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Nel 1897 Stephane Mallarmé compose Un coup de dés jamais n’abolira le hasard, esperimento poetico che affrancava i versi dai condizionamenti della narrazione lirica, giungendo a una forma rarefatta che restituiva maggior pregnanza alla parola, anche in virtù della disposizione spaziale nella pagina e del libero recupero dell’impianto del calligramma. Il poema ebbe grande eco sia in ambito letterario sia artistico, diventando un riferimento dell’avanguardia e uno stimolo per elaborazioni visive di successive generazioni di artisti, fino ai giorni nostri. Ed è sulla rilettura e riscrittura del testo mallarmeano che verte la personale Exposition littéraire autour de Mallarmé di Michalis Pichler, a cura di Kunstverein Milano.
Artista eclettico, architetto, editore e poeta, Pichler lavora intorno al poema e alle sue riprese, operando un’appropriazione creativa che diventa allo stesso tempo un’esegesi critica del testo e delle sue interpretazioni. Come afferma Pichler: «Se un libro parafrasa un predecessore storico o contemporaneo specifico nel titolo, nello stile e/o contenuto, questa tecnica è ciò che chiamerei un “greatest hit”». Analogamente a quanto accade con le cover musicali, l’appropriazione – nell’ampio ventaglio che va dalla diretta citazione all’elaborazione più complessa – è pratica ricorrente e caratteristica della produzione culturale attuale che utilizza la tradizione come materia prima e repertorio non solo stilistico – come accadeva in epoche passate – ma marcatamente concettuale, e riscrive il riferimento ridefinendolo in prospettiva storica, contestualizzandolo in una catena di relazioni con altre produzioni. Una modalità operativa complessa, utilizzata da Pichler nelle forme della reinvenzione e del commento in suoi precedenti progetti quali, tra gli altri, The Ego and Its Own di Max Stirner o ancora in Some More Sonnet(s) che raccoglie le varianti di un poema di Dante Gabriele Rossetti. Si tratta di opere che recuperano il concetto di détournement caro alle avanguardie, utile strumento di sovversione creativa del senso e della conseguente apertura a molteplici livelli d’interpretazione rintracciabili nel testo, in contrasto con la “sacralizzazione” e il conformismo culturale.
In quest’ottica si colloca questa Exposition littéraire autour de Mallarmé che parte dal testo del poeta francese e dalla “riscrizione” fattane da Marcel Broodthaers, che ne realizzò una versione sostituendo ai versi delle strisce nere, mantenendo l’impostazione tipografica. Allo stesso modo Pichler realizza la sua, ritagliando i versi dalle pagine: ne risulta Un coup de dés jamais n’abolira le hasard. (MUSIQUE), un manoscritto impossibile, che diventa una partitura per piano meccanico che dà presenza sonora al testo assente. Assenza che Pichler declina anche nell’installazione Un coup de dés jamais n’abolira le hasard, (SCULPTURE) in cui le pagine del poema con i versi mancanti, realizzate in vetro, sono installate in successione spaziale riportando il ritmo del testo nella dimensione ambientale e visiva, in un’alternanza di trasparenze e ombre proiettate.
L’indagine di Pichler non dimentica la prospettiva storica della “greatest hit” mallarmeana: è il progetto di una biblioteca in costruzione che raccoglie pubblicazioni omonime, dalle riletture d’artista tra cui quelle di Charles Baudelaire, Mel Bochner, Marcel Broodthaers, Ulises Carrion, Katsushika Hokusai, Stéphane Mallarmé, Ed Ruscha, Seth Siegelaub, ai fumetti e ai libri per bambini, che in mostra sono raccolti in un angolo dedicato alla consulazione.
E ancora sul concetto di “greatest hit” Pichler presenta Une Seconde d’Éternité, d’après un idée de Charles Baudelaire e Marcel Broodthaers. Qui è la firma dell’artista a essere oggetto della riflessione, nell’omaggio-rifacimento del corto d’animazione che Broodthaers girò tracciando le proprie inziali MB. Il film, della durata di un minuto girato in 35 mm, viene ripreso da Pichler in 8 mm, lasciandone invariata la durata: il cambio di formato lo restituisce “tagliato” dell’ultima parte, per cui la traccia disegna solo MP, che sono anche le inziali di Pichler. Il film esemplarmente e ironicamente illustra le parole di Broodthaers stesso: «A me sembra che la firma di un autore, sia esso artista, cineasta o poeta, sia l’inizio di un sistema di bugie che tutti i poeti, tutti gli artisti tentano di instaurare per difendere se stessi, non so esattamente contro che cosa». L’appropriazione qui diventa nuova identità, resa possibile dal piccolo scarto che colloca l’opera nel presente, rivelando, al tempo stesso, la complessità e l’ambiguità intrinseca nel concetto di autorialità. Con Exposition littéraire autour de Mallarmé Pichler ci pone con ironia, intelligenza e leggerezza, questioni importanti sulla pratica del fare arte oggi.
Associazione Culturale Il Lazzaretto
Mostra visitabile fino al 28.01.2017