemello Kissler (I Killers) (1965), il primo dei quali legato allo spot carosello Algida “I Killers” (1959-1962), rifiutato però dall’azienda dei gelati per eccesso di violenza.



Per lo spot carosello Cirio “Il paese del Sole” (1965) Pascali si serve anche delle fotografie che lui stesso scatta a Napoli nel 1965 con la sua Linhof a monorotaia, fotografie apprezzate da Lodolo ed esposte in mostra insieme alla macchina fotografica. Ad affiancare Sandro Lodolo e Pino Pascali alla Lodolofilm ci sono Giuliano Cappuzzo e, soprattutto, Niso Ramponi in arte Kremos. Nel percorso espositivo le tavole grafiche di Pascali e di Kremos si alternano continuamente senza evidenziare grosse differenze stilistiche: in quegli anni i due artisti remano nella stessa direzione e inventano uno stile pubblicitario divertente, efficace e accattivante, nuovo per l’epoca e destinato a fare scuola. Negli stessi anni Pascali lavora come aiuto-scenografo di Carlo Cesarini da Senigallia in Rai per trasmissioni di successo, come Biblioteca di Studio Uno (1964). Per il programma, accompagnato dalle musiche del Quartetto Cetra, Pascali realizza le scenografie, i cui disegni sono esposti in mostra, di fiction musicali quali Il Conte di Montecristo, La Primula Rossa, La storia di Rossella O’Hara, I tre Moschettieri ecc.
Nella mostra Pino Pascali. Dal 1956 ad oggi occupa un posto rilevante la tematica delle armi, la cui sezione è intitolata “Intanto noi armiamoci”. I disegni delle armi esposti, così come le sculture non presenti e realizzate da Pascali a partire dal 1965 assemblando diversi materiali, mostrano il chiaro intento ludico dell’artista (che richiama i suoi giochi infantili) di simulare le armi, sottraendole alla loro funzione originaria e conducendo il visitatore alla riflessione. Pino Pascali. Dal 1956 ad oggi mostra inoltre documenti riguardanti le mostre personali di Pascali alla Galleria La Tartaruga di Roma (1965) e alla Galleria Jolas di Parigi (1967); la mostra si conclude nell’ultima sala con i Cinque bachi da setola e un bozzolo (1968): scovoli di setole acriliche su struttura metallica che simulano (anche attraverso un gioco di parole) dei bachi da seta, segnando il passaggio dal naturale all’artificiale. Il progetto espositivo Pino Pascali. Dal 1956 ad oggi della Fondazione Pino Pascali si amplierà nel corso del tempo, al fine di restituire la biografia critica e artistica di Pino Pascali, uno dei più importanti artisti italiani del Novecento.
Pino Pascali. Dal 1956 ad oggi
19 ottobre 2025 – 31 dicembre 2026
Fondazione Pino Pascali, Polignano a Mare
Cover: Pino Pascali Motociclista, 1963 Matita e china su carta Collezione Fondazione Pino Pascali


