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New Art Books to Read #7 – Postmedia books

New Art Books to Read è la rubrica da sfogliare sotto il sole per scoprire i titoli del momento sul mondo dell’arte e non solo. A consigliarli sette case editrici (Artphilein, Corraini, Humboldt Books, Joahn & Levi, Mousse, Nero editions e Postmedia books) eccellenze del mondo editoriale nazionale e internazionale. A chiudere la rubrica è […]

New Art Books to Read è la rubrica da sfogliare sotto il sole per scoprire i titoli del momento sul mondo dell’arte e non solo. A consigliarli sette case editrici (Artphilein, Corraini, Humboldt Books, Joahn & Levi, Mousse, Nero editions e Postmedia books) eccellenze del mondo editoriale nazionale e internazionale.

A chiudere la rubrica è Postmedia books che ha recentemente festeggiato vent’anni di attività. Fondata nell’ottobre del 2002 a Milano, su impulso di Elena Molinaro e Gianni Romano, Postmedia ha pubblicato titoli sulla diverse sfumature della comunicazione visiva, con collane di arte, architettura, design e fotografia, rendendo disponibili in lingua italiana autori internazionali come Hal Foster, Nicolas Bourriaud, Boris Groys, David Joselit e pubblicando italiani – all’epoca – emergenti quali Teresa Macrì, Roberto Pinto, Raffaella Perna, Domenico Quaranta e tanti altri.

Kamilia Kard — Arte e Social Media. Generatori di sentimenti

Prefazione Valentina Tanni – Italiano – Formato: 19×13,5 cm – Pagine: 206 di cui 77 illustrate – Anno di pubblicazione: 2022 – ISBN 9788874903207 – euro 19

“Tutti costoro, in vario grado, conoscono e praticano l’arte della “vita liquida”: sopportano l’assenza di orientamento, non soffrono di vertigini e sanno adattarsi alle situazioni confuse, alla mancanza di itinerario e di direzione e alla durata indefinita del tragitto. […] Libertà di affetti e revocabilità di impegni sono i precetti che ispirano questo genere di persone, quali che siano i loro impegni e affetti”.
– Zygmunt Bauman

Le nuove forme di comunicazione online, la costante connettività e le pratiche sociali in rete hanno influenzato in maniera radicale il modo in cui viene percepito e rappresentato il corpo, la costruzione e il racconto della soggettività, la percezione e l’espressione dei sentimenti e delle emozioni. Secondo le più recenti prospettive filosofiche, l’individuo contemporaneo manifesta un’identità mutevole e fluida, condizionata dai ritmi frenetici e accelerati della società e della tecnologia (Peter Sloterdijk); e in quanto utente e generatore di dati, costituisce la base e il punto di partenza dell’infrastruttura a “catasta” della società digitalizzata in cui viviamo (Benjamin Bratton). Da acuti osservatori dell’ambiente online, gli artisti sono stati in grado di descrivere, interpretare e rielaborare questo cambiamento, fornendo nuovi linguaggi artistici e nuove estetiche. Ciò nonostante, le indagini dedicate a questa trasformazione sono ancora poche e frammentarie. Generatori di sentimenti. Arte e social media si propone di sanare questa lacuna raccogliendo diverse manifestazioni dell’identità online, spaziando dalla cultura del selfie alla scansione dei corpi, dai video ASMR alle immagini di profilo, dai filtri facciali al cosplay, dalla realtà aumentata alla realtà virtuale alla sfera del gaming. Partendo da un’idea forte di arte come ricerca, Kamilia Kard si avvale di riferimenti a opere contemporanee, di una conoscenza profonda degli strumenti indagati e di differenti metodologie di ricerca – analisi critica, indagine lessicale, studio statistico.

“La rappresentazione del sé è diventata un’abilità da coltivare e raffinare, un tassello che va a completare il quadro della nostra identità complessiva, sia quando l’online e l’offline coincidono, sia quando sono radicalmente, e volutamente, divergenti. L’identità, che non è mai stata del tutto stabile, oggi si è completamente dissolta: il sé online è metamorfico, diffuso, nomade e cangiante. E il corpo, un elemento che sembrava destinato a passare in secondo piano, messo in ombra dalla retorica sul virtuale e sulla dimensione immateriale, svolge invece un ruolo di primissimo piano, come dimostra questa ricerca di Kamilia Kard. Tra avatar, profile pic, selfie, cosplay e filtri di Instagram, il racconto di personalità, emozioni e sentimenti non è mai smaterializzato: passa attraverso volti, corpi, maschere e travestimenti. Usare app come Instagram o TikTok significa scrollare attraverso un flusso infinito di volti, voci e storie…”

– Valentina Tanni
“Aggiorniamo i nostri profili e account social, mettiamo like e reaction, carichiamo foto, tagghiamo, indichiamo la nostra posizione geografica (o lasciamo che sia il nostro dispositivo a farlo automaticamente per noi) condividiamo status, emozioni, pareri e sentimenti nella consapevolezza che tutto questo sarà registrato, archiviato e profilato, con una semplicità sconcertante da immaginare; ciò nonostante, non riusciamo a mettere in discussione o interrompere, neanche per un momento, la nostra esistenza online”.

– Kamilia Kard
Kamilia Kard è nata a Milano. La sua ricerca esplora come l’iperconnettività e le nuove forme di comunicazione online abbiano modificato e influenzato la percezione del corpo umano, della gestualità, dei sentimenti e delle emozioni. È dottoressa in Digital Humanities all’Università di Genova e docente di Comunicazione Multimediale a Milano e Carrara.

Elisa Ceci e Sara Martin – L’amore è finito. Comunicare la cultura sull’amore attraverso cinema e serie tv

Italiano – Formato: 20×14 cm – Pagine: 150 di cui 25 illustrate – Anno di pubblicazione: 2022 – ISBN 9788874903320 – euro 16,90

“La riflessione parte da un vertice di osservazione psicosocioanalitico in cui, raccontando le origini della coppia e della famiglia, si mostra come sia la coppia che la famiglia non siano qualcosa di naturale, ma costrutti sociali in stretta relazione con la cornice storica, politica e culturale in cui si collocano al punto che, attualmente, la sociologia non parla più di famiglia ma di famiglie. Il cinema e le serie televisive, per la specificità dell’identificazione che innescano nello spettatore e per l’esperienza che generano, anche attraverso l’attivazione dei neuroni specchio, sono, qui, uno strumento che ci aiuta rappresentare nuovi scenari familiari e a promuovere una trasformazione culturale dell’immagine di senso comune che si ha della famiglia”.

– Elisa Ceci

L’idea del libro, scritto a quattro mani da una psicoterapeuta e da una docente di cinema e televisione, è che i media audiovisivi possono partecipare a costruire ponti di pensieri nuovi su cui fondare una cultura attuale su alcuni temi, come la coppia e la famiglia, che, se non si trasformano, bloccano l’evoluzione del pensiero sociale e ostacolano il benessere degli individui. L’osservazione delle persone e delle loro relazioni sentimentali e famigliari sotto il loro profilo psicologico nella vita reale, si interseca con l’osservazione della narrazione di quelle relazioni e di quelle persone che – sul grande e sul piccolo schermo – diventano personaggi con cui specchiarsi, dove l’amore nasce, ma anche finisce in molti, infiniti modi. In appendice il saggio di Valentina Migliardi “Il sostegno legale nel percorso giuridico verso la fine della relazione, la separazione e il divorzio”. Questa è la prima ricerca pubblicata nella collana Bubbles. Quaderni del Corso in Comunicazione e Media Contemporanei per le Industrie Creative dell’Università di Parma, a cura di Cristina Casero e Sara Martin.
“Mai come in questo lungo periodo abbiamo vissuto dentro e attraverso gli schermi; il cinema e le serie televisive non hanno soltanto “riempito” il nostro tempo libero, hanno proposto universi e personaggi con cui trovare un dialogo negato nella realtà quotidiana, da cui apprendere modelli familiari e di vita diversi dai nostri. Gli schermi ci hanno alienati, ma sono stati anche una fonte di ispirazione e di elaborazione importante, fin anche necessaria. Questo volume – che dà il via alla collana “Bubbles. Quaderni del Corso di Comunicazione e Media Contemporanei per le Industrie Creative,” ha come interlocutori privilegiati coloro che si muovono e si formano nel complesso sistema delle industrie creative e si muovono sui versanti visivi, performativi e mediali dei sistemi comunicativi contemporanei”.

– Sara Martin

Elisa Ceci è psicologa psicoterapeuta, analista di gruppo, psicosocioanalista. Ha pubblicato per Armando Editore Di madre in figlia (2013) e Il tempo delle donne (2016), e per La Meridiana I pirati e l’amore (2018).
Sara Martin insegna Storia del cinema e Teorie e tecniche della Televisione all’Università di Parma. È autrice di L’abito necessario. Fili trame e costumi nel cinema e nella televisione (Diabasis, 2022).

Eszter Salgó — Spiritualità e femminismo nero nell’arte pubblica di Simone Leigh

Italiano – Formato: nd – Pagine: 144 di cui 27 illustrate – Anno di pubblicazione: 2020 – euro 16,90 – isbn 9788874902514

Qual è il compito dell’arte pubblica: offrire un’esperienza estetica, rinunciando all’attivismo politico o contribuire al benessere sociale e alla rinascita urbanistica? Questo saggio racconta la scultura monumentale di Simone Leigh, Brick House, prima opera esposta sull’High Line, l’ultima attrazione di New York. Salgó ne mostra il potenziale sovversivo nella sfida al “modello occidentale” e getta luce sulle problematiche inerenti. Si tratta davvero di arte provocatoria in uno spazio urbano democratico? Il plinto al centro di questa “piazza” riuscirà (meglio del Quarto Plinto di Londra) a diventare un landmark su cui riscrivere la narrazione ufficiale della nazione? Per rispondere ai quesiti l’autrice usa la storia dell’arte, l’urbanistica, l’antropologia, la filosofia, la teoria dell’architettura, gli studi culturali, le scienze sociali e politiche, la letteratura femminista e la psicoanalisi, cimentandosi in un’analisi spregiudicata di un’opera finora solo lodata.

Simone Leigh è l’artista più importante dell’anno 2020 secondo Cecilia Alemani, curatrice d’arte e direttrice artistica dell’High Line Art di New York, oltre che curatrice della prossima Biennale di Venezia. Si tratta dell’ennesimo incoronamento di un’artista che nel 2018 ha vinto il Premio Hugo Boss (e di conseguenza l’opportunità di una mostra personale al Solomon R. Guggenheim Museum di New York), che è stata selezionata tra gli artisti della Biennale 2019 del Whitney Museum e la cui opera monumentale “Brick House” (oggetto principale del saggio di Eszter Salgó) è stata inaugurata nel giugno 2019 come prima commissione per il nuovo plinto dell’High Line di New York (fino a settembre 2020). Il suo magnum opus era già stato celebrato dl The New York Times prima che fosse pronto e visibile al pubblico: tra le immagini degli eventi più significativi del 2018, il giornale includeva l’immagine dell’artista impegnata nella preparazione della sua scultura.

“La battaglia di Leigh contro gli oracoli del mondo occidentale è percepibile nell’uso del metodo afrocentrico, nell’imporre una presenza femminile in un contesto maschile, nel riportare la dimensione spirituale. (…) Brick House è un simbolo voluto dall’alto (per creare con il Nuovo Colosso una “comunità immaginata” diversa da quella incentivata dall’Amministrazione Trump) che però non genera effervescenza collettiva; il testo mistico (attentamente costruito e intellettualmente complesso) di Leigh non ha creato un mondo mistico”.

– Eszter Salgó