Testo di Leonardo Ostuni —
“Bisogna ritrovare le ragioni per riguardare le cose da un punto di vista formale, ritrovare il significato delle cose, ricominciare a guardare le cose”
Giorgio Morandi pronunciò queste parole durante un’intervista rilasciata per The Voice of America nel 1957. Il concetto è stato pienamente ripreso dall’artista e poetessa tarantina Paola Mancinelli (Taranto, 1974) in occasione della sua mostra personale Pura forma con limite – che apre il ciclo L’immaginario della scrittura, a cura di Lorenzo Madaro – ospitata presso Area Domus Arredamenti di Martina Franca. Nell’opera Interno Morandi Mancinelli assembla due ritagli di giornale, uno contenente la riproduzione di una natura morta di Giorgio Morandi datata 1951, l’altro proprio la suddetta frase dell’artista. A completare la didascalia dell’opera (tutte redatte dall’artista) un bellissimo e significativo verso di Mancinelli: “Una cosa non è mai un oggetto”.
Pura forma con limite invita a guardare con occhi nuovi le relazioni tra immagine e testo. L’artista padroneggia entrambe le forme, essendo – come scrive Lorenzo Madaro – “un archeologa, osservatrice scrupolosa” delle immagini, ma anche una brillante poetessa. Le opere sono realizzate con tecniche differenti (collage, installazioni, assemblaggi) e si trovano sparse al piano terra del loft design di Martina Franca, a contatto diretto con gli oggetti di arredamento presenti nel locale. Si nota subito la complessità che contraddistingue i lavori in mostra, che richiedono una visita piuttosto ravvicinata per poter cogliere e apprezzare il minuzioso lavoro compiuto dall’artista.
È il dettaglio il punto di partenza per quasi tutte le opere: l’artista lo definisce “brandello di splendore”, ma allo stesso tempo anche “risultato di uno strappo”.
A questo punto si rivela necessaria l’operazione di assemblare questi dettagli, ritagliati da opere d’arte o da testi letterari (Pavese, Schiller e altri). Mancinelli insiste molto sul concetto di limite (presente nel titolo della mostra), inteso anche come confine interpretativo. Queste creazioni d’insieme ci conducono oltre il significato attribuibile alla singola opera, generando nuove ipotesi e sguardi interpretativi.
In Dell’infinito questo umano ci pervade l’artista gioca in maniera singolare con opere d’arte distanti temporalmente, ritagliate da giornali; nel varco creato dall’opera Spazio di luce (2008) di Giuseppe Penone, l’artista inserisce busti classici, in una metaforica ricerca di bellezza. In Poetry, she said / Virginia’s speech Mancinelli instaura un interessante confronto interdisciplinare: ad alcuni frame raffiguranti Tilda Swinton nel film Orlando (datato 1992 e tratto dall’omonimo romanzo di Virginia Woolf) sono accostate fotografie di Francesca Woodman, in un’unica tensione artistica tutta al femminile.
Alcune opere spiccano per la loro dimensione concettuale: è il caso di My art beats for you (stampa a carattere tipografico su carta cotone), attraverso la quale l’artista ribadisce l’importanza che per lei riveste l’aspetto comunicativo, ma anche di La meccanica del segno. Quest’ultima è una macchina underwood 330 con un foglio già stampato, contenente un’emblematica poesia di Francesca Mancinelli sulla contrapposizione tra la meccanicità dello scrivere e la libertà del pensiero.
Cronostasi è probabilmente la chiusura del “cerchio” espositivo: un’installazione video di 50 secondi in cui scorrono parole ogni cinque ticchettii di orologio. Una delle scritte, quella “pausa” che è propria della poesia, è un chiaro invito da parte dell’artista a fermarsi un attimo per “riprendersi il proprio tempo” e per ripensare sé stessi.
Pura forma con limite di Paola Mancinelli
10 luglio – 30 settembre 2021
A cura di Lorenzo Madaro
Area Domus Arredamenti, Martina Franca