ATP DIARY

Contemporaneo e promozione culturale. Il nuovo corso dei Musei Comunali di Spoleto

La rete dei Musei Comunali di Spoleto diventa un grande polo di promozione culturale con un insieme di progetti inaugurati a giugno e in corso fino a ottobre; alla guida, Saverio Verini, neo Direttore, con un’esperienza pluriennale nel coordinamento curatoriale...

Flavio Favelli Ferro di Confine 2023 Assemblaggio di grate trovate e dipinte | Found and painted grates assemblage 386 x 278 x 446 cm – Photo credits: Stefano Bonilli, EMAKI.
Flavio Favelli Nuova Mixage 2020-2023 Composizione di 20 bottiglie senza etichetta | Varie dimensioni | Photo credits: Stefano Bonilli, EMAKI.

La rete dei Musei Comunali di Spoleto diventa un grande polo di promozione culturale con un insieme di progetti inaugurati a giugno e in corso fino a ottobre; alla guida, Saverio Verini, neo Direttore, con un’esperienza pluriennale nel coordinamento curatoriale e nella realizzazione di mostre e progetti editoriali. L’evento inaugurale della rete museale di Spoleto ha già posto un accento sull’ambiziosità degli intenti gestionali: attenzione spiccata per il contemporaneo  – privilegiando anche gli attori più giovani di un sistema che Verini conosce particolarmente bene  – e promozione territoriale attraverso la creazione di un sistema rodato di interconnessione tra spazi ed eredità del territorio stesso. Il vasto programma, con mostre e installazioni disseminate tra Palazzo Collicola, la Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, il Museo del Tessuto e del Costume e la Casa Romana, ha dato prova di grande sensibilità coinvolgendo all’interno dei vari spazi alcuni dei nomi più interessanti della scena artistica contemporanea: tra gli altri, Adelaide Cioni, Paolo Icaro, Flavio Favelli, Alice Paltrinieri,  Francesco Bendini, Paolo Bufalini, Lucia Cantò, Giovanni de Cataldo, Binta Diaw, Bekhbaatar Enkhtur, Roberta Folliero, Jacopo Martinotti, Lulù Nuti, Giulia Poppi, Davide Sgambaro.

Con Intervallo il Piano Nobile di Palazzo Collicola viene riscritto dalle opere di Flavio Favelli attraverso un’ampia serie di lavori realizzati a partire da materiali di reimpiego, oggetti trovati, suppellettili, elementi decorativi: tutti questi elementi concorrono a ricreare una galassia di oggetti che collidono con gli spazi del piano nobile, quasi a demistificare, al contempo, ricollocandosi come degno contraltare di uno spazio abitato dalle memorie del passato. Cosa rimane del rapporto tra oggetto e memoria? I grandi cancelli arrugginiti, le luminarie dismesse, le ceramiche rincollate a formare un vaso in frantumi e maldestramente ricomposto, una cineseria posticcia e tutt’altro che rincuorante che fa il verso agli oggetti di pregio del museo, rappresentano al contempo la testimonianza di una memoria passata, un’identità, le tensioni tra lo spazio privato della casa e quello pubblico della strada. Questi oggetti silenti guadagnano una loro straniante monumentalità: essi si impossessano dello spazio, quasi a gonfiarne le pareti, con sconfinamenti continui, immersi in una semi-oscurità che, avvolgendoli, è in grado di renderli simili a una quinta scenica. Nel Salone d’onore Luminaria Essay (2012-2023), l’installazione che apre il percorso della mostra, si confronta con la scala monumentale degli ambienti sottendendo alcuni topoi ricorrenti nella ricerca di Favelli: il rapporto tra nobiltà e decadenza, tra sostanza e apparenza, l’assemblaggio di elementi trovati, la fascinazione per i motivi decorativi e ornamentali, la presentazione di oggetti familiari sotto forma di corpi stranianti, la relazione tra il contesto privato domestico e lo spazio pubblico. Luminaria Essay, nella sua essenza scheletrica e fantasmatica di qualcosa che un tempo è stato e non è più,sottende una visione globale dello spazio, indagato nelle sue infinite variabili ambientali alla stregua di Ferro di confine (2023), architettura effimera composta da grate per finestre di diverse provenienze ed epoche. 

Jacopo Martinotti Narciso 2023 Grafite, carta, dimensioni ambiente | Graphite, paper, environmental dimensions Courtesy: l’artista | the artist Photo credits: Stefano Bonilli, EMAKI.
Francesco Bendini Nani da esposizione 2023 Sculture in cemento, 33 x 15 x 15 cm ognuna | Concrete sculptures, 33 x 15 x 15 cm each Courtesy: l’artista | the artist Photo credits: Stefano Bonilli, EMAKI.
Roberta Folliero Battaglia di cuscini 2020 Bracci meccanici, cuscini, dimensioni variabili | Mechanical arms, pillows, variable dimensions Courtesy: l’artista e RUFA – Rome University of Fine Arts | the artist and RUFA – Rome University of Fine Artshoto credits: Stefano Bonilli, EMAKI.

È in questo dialogo, ricercato e impossibile, che si situa anche Intervallo (2023), ultimo atto della mostra, recante all’interno di una teca 16 cartoline d’epoca della cattedrale di Spoleto, frutto di un intervento a collage che vede la torre campanaria della Cattedrale accostata alle facciate di altre chiese umbre; qui Favelli avvicina due piani, a creare un’interferenza netta: da un lato, un immaginario legato alla cultura popolare  – non è un caso che il titolo dell’opera, nonché titolo dell’intera mostra, faccia riferimento a una nota trasmissione RAI in cui le immagini da cartolina di piazze e monumenti delle città italiane venivano mostrate in sequenza, accompagnate da brani di musica classica – dall’altro, lo slittamento di senso, provocato da interventi minimi, e inaspettati, a ricreare un’atmosfera sprezzante che domina incontrastata lungo tutto il percorso. 

Nel 1962 Giovanni Carandente – a cui si deve l’istituzione della Galleria d’Arte Moderna e della Biblioteca ospitate a Palazzo Collicola  – idea e cura per il Festival dei Due Mondi la rassegna Sculture nella città. Spoleto 1962: vengono coinvolti 53 tra i più noti scultori del XX secolo, per un totale di 104 sculture, tra cui alcune inedite, disseminate nel centro cittadino e poste a confronto con le architetture antiche. Ben consapevole di questa eredità storica, La sostanza agitata, la collettiva curata da Verini al piano terra di Palazzo Collicola propone le opere di undici artisti under 35  – Francesco Bendini, Paolo Bufalini, Lucia Cantò, Giovanni de Cataldo, Binta Diaw, Bekhbaatar Enkhtur, Roberta Folliero, Jacopo Martinotti, Lulù Nuti, Giulia Poppi, Davide Sgambaro – accomunati da un interesse non episodico verso la dimensione installativa e plastica, o più in generale, da un’attenzione alla relazione ambientale tra opera e spazio. Nell’impossibilità di rinchiudere all’interno di una categorizzazione predefinita le ricerche degli artisti coinvolti, il titolo scelto ne amplifica l’attitudine sperimentale, attraverso un’indagine puntuale di alcune delle categorie predilette dal medium installativo-scultoreo: la relazione con lo spazio, appunto, ma anche la crasi generata da alcuni temi ricorrenti, tra cui la monumentalità, l’aggettivazione della sostanza materica, l’utilizzo di oggetti trovati, l’assemblaggio, la dicotomia tra stasi e movimento.
Conclude il percorso espositivo di Palazzo Collicola la mostra Pittura preziosa. Dipinti su pietra, rame e vetro, a cura di Michele Drascek, Duccio K. Marignoli, Simonetta Prosperi Valenti Rodinò. La mostra presenta oltre quaranta opere, perlopiù inedite, provenienti dalle collezioni della Fondazione Marignoli di Montecorona di Spoleto e dell’antica famiglia Valenti di Trevi, alle quali si è aggiunto un prezioso alabastro generosamente concesso dalla Fondazione Camillo Caetani di Roma. 
Proseguendo all’esterno, negli spazi della Casa Romana  – una domus datata al I secolo d.C. che ancora conserva gli splendidi pavimenti musivi dell’epoca  – Alice Paltrinieri (Roma, 1987) con DreamHouse, progetto a cura di Ludovico Pratesi e Marco Bassan, sonorizza l’intero ambiente confrontandosi con la sua funzione di spazio abitativo e luogo domestico. L’installazione si basa infatti sul racconto di sogni – incentrati sul tema della casa come deposito di storie e memorie – da parte di persone intervistate, e dell’artista stessa; il fattore inconscio diventa così per Paltrinieri un vettore di storie e presenze fantasmatiche, un deposito di narrazioni in cui ritrovare un nuovo respiro, anche in relazione al confronto con le vestigia rimosse della nostra identità passata. 

Bekhbaatar Enkhtur Tigre 2023 Cera d’api, dimensioni ambiente | Beeswax, environmental dimensions Courtesy: l’artista | the artist hoto credits: Stefano Bonilli, EMAKI.
Binta Diaw Reeni Yakar – les racines de l’espoir 2022 Capelli sintetici, fili metallici, terriccio, dimensioni ambiente | Courtesy: l’artista e Prometeo Gallery Ida Pisani, Milano – Lucca | the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milano – Lucca hoto credits: Stefano Bonilli, EMAKI.

Al Museo del Tessuto e del Costume  – riaperto dopo oltre quattro anni di chiusura  – Adelaide Cioni (Bologna, 1976) è presente con l’installazione Teatrinotre costumi realizzati in occasione della sua mostra personale presso Mimosa House (Ab Obo / On Patterns, 2023), posti qui all’interno di teche in legno realizzate con la collaborazione dell’artigiano spoletino Leonardo Scaramucci.  In Teatrino, l’elemento decorativo e la ripetizione del pattern attraverso il rosso, il blu e il nero, contraddistinguono una ricerca sulla pittura e sulla sua spazializzazione, anche attraverso il corpo. I costumi di Teatrino, se indossati, generano corpi vibratili in grado di permeare lo spazio e di abitarlo, allo stesso modo in cui, all’interno delle strutture in legno, occupano la loro posizione, quasi fossero percepiti al di qua di uno schermo traslucido. 

Con Il Soffio del Gatto, il progetto di Giulia Mangoni, in collaborazione con gli operatori di Int.Geo.Mod. e Hyla, il programma di iniziative della rete dei musei si estende al Museo delle Scienze e del Territorio e il Museo delle Miniere; a seguito della realizzazione di dipinti e di sculture ispirate al fondo del Museo, Mangoni ha condotto un laboratorio di disegno dal vero, finalizzato all’osservazione del paesaggio e della natura: onirismo, poesia e suggestioni del paesaggio si mescolano tra loro per entrare in rapporto con il Museo e le sue collezioni. Il dialogo contestuale con gli ambienti ospitanti e lo spazio, nel rispetto delle preesistenze e dei contenuti  – patrimonio materiale, opere d’arte antica, collezioni storiche, patrimonio archeologico  – costituiscono perciò una costante, evidenziando da subito le potenzialità di una pacifica integrazione tra le eredità del passato e le tensioni del contemporaneo. Allo stesso modo, l’interesse ad avvicinare un luogo come il Museo delle Miniere alla città  – interesse visibile nel progetto Insieme Miniera per il quale il fotografo Serafino Amato (Roma, 1958) ha realizzato una serie di scatti tradotti in manifesti di affissione disseminati nella città – testimonia della volontà di restituire il potenziale di un luogo, caratterizzandolo come spazio di aggregazione e incontro tra generazioni diverse.

Con Anacronismo Paolo Icaro fa rivivere gli spazi della Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo – una piccola costruzione ad aula unica, di età romanica, realizzata con pietre conce e materiale di spoglio di epoca romana – attraverso un’installazione straordinariamente suggestiva nel suo approccio minimale e integrato; una percezione sacrale è quella che contraddistingue il dialogo con le architetture medievali, attraverso una serie di lastre di vetro specchiante, collocate sopra piccoli rialzi, in grado di riflettere persino i luoghi interdetti al visitatore, ribaltandone il punto di vista. Ed è probabilmente sotto il segno rinnovato di un nuovo sguardo e di una nuova sensibilità verso il patrimonio storico-artistico locale che si colloca la direzione dei Musei Comunali di Spoleto, ponendo un accento di importanza verso un territorio, quello umbro, molto permeabile alla presenza del contemporaneo  – basti pensare, tra le altre, a un’iniziativa epocale come quella di Lo Spazio dell’Immagine a Foligno nel 1967 e alla nascita di centri di ricerca e spazi espositivi che hanno fatto la storia della storia dell’arte tra gli anni Sessanta e Settanta.  

Giulia Mangoni I Pesci del Trasimeno 2023 Mostra temporanea al Bosco sacro, Monteluco Acrilico su canapa e cotone | 136 x 69 cm – Photo credits Stefano Bonilli, EMAKI.
Paolo Icaro, Anacronismo, 2023 sabbia, vetro specchiante | Dimensioni ambiente | Photo credits: Stefano Bonilli, EMAKI.
Paolo Icaro, Anacronismo, 2023 sabbia, vetro specchiante | Dimensioni ambiente | Photo credits: Stefano Bonilli, EMAKI.