Binidittu è il progetto inedito di Nicola Lo Calzo (Torino, 1979) visitabile fino al prossimo 18 luglio presso la Project Room di Camera. Il progetto in mostra si sviluppa attorno alla figura di Benedetto Manasseri (San Fratello, 1524 ca – Palermo 1589), un frate eremita siciliano, nato in una famiglia di schiavi africani in provincia di Messina, in un tempo in cui in Sicilia vi erano piantagioni di canna da zucchero. Binidittu ripercorre la storia del santo – dall’affrancamento dalla schiavitù alla morte, dall’utopia post razzista alla beatificazione – sia attraverso fotografie di Lo Calzo sia per mezzo di materiale d’archivio. La mostra, curata da Giangavino Pazzola, è accompagnata da un volume che contiene anche testi di Igiaba Scego, Doudou Diène e Alagie Jincang.
San Benedetto il Moro, patrono di Palermo, canonizzato nel 1807, è conosciuto anche come San Mniritu, San Benedetto da San Filadelfio, San Benedetto da San Fratello, São Benedito, o Mouro, Benedito de Palermo, Santo Preto, São Benedito, San Benito de Palermo, San Benito el Negro, Benoît l’Africain, Saint Benoît le More, Saint Benedict the Moor e Benedict of Palermo. È venerato in Sicilia, Sardegna, Spagna e America del Sud. Lo Calzo ha incontrato la figura di Benedetto a Bogotà, dove stava per iniziare una ricerca sulla memoria dei palenques, le comunità di schiavi fuggitivi costituite ai margini del mondo coloniale. Secondo la storica Giovanna Fiume, «la storia di Benedetto e della sua canonizzazione si inscrive altresì nella lotta che contrappone nel Mediterraneo tra XVII e XVIII secolo la croce e la mezzaluna e che ha nella guerra di corsa una manifestazione vistosa e nella schiavitù il suo esito più diffuso. La “santità nera” rappresenta perciò la risposta occidentale al fenomeno dei rinnegati cristiani che abbracciano la fede musulmana».
Lo Calzo in Binidittu scrive: “Benedetto è un ideale di santità nera destinato all’evangelizzazione e alla conversione degli schiavi africani e, allo stesso tempo, un modello di riscatto per le comunità nere in America latina”, che se ne riappropriano attraverso le irmandades, confraternite di schiavi neri o liberti. Nel contesto Europeo nel XVIII secolo l’iconografia del Santo viene “sbiancata” e allineata alle aspettative dell’ideologia razziale scientifica.
Nelle immagini di Lo Calzo la storia di San Benedetto è portata in un presente che ha rimosso la memoria della schiavitù, in cui il santo è simbolo di pace sociale in luoghi di accoglienza e sfruttamento del lavoro dei migranti e dove il cristianesimo, ancora una volta, mostra le sue contraddizioni.
Esteticamente rimane sospesa la logica del giudizio estetico che separa un soggetto (osservante) da un oggetto (di osservazione) e che è in grado di separare un soggetto (che ha una propria visione “universale”) da un altro soggetto a cui questa “universalizzazione” è negata per discriminazione razziale. La frantumazione dei modelli culturali classici inevitabilmente deve investire una presunta universalità del gusto, fondata su una esclusione razziale. Questo investe, potenzialmente travolge, il medium fotografico, per cui disimparare l’imperialismo è disimparare se stesso.
Nicola Lo Calzo. Binidittu
A cura di Giangavino Pazzola
Camera Project Room, Torino
Fino al 18.07.2021