L’orecchio di Dioniso | Galleria Raffaella Cortese, Milano

Un momento di pausa e riflessione: le tre reazioni di Miroslaw Balka, Simone Forti e Marcello Maloberti
30 Luglio 2020
L’orecchio di Dionisio – Marcello Maloberti – Courtesy Galleria Raffaella Cortese, Milano 2020

Nulla da vedere, solo da ascoltare. L’orecchio di Dioniso nasce dalle riflessioni fatte da Marcello Maloberti e Raffaella Cortese sull’esperienza del lockdown e, in particolare, sull’inflazione di immagini che hanno scandito la forzata reclusione dovuta all’emergenza: un flusso incessante e caotico che nell’accelerata proliferazione esponenziale ha appiattito la nostra capacità di comprendere, valutare, immaginare e di stupirci di fronte al dato visivo. Quindi, dopo la babelica eccedenza si impone un momento di pausa e di sospensione per recuperare il senso del vedere, la sua potenza, la sua meraviglia.
Un atto necessario per l’artista e un’iniziativa controcorrente: una prova per sottrazione volta a verificare qual è lo spazio dell’arte, la sua ragione, nell’era dell’eccesso  mediatico. La riflessione ha bisogno di tempo, di stasi, di uno spazio sgombro, quindi una mostra dove non si vede ma si ascolta anche se i suoni – e le parole – non sono fini a se stessi ma strettamente  e imprescindibilmente legati al dato visivo.

Tre artisti della galleria, tre spazi, tre lavori che affrontano questa sfida con punti di vista diversi ma tangenti. Simone Forti presenta un lavoro del 1967 Face Tunes: un flauto a coulisse traduce i profili di sette volti ritratti. Corrispondenza univoca tra segno e suono, come recto e verso: la melodia si dipana avvolgendo il visitatore immerso in un ambiente buio – la caverna di Dioniso – rendendo, a ogni ripetizione, più comprensibile l’invisibile percorso segnico che la determina.

L’orecchio di Dionisio – Miroslaw Balka – Courtesy Galleria Raffaella Cortese, Milano 2020

Miroslaw Balka invece presenta una scultura sonora: 61x59x31/Sereno è nasconde un amplificatore  al suo interno: oggetto funzionale di cui sappiamo le dimensioni, collocato in alto in un angolo dello spazio espositivo, si sottrae alla vista e al suo stato di opera d’arte, per farsi fonte sonora che diffonde a intervalli regolari il ritornello dell’omonima celebre canzone di Drupi degli anni settanta. Un ricordo personale dell’artista che, isolato e ripetuto, eccheggia nella sala vuota come un mantra per una meditazione sull’attualità.

Marcello Maloberti ripropone Cicerone  (2018), la registrazione di un’azione realizzata in occasione della sua quarta personale in galleria nel 2018: è presente solo la voce da Roberto Carozzi, guida dell’Oratorio Suardi di Trescore Balneario, che descrive dettagliatamente gli affreschi di Lorenzo Lotto. Le pareti bianche e vuote della sala diventano schermi dove proiettare mentalmente le immagini evocate: la narrazione “cieca” offre l’occasione per riflettere sul mistero e sulla verità dello sguardo che, come recita la guida, ci mette in guardia: ciò che vediamo può nascondere un inganno e bisogna invece cercare di capire e comprendere con l’occhio di Saturno, perché l’arte non è solo immagine ma modo per dare visibilità all’invisibile.

Simone Forti, Face Tunes , 1974 – Courtesy of the Artist and Galleria Raffaella Cortese, Milan
L’orecchio di Dionisio – Simone Forti – Courtesy Galleria Raffaella Cortese, Milano 2020
L’orecchio di Dionisio – Simone Forti – Courtesy Galleria Raffaella Cortese, Milano 2020
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