ATP DIARY

New Art Books to Read #4 – Johan & Levi Editore

New Art Books to Read è la rubrica da sfogliare sotto il sole per scoprire i titoli del momento sul mondo dell’arte e non solo. A consigliarli sette case editrici (Artphilein, Corraini, Humboldt Books, Joahn & Levi, Mousse, Nero editions e Postmedia books) eccellenze del mondo editoriale nazionale e internazionale. Tre o quattro titoli per […]

New Art Books to Read è la rubrica da sfogliare sotto il sole per scoprire i titoli del momento sul mondo dell’arte e non solo. A consigliarli sette case editrici (Artphilein, Corraini, Humboldt Books, Joahn & Levi, Mousse, Nero editions e Postmedia books) eccellenze del mondo editoriale nazionale e internazionale. Tre o quattro titoli per ciascun editore, nuove uscite e titoli che non possono mancare tra gli scaffali, per esplorare il mondo dell’arte e la sua storia, i suoi personaggi, le sue tematiche e le sue tendenze. 

Fondata nel 2005 da Giovanna Forlanelli Rovati, la casa editrice Johan & Levi con sede a Monza, pubblica testi inediti, prime traduzioni e fuori catalogo per raccontare le vite dei grandi maestri dell’arte moderna e contemporanea, per esplorare territori vecchi e nuovi nella storia dell’arte e delle idee, per introdurre ai temi dell’archeologia e delle antichità,

Elio Grazioli — Album. L’arte contemporanea per sovrapposizioni

Italiano – Formato: 16,5 x 24 cm – Pagine: 172 – Anno di pubblicazione: 2022 – ISBN: 978-88-6010-323-9 – € 22,00

 «Ai Flowers ho sovrapposto un autoritratto di Matisse che qui prende in un certo modo la forma di un fiore. Gli autoritratti di Warhol hanno sì per soggetto il suo volto, ma sempre svuotato di ogni psicologia o alterato. È allora più autoritrattistico un suo autoritratto o un suo quadro? Matisse dal canto suo risolve tutto con poche linee: lo sguardo, invece che camuffato o annullato, è reso ancora più penetrante dagli occhiali, mentre testa e orecchio sono “aperti” per far confluire negli occhi tutto quanto viene da fuori, dal mondo, restituendolo poi di rimando».

Copiare le opere d’arte è un esercizio critico che aiuta ad allenare lo sguardo e a dare concretezza al pensiero. Elio Grazioli, da critico e storico dell’arte, lo argomenta nel modo più efficace: mettendolo in pratica. Questo “album” raccoglie infatti oltre cinquanta disegni di suo pugno, schizzi veloci eseguiti con mezzi di fortuna durante il lockdown e realizzati con una modalità del tutto singolare, la sovrapposizione.

Due opere, talvolta tre, riprodotte una sopra l’altra diventano un’immagine nuova, teatro di un gioco d’appigli e rimandi continui i cui protagonisti sono artisti tra loro affini oppure molto diversi, persino dissonanti. A partire da questi amplessi grafici, frutto dell’intuizione, scaturiscono nuove possibilità per interpretare opere e autori fondamentali dell’arte moderna e contemporanea. Ecco allora che l’Urlo silenzioso di Munch d’improvviso ci sembra pervaso dallo stesso inquietante senso di minaccia di una scultura in bilico di Richard Serra, o che lo sguardo di una polinesiana nuda di Gauguin evoca in noi l’ambiguo intreccio di magia, erotismo e morte dell’autoritratto con l’occhio pesto di Nan Goldin, fino a farci pubblico di un serrato testa a testa virtuale tra Warhol e Matisse a proposito del concetto di ripetizione.
Mentre l’occhio e la memoria del lettore sono messi alla prova per riconoscere le opere, l’autore compone una storia dell’arte alternativa fatta di alchimie e cortocircuiti insospettabili, in grado di svelare una dimensione ulteriore della visione e di liberare significati imprevisti.

Elio Grazioli insegna Storia dell’arte contemporanea all’Università e all’Accademia di Belle Arti di Bergamo. Dirige con Marco Belpoliti la collana monografica Riga. È autore di Corpo e figura umana nella fotografia (1998), Ugo Mulas (2010), Arte e pubblicità (2001), La polvere nell’arte (2004), Infrasottile. L’arte contemporanea ai limiti (2018). Con Johan & Levi ha già pubblicato La collezione come forma d’arte (2012) e Duchamp oltre la fotografia. Strategie dell’infrasottile (2017).

Giorgio Soavi — Il quadro che mi manca

Italiano – Formato: 15,5 x 23 cm – Pagine: 320 – Anno di pubblicazione: 2022 – ISBN: 978-88-6010-326-0 – € 24,00

 «Guardavo quelle nature morte sedute nella penombra di un vuoto che mi sta particolarmente a cuore, che mi scalda come se là dentro si stesse dorando la mia razione di pane. È a quel punto che il quadro mi piace. Perché si fa mangiare, masticare lentamente.»

Un’avidità famelica accompagna lo sguardo di Giorgio Soavi nelle sue ricognizioni artistiche. Da spettatore affamato, egli consuma dipinti, disegni e sculture come si può consumare un piatto prelibato, assaporandone a fondo ogni ingrediente. E se accomuna spesso occhio e palato, è perché vede l’arte e i suoi prodotti come un animale vede e divora il cibo di cui ha bisogno per sopravvivere.
Scrittore ma anche collezionista, in questi brevi resoconti pubblicati per la prima volta nel 1986 Soavi ci racconta vita, opere, consuetudini e vezzi degli artisti che ha amato e frequentato. Artisti come Giacometti, de Chirico e Balthus, che egli sorprende nell’intimità del loro ambiente, cogliendo in presa diretta il passaggio dalla vita all’arte e viceversa. Lo fa non da cronista occasionale e men che meno usando il gergo sibillino del critico d’arte, ma da intenditore della materia di cui scrive, proprio perché l’ha a lungo masticata senza esserne mai sazio. L’inventiva e la destrezza del romanziere si ritrovano quando descrive, per esempio, il sentimento di languore e oscenità che trasmettono i fiori di Horst Janssen colti appena un istante prima di avviarsi alla decomposizione.
La stessa empatia la riserva alle minuziose nature morte di Gianfranco Ferroni, ai paesaggi marini e terreni di Piero Guccione, agli erbari floreali di Jean-Pierre Velly, agli amati disegni e acquerelli di Folon,
Tullio Pericoli e Saul Steinberg, alle tele di Domenico Gnoli. Sembra che per Soavi l’unico modo di scrivere di quadri e di artisti sia quello di trattarli alla stregua di seducenti dettagli di una storia da raccontare, componendo pagine fatte di aromi e sapori, cariche di quella genuinità che si riserva ai discorsi fra amici.

Giorgio Soavi (1923-2008) è stato romanziere, poeta e grande appassionato di arti figurative. Occupava un posto di eccellenza nel corteo di intellettuali che aveva attratto intorno a sé Adriano Olivetti, di cui sposò la figlia Lidia e a cui dedicò un romanzo e una biografia. L’esperienza vissuta per trent’anni nell’azienda dell’industriale di Ivrea gli sarebbe rimasta per sempre nel cuore («Invece di camminare, volavamo a una ventina di centimetri dal suolo») e confluì, senza mai smentire la vena autobiografica, anche nella sua personalissimaproduzione di scritti d’arte. Tra le sue numerose monografie: Il mio Giacometti (1966), Picasso & C. (1975), Tenero è il mostro (1977), Il sogno continua (1982), Guardando i quadri dei pittori contemporanei (1991), Con Balthus (2001).

Giulio Iacchetti — Semplici formalità

Italiano – Formato: 16,5 x 24 cm – Pagine: 96 – Anno di pubblicazione: 2022 – ISBN: 978-88-6010-320-8 – € 16,00

 «Progettare è un’attitudine alla sintesi. A questo penso quando mi capita di vedere un panettone mentre cammino per le vie della città: una sfera in cemento raccordata a terra con un cilindro, combinazione formidabile tra un simbolo della pasticceria meneghina e un dissuasore».

Come flora e fauna dei nostri paesaggi domestici e urbani, esistono oggetti che ci sfilano sotto gli occhi ogni giorno: utili e umili, alcuni li troviamo ordinati nello stipetto del bagno o nella dispensa della cucina, altri sul tavolo di lavoro, per le strade oppure in giardino. Sono le “semplici formalità”, radiosi esempi di un design efficace senza compiacimenti stilistici né vanità. E proprio per questo iconici e senza tempo.
Giulio Iacchetti ha scelto trentadue di questi oggetti piacevolmente minimi per rendere loro giustizia e celebrarne la forma. Lo fa attraverso le immagini, con scatti realizzati ad hoc, e attraverso le parole, raccontando le storie e le curiosità che stanno dietro agli scacchi Staunton, all’Arbre Magique, alle pedine del Monopoli o allo stecco del gelato.
Lo sguardo incantato del progettista si combina a quello divertito e brillante del fruitore, così che questi oggetti diventano di volta in volta protagonisti del suo vissuto quotidiano o dei suoi ricordi. Una dichiarazione d’amore e gratitudine a questi compagni familiari e gioiosi che con la loro perfetta semplicità hanno accompagnato nei decenni l’evoluzione delle abitudini di tutti noi.
Con una postfazione di Cino Zucchi.

Giulio Iacchetti è designer, autore e curatore di mostre e libri. Progetta per diverse aziende, tra cui Abet Laminati, Alessi, Bialetti, Coop, Danese Milano, Dnd, Dorelan, Foscarini, Magis, Moleskine. Ha fondato il marchio Internoitaliano. Tra le esposizioni da lui curate, “Cruciale”, “Razione K”, “Mollette da Bucato” e “Created in Italy”. Nel 2009 la Triennale di Milano gli ha dedicato una mostra personale, “Giulio Iacchetti. Oggetti disobbedienti”. Ha vinto due premi Compasso d’Oro adi: per la posata Moscardino (2001) e per i tombini Sfera (2014).