Capita di imbattersi in mostre prive di saggi o testi critici. Risulta del tutto insolito, invece, visitare una mostra che non presenti nemmeno un comunicato stampa – per quanto mi riguarda, si è trattato della prima volta. Eppure, nell’osservare le opere che compongono Out non ci si sente per nulla soli: al contrario, la sensazione è quella di ritrovarsi davanti a un qualcosa di estremamente vitale, energetico e, in qualche modo, molto vicino.
Come per tutte le altre mostre organizzate da Progetto, anche per quella che risulta essere la prima personale dedicata a un’artista statunitense – Bri Williams vive e lavora a Los Angeles – i lavori sono stati concepiti appositamente per lo spazio che li ospita. Già dall’esterno si registra, però, una novità rispetto agli appuntamenti precedenti: come sottolinea Jamie Sneider, artista e direttrice della realtà salentina – anche lei americana, attiva a Brooklyn – Williams ha chiesto espressamente “che le finestre dello spazio rimanessero chiuse durante il periodo di mostra”. Dettaglio irrilevante, si potrebbe pensare in un primo momento, ma che svelerebbe, in realtà, molto del significato attribuito all’intero progetto – del cui titolo ne contraddirebbe soltanto all’apparenza il valore semantico.
Difatti, Out si fonda su una continua corrispondenza tra le dimensioni complementari e antitetiche del dentro e fuori, del singolo e collettivo, del particolare e universale. L’invito dell’artista sembrerebbe quello di guardare attentamente a ciò che ci circonda, a ciò che è stato e che non è mai passato, e a quello che ci ha portati fin qui, senza dimenticare, però, la dimensione interiore, l’essenza che ci caratterizza nell’eterogeneità dell’esistenza naturale: un invito che, pertanto – e per forza di cose – si traduce in un’oscillazione perpetua tra i termini di cui dicevamo prima.
Così, le riflessioni di Williams partono inevitabilmente dal confronto con l’identità del territorio in cui nascono, perfetta combinazione di sacro e profano, magico e religioso, storia e leggenda, il tutto filtrato, naturalmente, dalla sensibilità e dall’esperienza personali.
L’esplorazione del Salento – “sud del sud dei Santi”, come lo definiva Carmelo Bene – coincide, dunque, con l’evocare figure storiche dal carattere sacro, le quali hanno dovuto affrontare prove talmente dolorose da risultare quasi mitiche: opere come Saint Agatha (2021) e Saint Apollonia (2021) testimoniano, infatti, della tenacia di resistere a torture atroci, facendo valere le proprie convinzioni anche a costo della vita. Lo stesso si potrebbe dire anche di Catalyst (2021), maschera bronzea realizzata grazie all’aiuto di maestranze locali – precisamente di Gagliano del Capo (LE) – la quale ci ricorda cosa volesse dire essere donna durante il Medioevo: un monito per il presente, considerando quel che accade ancora oggi, seppur in forme diverse.
Nonostante gli universi del sacro e del femminile rappresentino il fulcro delle riflessioni di Out – il primo contraddistinto emblematicamente da atmosfere dorate, il secondo da toni bianchi – l’intento dell’artista non è quello di celebrarli o divinizzarli, quanto di riportarli, piuttosto, a una dimensione a noi più vicina: per tale motivo, forse, Williams sceglie le chiavi della storia e del corpo per tentare di accedervi. Lavori come Relief (2021), Pathology (2021), Ear Drum (2021), Limb (2021) e Make (2020), pur testimoniando il passaggio di presenze universali e ancestrali, costituiscono tracce di corpi reali e tangibili, risparmiati dalla rigidità del tempo grazie alle proprietà del sapone e della resina. Lo stesso vale per Untitled (bird) (2021), Seven (2021) e Wake (2021), i quali riconducono il concetto di sacro alle componenti umane e terrene della carne – il carillon che accompagna la mostra, parte integrante di Wake, ne costituisce una prova – senza dimenticare, tuttavia, la spiritualità cui tale concetto comunque appartiene – l’oro che ne contraddistingue l’atmosfera.
Se è vero che l’assenza di un comunicato stampa incentiva una maggiore libertà d’interpretazione, è anche vero che quest’ultima difficilmente potrebbe prescindere dal calore energetico emanato da Out, diretta espressione di un qualcosa di tanto dolce – come la melodia che le fa da sottofondo – quanto di tremendamente amaro – To Be Female Is To Die (2021) è l’opera che chiude la mostra.
Bri Williams – Out
Fino al 31 maggio 2022
Progetto, Lecce, via Idomeneo 72